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Felipe: "Inter periodo fantastico. Brozovic già stupiva tutti. De Paul un top, ma attenti al ruolo"

di Daniele Alfieri
Fonte: Gazzetta.it

"Direttore, Felipe vi farebbe comodo. È uno che può giocare anche con la sigaretta in bocca". È il febbraio 2015 e il ds dell'Inter Piero Ausilio sta leggendo con attenzione la lista dei calciatori svincolati. Il telefono squilla, in arrivo c'è una chiamata di Cassano: "Ho visto che avete qualche problema in difesa, posso darti un consiglio? Sono certo che un mio amico vi darebbe una mano". La breve avventura di Felipe Dal Bello a Milano è iniziata così: Fantantonio come sponsor, unito a una combinazione di fattori inaspettati.

"Avevo da poco risolto il mio contratto con il Parma - racconta l'ex difensore a Gazzetta.it - e i nerazzurri avevano gli uomini contati nel reparto arretrato. Caterina, mia moglie, mi suggerì di chiedere una mano ad Antonio, mio compagno nella prima parte della stagione. Fu subito disponibile, mi disse di lasciarlo fare. Ventiquattro ore dopo, il mio procuratore mi comunicò che dovevo trasferirmi a Milano…". Rimasto all’Inter per soli sei mesi, a fine anno Felipe trovò un nuovo accordo con l’Udinese, il club che l’ha lanciato in Serie A e per il quale ancora oggi lavora. Domenica, alle 18, le sue ex squadre si incroceranno in campionato, in una sfida delicatissima per la lotta scudetto: "Un pronostico? È impossibile da fare. Ma per il trionfo finale…".

Sui suoi ricordi in nerazzurro: "È stato un periodo fantastico, in cui ho condiviso lo spogliatoio con giovani promettenti del calibro di Kovacic, Icardi e Shaqiri. In squadra c’erano tanti giocatori di qualità come Hernanes, Guarin, Palacio e Vidic. Nonostante la squadra non abbia chiuso la stagione nel migliore dei modi, entrare a contatto con la realtà, le strutture e lo staff di un top club è stato meraviglio". L’Inter, a quei tempi, si era appena separata dai senatori Zanetti, Cambiasso e Milito, con l’obiettivo di aprire un nuovo ciclo. Oggi sta raccogliendo i frutti di quella rivoluzione? "Assolutamente sì. Quell’anno fu difficile per vari motivi: Mancini era appena arrivato, lo stesso discorso vale per il presidente Thohir. I calciatori, presi singolarmente, avevano tanta qualità, ma per costruire un ciclo serve tempo. Le prime settimane mi sono allenato da solo con Brozovic, che era arrivato a Milano durante il calciomercato invernale. Era palese che sarebbe diventato fortissimo, sul piano fisico stupiva tutti. Sembrava non avvertisse la fatica, in più aveva la personalità di andare sempre a prendersi il pallone. Era questione di tempo: non appena ha imparato ad agire come play, tutti hanno scoperto il suo straordinario valore".

Il match di domenica sarà fondamentale per la scudetto "come tutti quelli mancanti al termine della stagione. Inzaghi e Pioli dovranno provare a vincerle tutte, oggi il calendario sembra ancora favorire l’Inter. Dal trentacinquesimo turno in poi, però, il livello degli avversari conta poco: a fare la differenza sono le motivazioni di chi scende in campo. I nerazzurri dovranno vedersela con Cagliari e Sampdoria, che non hanno ancora raggiunto l’obiettivo-salvezza…". Sebbene la testa sia già rivolta alla gara di Udine, in casa Inter rimane il rimorso per i punti persi a Bologna con la papera di Radu. "Ho visto il gol di Sansone e mi dispiace per quello che è successo; quando sei giovane e commetti certi errori, pesa come un macigno la responsabilità per aver causato una sconfitta. È sbagliato, però, incolpare Inzaghi per come ha gestito i suoi portieri: si tratta di un ruolo molto delicato, Handanovic ha esperienza ed era giusto schierarlo in tutte le competizioni. Dubito che, se Radu fosse stato sempre titolare in Coppa Italia, avrebbe trovato la continuità necessaria per evitare questi inconvenienti. È successo a lui, così come a Meret e addirittura Buffon: può capitare a chiunque. Adesso, bisogna ripartire concentrandosi sul finale di campionato".

Cosa servirà all’Inter per conquistare i tre punti? "Personalità, perché l’Udinese è in grande forma e non ha alcuna intenzione di fermarsi. Guardando i singoli, l’uomo più pericoloso è Deulofeu, che ha i numeri per risolvere in qualsiasi momento la partita. Lo scoglio principale, però, è l’intero gruppo di Cioffi. La società ha voglia di tornare ad alti livelli, per farlo serve una squadra compatta, che lotti su ogni pallone. Il nuovo allenatore ha creato la giusta sinergia e, nel finale di stagione, vuole porre le basi per alzare l’asticella in estate. Inzaghi dovrà gestirla bene a livello caratteriale, che alla fine risulterà il fattore decisivo". Mentre sogna il primo posto, l’Inter ha cominciato a guardarsi intorno in vista del prossimo calciomercato. Nel mirino, c’è il suo ex compagno De Paul. "Rodrigo è un grandissimo, ho giocato con lui durante il suo primo anno in Italia ed è cresciuto in maniera incredibile. Arrivò a Udine come esterno offensivo, poi provarono a schierarlo mezzala: la soluzione non mi convinceva, alla fine ho dovuto ricredermi. Si è calato nel ruolo alla perfezione, sa prendere iniziativa, gli piace essere al centro del gioco. È bravo nell’uno contro uno, la sua carriera dimostra quanto sia forte pure in zona gol. Chi lo acquista fa un affare, ma attenzione: farebbe benissimo al posto di Barella e Calhanoglu, ma da vice-Brozovic sarebbe snaturato".


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