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Livaja: "Sì, mi vogliono in tante. C'era il Milan e io..."

di Riccardo Gatto
Fonte: Tuttosport

Domani sera a S. Siro arriverà il Torino di Giampiero Ventura. Anche in granata, così come tante altre squadre, sono interessate a Marko Livaja, talento dell'Inter. E dalle colonne di Tuttosport, l'attaccante croato parla del suo inizio di stagione in nerazzurro, di mercato, e svela anche alcuni retroscena: "Sinceramente, non avrei mai immaginato di giocare così tanto. E quindi, oltre
al fatto di potermi allenare tutti i giorni con grandi campioni, c’è anche questo aspetto che mi fa rispondere sì, ho fatto la scelta giusta".

E adesso, che scelta farà?
"La mia scelta è quella di restare, di rimanere in questo gruppo, con questo allenatore che sta dimostrando di credere in me. E mi sembra che anche da parte della società ci sia la stessa volontà".

Quindi tutte le squadre che la stanno cercando devono mettersi l’anima in pace...
"Fino all’ultima ora dell’ultimo giorno di mercato non si può mai dire nulla. Tante squadre mi stanno cercando, in Italia ma non solo".

Preferenze?
"Nessuna, Ma una sola prospettiva: andare in un club dove posso giocare con continuità. Però, lo ripeto: se devo fare una previsione, dico che rimango all’Inter".

Il Toro?
"E’ il nostro prossimo avversario".

Questo lo dice già il calendario... Intendevamo: il Toro l’ha cercata?
"So che mi hanno cercato dalla Germania, l’Eintracht. E anche in Italia. Il Toro? E’ una bella squadra, con tanti giovani. Ma di più non posso dire. Anzi sì: aggiungo che Ventura è un grande allenatore e che fa giocare la sua
squadra molto bene".

Come gioca il Toro?
"Beh, lo sanno tutti: con il 4-2-4. E quindi sarà una gran bella partita, perché qui in Italia le squadre si difendono un po’ troppo. Ovvio che non ci siano alternative, per noi, alla vittoria: credo ancora nello scudetto, l’unico modo è non perdere altri punti per strada".

Livaja, ha detto che in Italia ci si difende troppo: è per questo che in Europa ha già segnato 4 gol, mentre in campionato è ancora fermo a zero?
"Sì, anche per questo. Certo, in campionato ho giocato meno, ma credo di avere davanti a me il tempo e le occasioni per rifarmi. Ovvio che in Europa League abbia trovato difese un po’ più allegre". 

Nella mente di tanti tifosi interisti è ancora impresso il suo errore contro il Genoa: che è successo?
"Non lo so, davvero. So soltanto che in campo non mi ero reso conto fino in fondo dell’errore che avevo commesso, perché avevo visto arrivare Palacio e poi la palla che finiva sul palo. Ma quando l’ho rivisto alla tv, mi sono chiesto anch’io come avessi fatto a sbagliare. E non ho una risposta".

Un episodio che poteva essere il capolinea della sua esperienza all’Inter: l’errore è valso due punti, proprio a San Siro, davanti ai suoi tifosi...
"Ho carattere, sapevo che mi sarei ripreso. E infatti, grazie anche ai compagni e al tecnico, sono ancora qui. Anzi, ho perfino giocato titolare all’Olimpico di Roma".

E proprio lì ha dimostrato di poter essere utile fino a fine stagione.
"Sì, credo che sia stata la mia prova di maturità. In un grande stadio, contro una grande squadra, davanti ad un grande pubblico e in una grande partita, ho giocato bene. E ho preso ancora più fiducia".

Quella fiducia che l’Inter, prendendo Rocchi a gennaio, forse non ha tanto dimostrato..."
No, Non è vero. L’arrivo di Rocchi non è un mio problema".

Tanti suoi colleghi del ‘92 (El Shaarawy, Lamela, De Sciglio, Belfodil), del ‘93 come lei (Pogba) o anche del ‘94 (Marquinhos) hanno ormai sfondato. Si sente al loro livello?
"Per adesso ovviamente no. Ma se gioco un po’ di più, sono convinto di poter conquistare un posto in mezzo a loro". 

Facciamo un salto indietro: il giovane Livaja promessa dell’Hajduk Spalato. Come arriva all’Inter?
"E’ stato un arrivo piuttosto movimentato. Io, una volta conosciuto Ausilio e il progetto Inter, non avevo alcun dubbio. Solo che il Milan aveva offerto più soldi all’Hajduk, che mi voleva vendere al club rossonero".

Risultato?
"Sono stato fermo un anno, per squalifica. Parcheggiato per sei mesi al Lugano, il momento più brutto. Non per Lugano, ma per la situazione: mi allenavo e poi per tre giorni non vedevo più nessuno, perché la squadra andava a giocare il campionato. Ecco, diciamo che è come se avessi un anno in meno di attività. E quindi ho ancor più voglia di recuperare il tempo perduto".

Un idolo, come giocatore?
"No, idoli o modelli non ne ho. diciamo che mi piacciono i giocatori come Ibrahimovic, come Drogba. Forti fisicamente e con un grande carattere, una grande personalità".

Come tatuaggi, Zlatan forse già lo batte...
"I tatuaggi fanno parte della mia privacy. E quindi non ne parlo".


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Domenica 15 dicembre