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Pereira a 360°: "Inter nel cuore. Alvarez, vi dico..."

di Christian Liotta

"Ero magro. Anzichè Alvarito, è venuto fuori Palito: palo magro". Così Alvaro Pereira, difensore uruguayano dell'Inter, spiega l'origine del proprio soprannome, nel corso di una lunga intervista rilasciata a Il Giornale. Pereira, arrivato dal Porto in estate, racconta il suo impatto con la realtà italiana: "E' stato tutto eccellente e fantastico, ma per me più difficile che per gli altri venuti da Genova o da Napoli. Se potevo fare meglio? Lavoro per la squadra, non perchè il mondo parli di me. Se pensi solo a te stesso non arrivi molto lontano. Quando uno sbaglia deve fare autocritica e capirlo da solo".

Pereira, pur essendo un esterno, non fatica a definire i suoi idoli giocatori che hanno fatto la storia del calcio in Uruguay anche se in ruoli diversi: "A me piacciono i trequartisti, quelli del calcio più vistoso, amo la classe del calciatore. Poi, nella vita e sul campo ciascuno di noi è destinato a ruoli diversi". Pereira parla anche del suo connazionale Alvaro Recoba: "Era un fenomeno, calcia come pochi. Da Recoba ho visto il più bel gol della mia vita: nello stadio Centenario, giocava con la nazionale. Prima di venire all'Inter". Un altro idolo storico del calcio uruguagio è Enzo Francescoli: "É Milito vecchio", spiega lapidario il Palito. Che parlando dei suoi attuali compagni di squadra, spiega di avere un debole per Ricky Alvarez: "É un trequartista, ha qualità. Dovete capirmi: io sono un giocatore che lotta e corre. Ma nel pallone fanno colpo le giocate di classe". 

Sulla sua evoluzione nel calcio europeo: "In Romania ho preso i primi contatti. Al Porto ho vinto tanto: sono cresciuto come calciatore e come persona. Qui all'Inter sogno di vincere tanto e di entrare nella sua storia. Ma il campionato portoghese non è tanto equilibrato come quello italiano. Qui è tatticamente diverso: nelle squadre è più diffusa la qualità tecnica". Oggi però l'Inter è un po' in difficoltà, ma Pereira ammonisce: "E' come quando vai ko nella boxe. Non c'è tempo per pensare: devi rialzarti e tornare a combattere", rivelando poi di essere un grande appassionato del pugilato. 

Ma quest'Inter a cosa può ambire? "Lavoriamo per vincere. Ma non so cosa: risponderò a maggio". Pereira racconta anche che il numero 31 sulla maglia per una storia di famiglia. "Ma non la voglio raccontare. Il codino? E' nato in Portogallo. Tanti giocatori africani portavano la coda di cavallo. Io avevo i capelli corti, me li sono fatti crescere. Ma, poi, perdevo tropo tempo per lavarli e pettinarli. E allora mi sono fatto il codino: più pratico". Poi ribadisce la promessa: "Se vinciamo lo scudetto, lo taglio". Infine, una chiosa filosofica: "Noi pensiamo di essere importanti, ma poi finiamo tutti nello stesso posto. L'Inter mi sta nel cuore: ha avuto fiducia. Per me l'Inter è un grande premio. Un grande sogno che chiedo di vivere". 


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