Malagò: "La Figc presenterà un protocollo tutto suo al Governo. Sbagliato però parlare di calcio, è la Serie A"
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò intervenuto in diretta su SportItalia ha parlato della situazione che sta attraversando il mondo dello sport e del calcio dopo l'unanimità della Lega di Serie A verso la ripartenza, chiarendo ulteriormente alcune sue dichiarazioni dei giorni scorsi e la sua posizione in merito al ritorno in campo: "Io non ho mai detto che il calcio non debba ripartire, anzi ho sempre sostenuto il contrario in ogni occasione. Ho detto che il calcio è un'impresa e chi è quell'incosciente che pensa che non debba ripartire, soprattutto alla luce dei numeri. In più c'è una componente sportiva collegata a questa disciplina che è in assolutola più amata del nostro Paese. Ho sempre sostenuto che essendo il calcio un'azienda del tutto atipica rispetto a qualsiasi altra ha delle dinamiche particolari. Il calcio ha una molteplicità di individui che sono coinvolti in questa ripresa, per cui io ho sempre detto che c'è il diritto e il dovere di ripartire ma visto che al momento nel Paese nessuno sa come e quando si potrà ripartire. Dico che è doveroso prevedere un piano B alla ripartenza del calcio e della Serie A e credo questo sia difficile essere smentito. Non vorrei che appunto un problema già di per sé molto grave diventi insormontabile".
Qual è la differenza sostanziale tra ripartire oggi o a settembre?
"È un'ipotesi peraltro portata avanti da soggetti autorevoli e conoscitori del contesto sportivo, come Galliani qualche settimana fa e poi ripreso da Infantino. Io non entro nel dettaglio se è questa un'alternativa. Dico che è doveroso sottolineare che qualcosa possa non andar bene che altri soggetti che dovevano organizzare altre competizioni sportive, anche se non identiche al calcio, hanno trovato. Non entro nella specificità se è questa un'ipotesi del piano B. Io dico che quella era un’ipotesi ma non so se si faccia ancora in tempo. Si entra in un terreno scivoloso".
Dopo le parole di Spadafora, possiamo dire che il mondo del calcio è da una parte e il Governo dall'altra?
"Per ciò che riguarda il tema Governo, lo dico con franchezza, è meglio non interpretare il pensiero di soggetti istituzionalmente diversi. In questi giorni c'è molta letteratura giornalistica, il Governo ha qualche considerazione in più da fare se non ci si dovesse muovere tutti insieme. Ho letto le riflessioni del ministro della Salute, presumo che le pressioni sull'esecutivo siano state importanti e forse nasce da lì. Non mi sento di commentare".
Il calcio non potrebbe essere una locomotiva per gli altri sport come in Spagna?
"Se uno facesse un discorso, non prendetelo in senso negativo, come se quella del calcio fosse una partita isolata, ci sarebbe qualche simpatia supplementare nell'ascoltare quelle necessità".
Hai avuto l'impressione che il Governo abbia intenzione di intervenire concretamente nei confronti dello sport o siamo ancora alle parole senza fatti?
"Anche questa è una bella domanda. Io credo che anche in passato ho avuto il coraggio di espormi nei confronti di esecutivi che magari non erano stati particolarmente gentili nei confronti del mondo che rappresento. Ricordo che io rappresento un pezzo dello Stato, non sono nominato ma eletto da più di 12mila persone, per cui è una situazione particolare. Devo dire che c'è molta disponibilità ad ascoltare le nostre istanze e cercare di fare il possibile per venirci incontro. Ieri sono stato tre ore in videoconferenza in cui siamo entrati nel dettaglio su una lettera inviata settimana scorsa, ascoltando tutte le Federazioni e società di calcio fino all'ultima ASD, in cui il Coni chiede quali sono le istanze per capire a livello sanitario-scientifico come si può affrontare il problema a livello di Protocollo. Abbiamo fatto questa lettera, stiamo raccogliendo i dati tra i nostri medici, invidiati in tutto il mondo e poi abbiamo chiesto al Politecnico di Torino cosa si può fare a livello organizzativo, tecnico, pratico e logistico come deve funzionare la ripresa tenendo conto di tutte le direttive. Entro massimo settimana prossima il Politecnico ci invierà delle indicazioni. Domani il calcio presenterà un protocollo tutto suo al Governo, l'unico che è fuori dall'egida della Federazioni Medico Sportive. Per farvi capire per come stanno le cose".
Avete fatto anche un'analisi che riguarda anche il pubblico?
"Questo primo documento iniziale non tiene conto del pubblico perché ad oggi non è prioritario. Se ne parlerà successivamente sentite le istanze di tutte le Federazioni".
Considera un passo in avanti quello del calcio?
"No, io sto solo citando i fatti. Il calcio sta giocando legittimamente una sua partita. Ha tutti i diritti e doveri di farlo".
Documento non conforme con la Federazione Medico Sportivo?
"Io non ho detto che non è conforme al medico sportivo, ho detto che non ha avuto l'interlocuzione con il medico sportivo. Ha voluto giocare da solo questa partita, magari ha ragione ma hanno scelto una loro strada. Ma il calcio è questo. Quando voi mi fare tutta una serie di domande alle quali sto cercando di dare delle risposte, voi stessi continuate a chiedermi del calcio. Ma diciamoci la verità, non è il calcio, è la Serie A. Che c'entra il calcio? Non c'entra nulla, a meno che non pensiate che quelle dinamiche di quel protocollo non siano applicabili a tutto il sistema calcio, e mi sembra totalmente inapplicabile".
Come mai in Italia si fa così tanta fatica per una decisione univoca?
"Penso che questa sia una partita in cui è impossibile di non tenere conto di altri interlocutori. Perché questo non succede? Non lo so. Quello che penso è che è sempre sbagliato generalizzare, però probabilmente anche in buona fede si pensa che sia uno spreco di energie stare lì a discuterne. Io all'inizio diventavo matto perché non pensavo fosse possibile perdere tante energie però se si lavora in un contesto istituzionale è così".
Sulle dichiarazioni della Pellegrini:
"La Pellegrini ha detto quello che pensano molti altri ma che però non hanno la stessa risonanza. Voi non avete idea delle complicazioni che hanno. Cito dei casi emblematici, Daniele Lupo ha vinto la medaglia d'argento agli Europei, al top del Ranking vive a Fregene, attraversa la strada e va in spiaggia e non può farlo quindi allenarsi. La Serie A, non il calcio, invece, ha mandato giustamente a casa il tapis roulant, la cyclette, programmi online e pesi. Ed è proprio questo è il problema".
Solo in questo Paese agli atleti è stato vietato di allenarsi. Vittime del calcio o di cosa?
"Questo non compete a me. Ho cercato di fare un distinguo a seconda della disciplina".
Devono ripartire il 4 maggio...
"Ce lo auguriamo che possano ripartire il 4. Il calcio e tutti gli altri sportivi con tutte le precauzioni".
Io credo sia ora di smetterla di criminalizzare il calcio. Se non ci fosse il calcio molti altri sport non ci sarebbero...
"Penso che il Governo abbia molto rispetto per l'Ente che presiedo".
Gravina sta facendo un buon lavoro?
"Ha ragione Gravina che non vuole essere il becchino del calcio. Gliel'ho detto, non lo invidio, è una situazione complicata con responsabilità importanti".
Oggi può dire che si impegna a dare una mano agli sportivi?
"Non mi sento di dire che il Governo ha una capacità di ascolto nella mia persona. Penso che abbia molto rispetto dell'Ente che rappresento. Ci mancherebbe che non siano disponibili".