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Paolillo: "Sorpreso da Thuram, che intesa con Lautaro. La dirigenza lavora magicamente"

di Christian Liotta

Lunga intervista di Ernesto Paolillo, ex ad dell'Inter, ai microfoni di Tutto Mercato Web. L'ex dirigente nerazzurro si è detto in primo luogo soddisfatto per questo avvio di campionato della squadra di Simone Inzaghi, culminato col roboante successo nel derby: "Un divario così ampio, onestamente, non me l'aspettavo. Mi aspettavo un Milan migliore e un minor divario, soprattutto a centrocampo. Mi è sembrato più debole del previsto, e molto più lento del previsto. Meglio così. Inter migliore di quello che mi aspettavo? Assolutamente sì, soprattutto Marcus Thuram, che mi ha sorpreso per i progressi veloci che sta facendo. E devo dire che la forza dell'Inter sono i cambi: sono bravi quanto i giocatori che escono, in questo modo quando entrano c'è il vantaggio di avere dei giocatori altrettanto forti, mentre gli avversari sono più stanchi". Quindi l'Inter merita un voto più alto sul mercato del sette assegnato da Paolillo qualche settimana fa? "Innanzitutto successivamente a quelle mie dichiarazioni è arrivato un uomo in più per la difesa, Benjamin Pavard. Questo già bastava ad alzare il voto. In più, questo Thuram sta dimostrando di crescere molto velocemente e di avere un'intesa incredibile con i compagni e con Lautaro Martinez in particolare. Quindi direi che l'Inter ha una squadra decisamente competitiva per lo scudetto".

Quanto è importante avere una dirigenza di alto livello, come Marotta, Ausilio e Baccin, specie in questo momento storico?
"Stanno operando magicamente, me lo lasci dire. Non hanno a disposizione capitali, li creano dalla vendita di alcune pedine molto brave: penso a Onana o ad altri, che hanno permesso di fare questi acquisti. Loro sono bravissimi: vendere non è facile, riescono a farlo bene e poi a spendere bene quei soldi".

L'Inter è vicecampione d'Europa. Con che ambizioni e quante responsabilità si deve avvicinare alla nuova Champions?
"Anzitutto con più determinazione: questi giocatori sanno di aver compiuto un'impresa e che è possibile farlo. In secondo luogo, con un desiderio di rivincita: quella di Istanbul è una finale che probabilmente poteva andare diversamente. E poteva anche essere giocata meglio: non parlo di singoli giocatori, ma di approccio generale. Da quel rammarico può nascere una grande volontà di fare meglio, di fare molto di più: il girone non è difficilissimo. Sono tutte squadre con cui si può giocare alla pari, molto dipenderà dagli avversari e dai soggetti futuri".

Quanto è importante per la società superare come primo step il girone?
"Fondamentale, visto che l'unica forma di introito che arriva è quella delle plusvalenze che la dirigenza riesce a fare, e dall'altra parte dagli incassi in più e dai premi dei vari passaggi di coppe. Altre possibilità purtroppo non ce ne sono, non ci sono aumenti di capitali possibili".

Questione stadio, è giusto che proceda per vie parallele rispetto alle questioni societarie o andrebbe fatta chiarezza sulla proprietà a lungo termine, vista la scadenza del finanziamento Oaktree ormai imminente?
"La chiarezza va fatta. Però c'è da dire questo: un progetto di investimento real estate, per quanto riguarda lo stadio, prescinde e deve prescindere dalla proprietà della società. Le due questioni possono essere separate: il finanziatore dello stadio può essere un soggetto diverso dalla proprietà, attuale o futura".

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