La carica di Esposito: "Ho fame e voglia di fare bene. Mi hanno creato un'etichetta non vera, sono a Bari per toglierla"
Fonte: Gianlucadimarzio.com
"Posso garantirvi che ho fame e una voglia pazza di fare bene. Mi hanno creato un'etichetta non vera e sono a Bari anche per toglierla". Parola di Sebastiano Esposito, attaccante di proprietà dell'Inter che dopo le esperienze con Venezia, Spal, Basilea e Anderlecht spera di trovare una definitiva rampa di lancio in Puglia con la maglia dei Galletti.
"Cosa ho in testa? Quando leggo degli articoli sul mio carattere, credo che alcuni giornalisti si divertano a parlare di questa cosa - aggiunge Seba in conferenza stampa -. Sono un ragazzo giovane, forse ho sbagliato qualcosa nel mio percorso ma alcune cose sono state completamente inventate. Di sicuro non sono un genio però penso di avere una forte personalità e forse questo in passato ha dato fastidio a qualcuno. Sono stato infortunato da metà novembre e ho vissuto il periodo di recupero per un mese a Brescia: il giovedì prima di firmare sono venuto qui in ufficio con il direttore sportivo Polito, lui mi ha parlato chiaramente, è stato molto diretto. Ha visto i miei occhi, la voglia di far bene e alle sue parole ho risposto con gli occhi. Così è decollato tutto, sono felice di essere qui. Non so precisamente cosa mi è mancato, di certo qualcosa perché altrimenti dall'Inter non sarei andato via in prestito. Sono qui per dare del mio meglio, spero di riuscirci e di fare bene, infiammando una piazza che è importante, ha una bella storia e ha tifosi spettacolari. Ho voluto chiedere il meno possibile alle persone come si sono trovate qui. Se avessi parlato con Antonio Conte mi avrebbe detto al mille per mille di venire qua. Ognuno ha un ricordo della sua esperienza".
Esposito torna poi sulle tante voci di mercato e sull'esperienza all'estero: "Non ci sono state tutte le trattative di cui ho letto, ho scelto Bari perché penso possa aiutarmi in un percorso di maturazione. Il direttore mi ha dato delle certezze sul piano morale, l'allenatore anche: per me sono l'ideale. All'estero si guarda di meno la carta d'identità che in Italia. All'Anderlecht ero in squadra con dei 2005 e dei 2006, cosa che in Italia accade raramente. L'ambizione di andare in Nazionale maggiore è di tutti, è un sogno che coltivo. Il sogno però ora è prima riconquistare l'Under 21".
Immancabile il passaggio sulla famiglia: "Ha trasmesso a me e mio fratello dei valori - racconta -, uno su tutti è quello della riconoscenza. A noi è stata concessa una possibilità quando io avevo 8 anni e Salvatore ne aveva 10: trasferirci a Brescia e avere un'opportunità di vita per tutta la famiglia. Siamo grati a Roberto Clerici, che purtroppo non c'è più ed è stato una persona fantastica, un secondo padre per noi. La mia famiglia è rimasta a Brescia e la scuola calcio era un pochino in difficoltà a livello economico e tecnico, così mio padre ha deciso di entrare in società. Lo abbiamo fatto con voglia e riconoscenza, appena possiamo cerco di essere in campo con i bambini perché moi piace giocare con loro e ricambiare l'affetto che ho ricevuto".
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