Inchiesta ultras, l'avv. D'Onofrio: "Non ho memoria di giocatori condannati. Per i dirigenti è diverso, ecco perché"
Intervistato da Cronache di Spogliatoio, l'avvocato Paco D'Onofrio, specializzato in diritto sportivo, ha fatto chiarezza rispetto all'inchiesta 'doppia Curva' provando a spiegare se effettivamente Milan, Inter e i tesserati dei due club, già sentiti dalla Procura, potrebbero ricevere delle squalifiche: "I giocatori non possono avere rapporti con gli ultras, ma la norma deve essere interpretata - la premessa -. Innanzitutto, la colloquialità si distingue tra attiva e passiva: un conto è se effettuo una telefonata, un altro se la ricevo. Un conto se cerco un contatto, diverso se un tifoso mi aspetta sotto casa. Sono elementi che vanno considerati perché la Federazione vuole evitare che ci sia promiscuità. Soltanto un rappresentante della società può avere rapporti con la tifoseria organizzata e si chiama SLO. Poi però rapporto è un termine sfumato, si intende rapporto di tipo continuativo, deve esserci connivenza, intensità e soprattutto continuità. Stando alle norme, i giocatori rischiano la squalifica, ma poi bisogna vedere l'applicazione. Non ho mai visto condanne di calciatori che abbiano avuto contatti con ultras o abbiano avuto atteggiamenti di prossimità e frequentazione assidua. Già per i dirigenti è diverso perché loro gestiscono attività che possono essere di interesse delle frange più accanite dei tifosi: pensate ai biglietti, ai parcheggi e ad altri servizi accessori. In passato ci sono state condanne di questo tipo. Sui calciatori non ho memoria di condanne, a meno che non venga fuori dall'inchiesta. Per esempio se un giocatore ha promesso biglietti gratuiti a uno o più tifosi, quello è un atteggiamento effettivamente illecito".
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