Mancini: "Mihajlovic? Era quello che mi teneva, a parte in quel derby finito 4-3 per l'Inter"
Il tecnico della Nazionale Roberto Mancini si è raccontato ai microfoni di BfcTv. Nella lunga intervista, durante la quale ha risposto alle curiosità dei tifosi, ha parlato di diversi argomenti. Di seguito alcune dichiarazioni:
Un pregio e un difetto di Pagliuca?
"Pagliuca per me è un fratello, abbiamo trascorso tanti anni insieme in quel gruppo lì eravamo come fratelli. Ci legano tantissimi anni, di altissimo livello. È come un fratello minore, siamo molto amici, è stato uno dei migliori portieri del mondo e soprattutto è un bravo ragazzo. Gli voglio molto bene. I difetti li abbiamo tutti, sarebbe un mondo piatto. Le persone sono particolari anche per i difetti che hanno, non possiamo essere perfetti".
Secondo te perché in Serie A c'è poca fiducia nei giovani?
"Quando un ragazzo è giovane, se si intravedono qualità tecniche e morali, ma soprattutto tecniche perché se sono giovani crescono e migliorano, bisogna dare loro la possibilità di giocare anche in prima squadra anche con il rischio che i primi mesi possa avere difficoltà. A prescindere dall’età. Molti allenatori a volte non lo fanno perché pensano che per vincere i più esperti possano fare meglio, però bisogna dar fiducia ai giovani".
Quanto incide nel sistema il fatto di affrontare con difficoltà le sconfitte?
"In Italia la sconfitta non è contemplata, se perdi hai già difficoltà. È da tanti anni che alleno e credo di essere l’allenatore nel mondo che ha fatto giocare più giovani in tutte le sue esperienze di Club, dall’Inter al Galatasaray. Io faccio giocare tutti perché quando vedo un giocatore che ha qualità lo porto in prima squadra e se fa bene lo faccio giocare, infischiandomene delle sconfitte. Lo facevo perché io debuttai a sedici anni a Bologna e davanti a me c’erano quattro, cinque attaccanti più esperti. Però Burgnich mi diede possibilità di farlo, ero emozionato e all’inizio non riuscivo a giocare come volevo, dopo il primo gol a Como, alla mia quarta partita, ho avuto una spinta enorme e ricordando questo dò sempre molta fiducia ai giovani. Le prime cose che guardo in un giocatore? Sicuramente la tecnica e la personalità, mi piace molto anche l’estro. Ma bisogna dare loro anche tempo e possibilità di sbagliare".
Cosa si prova ad allenare la Nazionale?
"Un grande onore perché rappresenti il tuo Paese. Il Paese più bello del mondo a prescindere da tutto e una Nazionale che ha vinto quattro Coppe del Mondo. Bisogna apprezzarlo al cento per cento".
Zaniolo:
"Io ho visto giocare Zaniolo al Campionato Under19, credo lui fosse sotto età. Avevo visto tanti giocatori bravi tra cui Tonali, Scamacca... Io seguo il calcio Primavera, quindi se avete qualità allenatevi, che magari vi chiamiamo anche se non giocate in Serie A".
La sua visione del calcio è cambiata nel tempo?
"Sì, ho iniziato a giocare negli anni '80 quindi ho visto la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra. Ho visto almeno tre epoche di calcio, sono cambiate moltissime cose. Il calcio è sempre bello aldilà di tutte le cose che cambiano. Ho avuto la fortuna di vivere diverse situazioni e imparare molto".
Perché ha deciso di diventare allenatore?
"Perché amo tantissimo il calcio e non potevo fare altro. A fine carriera ho pensato di allenatore perché mi è sempre piaciuto stare sul campo, dove senti le vere emozioni delle partite".
La differenza di allenare un club rispetto alla nazionale?
"È diverso perché se alleni un club vedi i giocatori tutti i giorni, in Nazionale non vedi i ragazzi a volte per tanto tempo. Attualmente non ci vediamo da novembre. Abbiamo fatto un gruppo whatsapp proprio per tenerci in contatto visto che non ci incontriamo da tanto tempo".
Il campionato più bello?
"La Premier League, è un campionato meraviglioso sotto tutti i punti di vista".
Com'era Mihajlovic da secondo? Era scalmanato?
"Sinisa scalmanato? Io lo ero di più all’inizio, poi capisci che è meglio restare concentrati sulla gara. Lui mi teneva, era un po’ più bravo però dipende. Se gli parte l’embolo no… (Ride, ndr). C’è stato un derby a San Siro, che vincemmo 4-3, un casino tra lui e Vieira. Vincevamo 4-1 fuori casa, poi 4-3 quindi quindi una situazione un po’ movimentata. Il primo anno in cui vincemmo il primo scudetto, uscì Vieira, 1.90, Sinisa 1.88, poi Ibrahimovic… situazioni in cui non riesci neanche a capire che succede. Poi si è chiarito tutto, vincemmo e alla fine è andato tutto bene".