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Hakimi: "Noi personaggi pubblici dobbiamo impegnarci contro il razzismo. Vorrei conoscere Ghali"

di Christian Liotta

Intervistato dal quotidiano La Repubblica, Achraf Hakimi, oltre a parlare della sua esperienza e dei suoi progetti (RILEGGI QUI) ha toccato anche altri temi anche extra-calcistici, con focus particolare sul razzismo nel mondo del calcio. 

Nato e cresciuto nella periferia di Madrid, ha però scelto il passaporto marocchino.
"È stato naturale. Mi sento marocchino come i miei genitori, ne vado orgoglioso. Il Marocco è la mia casa, la mia cultura".

La emoziona giocare in Nazionale?
"Ogni volta che sento l'inno, so che nel mondo altri milioni di persone lo stanno ascoltando con me, provando quel che provo io. In Marocco il calcio è vissuto con ancor più intensità".

Al Borussia Dortmund, dopo un gol, esultò in ginocchio per ricordare George Floyd. Cosa può fare il calcio per combattere il razzismo?
"Noi persone pubbliche dobbiamo dire al mondo che non esistono differenze e impegnarci perché il razzismo non esista più. È un enorme dispiacere che sopravviva, in questo secolo. Le persone vengono trattate diversamente per il colore della propria pelle. Non lo meritano, non è accettabile. Abbiamo tutti un cuore, e arriva un momento nella vita in cui bisogna capirlo".

Fino al 12 maggio lei sarà in Ramadan. È difficile conciliare il digiuno con allenamenti e partite?
"Lo è, non lo nego. Ma è un sacrificio importante per la mia cultura, a cui tengo molto. Quello che conta, per recuperare energie, è riposare bene".

Chi è il suo idolo?
"Mio padre. Quando era bambino faceva il venditore ambulante al mercato, mia madre lavorava in casa. Insieme hanno fatto grandi sacrifici per portare il pane in tavola. Oggi posso permettermi di farli stare bene e godersi i nipoti. Anche mio fratello Nabil è un punto di riferimento. Insieme siamo cresciuti, abbiamo lottato".

Anche lui gioca a calcio.
"In Spagna. È un buon giocatore, spero possa avere le soddisfazioni che merita. Condivide le mie gioie, vive i miei successi come fossero suoi. E lo sono".

Sua moglie Hiba, attrice e appassionata di cinema italiano, l'ha aiutata a imparare la lingua?
"Mi ha fatto vedere bellissimi film. Devo ringraziare anche la musica di Ghali, che ha origini arabe come me. Lo ascoltavamo già in Spagna. È bravissimo, mi piacerebbe conoscerlo un giorno".

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