Mancini, atto II: "Intenso, emozionante e faticoso"
Praticamente un anno fa Roberto Mancini varcava i cancelli di Appiano Gentile dando il via alla sua seconda avventura sulla panchina nerazzurra. La Gazzetta dello Sport stamane in edicola traccia il bilancio del tecnico di Jesi nella sua seconda esperienza da all'allenatore dell'Inter, un lasso di tempo che l'ex allenatore del Manchester City fotografa con tre aggettivi: "Emozionante. Intenso. Faticoso". In un anno di Inter, dal suo Grande Ritorno (14 novembre 2014) a un avvio di stagione folgorante che è valso il momentaneo primato in classifica, la rosea ripercorre così i momenti topici del Mancio-bis: "dalla due-giorni per convincersi a dire sì fino a quella pallonata in pieno viso a San Siro, dal «sono incazzato» dopo l’Udinese all’epiteto più... gentile e vintage che si potesse sentire di ‘sti tempi su un campo di calcio, quel «Somari» urlato al cielo dopo l’espulsione a Bologna.
Il primo approccio - evidenzia la Gazzetta dello Sport - avviene a Cesena, quando l’Inter mazzarriana vinceva in campo di misura, mentre lui sulle tribune del Manuzzi chiacchierava amabilmente con l’ad Bolingbroke e il ds Ausilio. La genesi vera del 'Mancini, atto II', però, arriva solo dopo il pari di Verona, ed ha il suo vero Rinascimento nella parole del post-Empoli, l'ultima gara dello scorso campionato: "Quanti giocatori servirebbero per ripartire? Nove, dieci..."
L'esperienza in terra britannica fa del Mancio un vero e proprio manager, caratterstica peculiare che lo stesso utilizza durante il calciomercato invernale prima ed estivo poi: "La comunicazione, però, si intasa sul più bello: Yaya Touré si rivela una delusione, niente Inter. Così, il Mancio-manager «scuote» i suoi dirigenti, li stimola: andate su Kondogbia, a Montecarlo. Preso, e la fiammata di Torino del francese sa di parziale ricompensa. Ma a Mancio non basta, chiede giocatori alti, furbi e tecnici: e blinda la difesa. Murillo, acquisto di gennaio, Miranda, Melo lì davanti e quel Medel che scala la sua classifica di gradimento".
I frutti del calciomercato si stanno vedendo chiaramente sul campo, laddove Mancini festeggia il suo anno in testa alla classifica assieme a quella Fiorentina che gli ha inflitto la sconfitta più brutta ma anomala. Da un anno a oggi, questo è il suo bilancio: 47 partite fra A, Coppa Italia ed Europa League: più vinte (21, quasi la metà) che pareggiate (14) e perse (12).