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Inter-Udinese, Triplice Fischio - Un turnover che paga: le 'seconde linee' danno ragione alla filosofia di Marotta

di Egle Patanè

Niente sorprese al Meazza nel penultimo appuntamento casalingo stagionale che vede i Campioni d'Italia ospitare l'Udinese per gli ottavi di finale di Coppa Italia, step che l'Inter supera alla grande. Massimo risultato ottenuto col minimo sforzo per i ragazzi di Simone Inzaghi che per l'incastonamento infrasettimanale di Coppa tra il roboante 6-0 inflitto alla Lazio all'Olimpico e la sfida contro il Como di Fabregas, atteso a San Siro il prossimo lunedì, si sbottona e lancia una formazione ancora una volta inedita. Per il debutto nella suddetta competizione, il piacentino opta difatti per l'ennesima rotazione lanciando elementi fin qui visti poco e niente come Josep Martinez e Tajon Buchanan, all'esordio assoluto per il primo e alla prima titolarità stagionale il secondo. 

Le cosiddette seconde linee danno ancora una volta ragione a Marotta: all'Inter non esistono panchinari, bensì cotitolari. E persino l'inedito Pep Martinez in porta non fa minimamente notare differenza alcuna, quantomeno per la regolare recita di un copione tattico che fila liscio dal primo fino all'ultimo minuto. Diversamente da quanto accadeva due anni fa con le prime staffette Handanovic-Onana, questa volta il cambio in porta non fa incassare alla squadra contraccolpi tattici alcuni e la costruzione di gioco dei padroni di casa viaggia a velocità di crociera così come la gestione totale di una partita che non vede correre grandi rischi ai nerazzurri, quasi mai in difficoltà. Al contrario, l'Inter parte subito forte e concentrata e rimedia nel primo quarto d'ora un rigore che però il VAR toglie: nessun tocco di braccio e nessun tiro dal dischetto. Equilibrio che cambia però da lì a poco perché, differentemente dallo scorso anno i nerazzurri quest'anno non hanno intenzione di lasciare nulla d'intentato e a ipotecare il primo passo verso i quarti è Marko Arnautovic con la complicità di Ekkelenkamp e Taremi: il primo commette un velenoso errore di cui il 99 di Inzaghi approfitta servendo il compagno di reparto che non sbaglia, aprendo le marcature che trovano seguito con un meraviglioso gol olimpico di Asllani che alla Alvaro Recoba disegna una parabola clamorosamente meravigliosa da calcio d'angolo che fa esplodere un San Siro per qualche momento intontito e gelato dall'angosciante stop per intervento sanitario sugli spalti che in pochi minuti trova il migliore dei lieto fine. 

Il secondo tempo scorre velocemente ma senza nulla di particolarmente eclatante, eccezion fatta per l'ingresso in campo di Tomas Palacios, che aggiunge minutaggio dopo qualche scampolo di gara disputata col Parma e con l'Empoli, e di Mike Aidoo, gioiellino di Zanchetta, classe 2005, per la prima volta in campo con la prima squadra, e di un buon Mehdi Taremi che non trova il gol, colpendo peraltro un palo che lo fa disperare, ma si rende protagonista di un'ottima prestazione fatta di costante abilità di trovare bene le soluzioni in fase offensiva. L'Udinese nel secondo tempo cresce ma non al punto da far male all'Inter e testa pure gli ottimi riflessi di Pep Martinez sul finale, bravo a non farsi sorprendere da Toure che poco dopo si fa pure male. Arriva poco dopo il triplice fischio di Massimi, subito dopo il quale arriva forse il brivido maggiore del match con Lautaro Martinez che si accascia a terra toccandosi il ginocchio: il capitano si rialza con una smorfia, anche se la preoccupazione sembra sfumare subito. Inter in carrozza ai quarti, dove ad attenderla ci sarà una Lazio che probabilmente annusa già odore di rivincita...

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