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Lukaku: "In Inghilterra avevo dato tutto, non ero felice. Quando mi sono infortunato ho pensato molto..."

di Redazione FcInterNews.it

Nella lunga intervista concessa a Prime Video all'interno di One For All, Romelu Lukaku ripercorre anche la sua vita e la sua carriera: "Ho iniziato che avevo 16 anni, ora ne ho 30, sono 13 anni, non tutti i giocatori arrivano a 13 anni. Ho avuto tante offerte, ho fatto tanti gol. Quando sei piccolo e senti di essere l'emarginato della famiglia... Anche mio padre era un calciatore professionista ma non avevamo nulla, davvero niente di niente. Dentro di me ero arrabbiato e usavo quella rabbia sul campo. Due gol allora diventavano cinque, un gol diventavano tre. E questo in pochissimo tempo. Dai 16 anni sapevo qual era il mio obiettivo, era la prima squadra dell'Anderlecht. Ho mostrato alla gente cosa sapevo fare, sono arrivato all'Anderlecht. La prima stagione è stata pazzesca, ho segnato 15 gol, sono andato in Europa League, andava tutto bene. 

Ho fiducia in me stesso ma bisogna essere onesto e non inventarsi motivazioni assurde. Vi faccio un esempio, quando sono andato all'Everton giocavamo fuori casa col Chelsea e perdevamo 5-0. Due giorni dopo Koeman mi chiama e mi mostra i miei dati e quelli di Costa e mi dice, 'siete il primo e il secondo del tabellone. Ma guarda le sue statistiche, come ha dato tutto nel gioco e guarda le tue'. C'era una bella differenza. Mi ha detto che facevo tanto ma dovevo impazzire ogni giorno e dare il massimo. Era quello che mi serviva, l'anno dopo ho dato il mio meglio in Premier League. Ma non ero felice in Inghilterra, volevo qualcosa di meglio, non c'ero con la testa e me ne sono andato. Sentivo di non essermi evoluto. Ho pensato dove vado? In Italia". 

Del suo approdo all'Inter abbiamo parlato qui.

"Penso che tutti i calciatori attraversano periodi in cui le cose non vanno per il verso giusto. Messi, Ronaldo, Neymar, è successo anche a loro. Ci sono cose più importanti nella vita e e devi sapere fare una pausa e dare spazio alle cose. il calcio è la mia più grande passione ma con i miei figli ora è diverso, non puoi tornare a casa ed essere sempre scontroso, non è facile. Loro vedono il vero me, nessun altro lo vede. Io e Romeo abbiamo un legame speciale, mi fa tante domande, è bello. Jordan è ancora piccolo, Romeo invece è molto uguale a me. I figli mi hanno portato la pace, quando penso di perdere la calma guardo Romeo e mi tranquillizzo. Mi piace stare a casa, non esco molto, andare a cena fuori no fa per me, preferisco la PlayStation". 

"La gente non sa che mi sono strappato il tendine dietro il ginocchio, è successo ad agosto mentre mi allenavo per la partita contro la Cremonese. Per la prima volta sono rimasto fermo sei mesi e il fatto di non poter giocare mi ha fatto riflettere molto. Forse dovevo recuperare di più per poter giocare più a lungo. E' lo svantaggio di iniziare da giovani. Non voglio girarci intorno, in quel momento ho pensato, ho 30 anni, sono 13 anni, ho avuto tante proposte, ho fatto tanti gol, insomma... Ho fatto tante cose. Amo il calcio ma fa bene al mio corpo? E la salute mentale? Forse 3-4 giorni di riposo a settembre mi faranno bene per continuare a giocare. Iniezioni, trattamenti, solo per continuare a giocare. Non voglio che il mio corpo crolli, peso 102 chili e do sempre il massimo, incasso il colpo e torno ad allenarmi. Ma a volte penso se devo rinunciare o no.

Ora la mia vita è così, porto mio figlio Romeo a scuola, vado a riprenderlo, lo porto agli allenamenti, mi alleno io. Passa tanto tempo all'Inter, come se la cava? No comment, lo proteggo molto, è importante per lui. Senza pressioni. Alla mia famigli piace stare a Milano e questa è la cosa più importante".


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