GdS - Dzeko 'cancella' Lukaku. Il bosniaco esalta e fa esaltare
di Egle Patanè
Mentre un gigante di nome Romelu trascina il suo Belgio almeno fino alla rimonta francese tra le mura dello Juventus Stadium, in quel di San Siro anche l'ultima traccia di lui "è stata cancellata, non esiste più il murale del suo gentile tête-à- tête con Ibra". Un ulteriore gesto che aiuta a scolorire l'immagine del belga, leader di nerazzurro. Ma ad affievolire il ricordo - nostalgico - delle gesta del gigante numero nove è Edin Dzeko, "migliore antidoto contro la nostalgia" come scrive la Gazzetta dello Sport nell'edizione di oggi, dove si lascia andare ad un focus sui numeri inanellati dal bosniaco in queste prime sette giornate di campionato.
"Passaggi deliziosi, sponde di testa e, soprattutto, gol: sei in totale, 1,04 a partita: a fine campionato quelli di Romelu erano stati 24 in 36 gare, media inferiore a 0,75" volendo fare il paragone con il predecessore. Sei gol su sette partite, un numero che "spiazza" per citare la stessa Rosea, che ricorda il numero di reti segnate dal Cigno di Sarajevo lo scorso anno con la Roma: sette in totale. Numeri da record, quantomeno con se stesso. Senza dubbio lontani da quelli del gigante di Anversa, ma se uno "butta giù le pareti", l'altro "gioca sulle punte e pensa da regista offensivo: in questo primo scorcio di campionato tocca in media oltre 45 palloni a partita, mentre Lukaku, nell’intera stagione passata, viaggiava a quota 39 a gara". Dato significativo che attesta una partecipazione al gioco collettiva e totale che però rispetto all'Inter di Big Rom, paga verticalità e forza d’urto venute inevitabilmente meno: "il nuovo nove esce per svuotare l’area, il vecchio nove la occupava militarmente. Una prova è proprio nel numero di tocchi nell’area avversaria: per Lukaku sono di media due in più rispetto a quelli che ora somma Dzeko".
Un paragone però, quello tra numeri nove, che regge ma solo fino ad un certo punto, se "il centravanti di Conte era una catapulta da scatenare in velocità", quello di Inzaghi è un perfezionista che sa anche concludere con la "differenza nel colpo di testa, fondamentale che ha più nelle corde rispetto a chi c’era prima".
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Venerdì 13 dicembre