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GdS - Toulalan, l'antistar che ricorda Deschamps

di Redazione FcInterNews.it
Fonte: Gazzetta dello Sport

L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport traccia un ritratto di Jeremy Toulalan, primo nome sul taccuino dell’Inter per il mercato di gennaio. “Antistar fuori, ma indispensabile in campo. In qualsiasi squadra giochi. E’ un po’ come Didier Deschamps, ai suoi tempi. E il c.t. della Francia infatti ha fatto di tutto per convincere Jeremy Toulalan, il centrocampista del Monaco che piace tanto all’Inter a tornare in nazionale, per farne il suo erede. Incassando però un educato, ma definitivo no. Colpa del Mondiale 2010, quello dello sciopero della vergogna. Macchia indelebile sul cuore di Jeremy, che fu punito con una partita di squalifica per aver contribuito a redigere il testo «sindacale» in favore del ribelle Anelka, che fu poi letto in mondovisione dall’allora c.t. Domenech. Toulalan probabilmente si mise di mezzo solo per evitare grossolani errori di grammatica. In ogni caso, da quell’estate il mediano chiuse con i Bleus”, si legge sulla rosea.

E ancora: "Se ne andò appena gli fu possibile, espatriando a Malaga. Un modo anche per ritrovare il sapore del calcio giocato. Quello imparato fin dall’età di 9 anni, a Nantes, che guarda caso diede i natali calcistici anche a Deschamps. E dove Toulalan esordì in prima squadra a 19 anni, passando direttamente dalle riserve alla Champions League, contro il Bayern Monaco, sua squadra del cuore. Tifo atipico nato per via del papà, operaio specializzato nel settore aerospaziale, ma con la passione del pallone e della Bundesliga. Il figlio però è cresciuto sognando di imitare Japhet Ndoram, play del Nantes anni Novanta. Lo chiamavano lo stregone. Ecco, un po’ magico, a modo suo, Toulalan lo è nello strano ed effimero calcio odierno”. 

“Quando arrivò a Montecarlo si scandalizzò delle proposte di affitto di dimore da 13 mila euro al mese sulla Costa Azzurra. Somme indecenti per un ragazzo abituato a far vita da signor qualunque, che gira in auto normali e manda i figli alla scuola pubblica. Quelli avuti con la moglie conosciuta alle medie. Il suo piatto preferito è la pasta alla carbonara. Insomma, una vita normale per un elemento comunque indispensabile in campo, davanti alla difesa, quando magari non scende a fare il centrale in caso di assenze. Corre fino allo sfinimento, imposta, cuce con diligenza senza privarsi di tiri dalla distanza. Ma poi a fine gara preferisce schivare microfoni, e le interviste le evita per natura o perché, fa sapere a chi lo sollecita, non ha nulla da dire di interessante”, conclude la rosea.


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