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Lazio-Inter, Fischio Finale - Così sei davvero bellissima! Il Biscione domina e mette le ali. E l'Aquila non vola più

di Stefano Bertocchi
Fonte: dall'inviato a Roma

Era il 16 dicembre 2022 quando Sinisa Mihajlovic lasciava un vuoto nel mondo del calcio e non solo. Questa sera, a due anni esatti dalla sua scomparsa, il calendario di Serie A lo 'celebra' e lo ricorda con il romantico big match dell'Olimpico tra Lazio e Inter, squadre in cui il serbo ha collezionato tanti trofei e chiuso una grande carriera. Alla fine a fare festa sono i nerazzurri, che si rilanciano con convinzione nelle zone alte della classifica con un 6-0 senza storie che è un messaggio forte e chiaro a tutti i naviganti nelle tempestose acque della Serie A.

Inzaghi decide di sfidare il suo passato schierando la (quasi obbligata) difesa composta da Bisseck, De Vrij e Bastoni a protezione di Sommer e rilanciando Dumfries e Dimarco sugli esterni, con la solita mediana Barella-Chalanoglu-Mkhitaryan alle spalle dell'accoppiata d'attacco Thuram-Lautaro. Qualche sorpresa in più tra i padroni di casa, dove Noslin è chiamato a rimpiazzare lo squalificato Castellanos con il supporto del trio Isaksen-Pedro-Zaccagni. A centrocampo torna invece Rovella per far coppia con Guendouzi, mentre davanti a Provedel c'è la difesa a quattro formata da Marusic, Gila, Patric (recuperato e in campo al posto dell'infortunato Romagnoli) e Tavares. 

Dopo le immagini dedicate a Mihajlovic che scorrono nei maxischermi, termina il momento nostalgia e si inizia a giocare. La prima parte di gara è una lunga fase di studio fatto di possesso palla e qualche occasione da gol, con la Lazio più propositiva e pericolosa e l'Inter compassata e imprecisa: i primi a provarci sono Tavares, Isaksen e Noslin. Dopo 27', però, Baroni è costretto al primo cambio: Gila lascia il posto a Gigot per un problema fisico. Nel momento di difficoltà l'Inter ha il merito di reggere l'urto e di attaccare con convinzione, arrivando a sbloccare la gara: prima trova il gol in mischia con De Vrij annullato da Chiffi che però, dopo un'attenta analisi al VAR, concede il giusto calcio di rigore per un tocco di mano di Gigot. Dal dischetto Calhanoglu si ricorda come si fa e cancella l'errore col Napoli sbloccando la gara con un rigore glaciale, quando il cronometro segna 41 minuti di gioco. Appena quattro giri di orologio dopo arriva l'applicazione della ricetta 'da quinto a quinto' di Inzaghi: Dumfries crossa, Dimarco al volo non perdona e fissa il raddoppio con un mancino al volo che è un indiretto omaggio a Mihajlovic. Inter = cinismo. Nel recupero Calha prova la botta da fuori, ma si va al riposo con i nerazzurri in vantaggio 2-0.

La ripresa comincia con Inzaghi che corre ai ripari: fuori l'ammonito Bisseck, dentro Darmian. Baroni risponde inserendo Lazzari per Gigot e spostando Marusic in mezzo alla difesa. L'Inter ne approfitta, entra in campo con la chiara intenzione di chiudere subito la pratica e lo fa come meglio non potrebbe: al 51' Barella inventa la sassata del tris da fuori area, al 53' Dumfries vola in cielo sulla pennellata di Bastoni, sovrasta Tavares e cala il poker che taglia le ali alla Lazio e le mette all'Inter, che quello scudetto che ha sul petto dimostra di volerlo difendere in tutti i modi. Un doppio schiaffo nel giro di pochi minuti, proprio come successo nel primo tempo. Baroni si gioca anche le carte Dele-Bashiru e Tchaouna richiamando in panchina Isaksen e Pedro, mentre la banda di Inzaghi è in completa gestione e si affida anche a Carlos Augusto e Asllani dando fiato a Bastoni e Calhanoglu. Il neo della serata è il problema fisico di Barella che lascia il posto a Zielinski, ma non c'è tempo per i drammi: Dimarco imbecca Carlos Augusto, che con un dolce tocco sotto beffa Provedel e regala la manita al Biscione. Nel finale di gara entrano in campo anche Castrovilli per Zaccagni e Buchanan per Dimarco ma i tre punti, a maggior ragione dopo il sesto gol firmato da Thuram nel finale, viaggiano spediti verso Milano. Dove c'è uno scudetto da difendere. 

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