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Ronaldo: "Mi sono rialzato grazie al calcio. Milano..."

di Gianluca Scudieri

Bella chiacchierata quella concessa da Ronaldo ai microfoni dell’edizione italiana di Rolling Stones in cui ricorda il suo periodo in Italia raccontando parecchi aneddoti legati alla sua vita privata.

Sei stato uno che ha fatto della velocità il suo marchio di fabbrica. È qualcosa che ti sei sempre portato dietro?
"Beh, in Brasile il calcio è più lento, anche l’erba dei campi era diversa. Quando sono arrivato in Europa ho iniziato a vivere la forza del calcio europeo. Ho dovuto adattarmi in fretta, è andata bene però. Sono sempre andato nei posti giusti e nei momenti giusti".

Quindi ti allenavi in modo diverso anche?
"Adesso, da dieci, dodici anni, nel calcio ci si allena bene. Ma i miei primi dieci anni da professionista ci allenavamo in maniera collettiva, non individuale. Pensa che spesso dovevo correre con Cafu ma le nostre velocità erano diverse: lui è sempre stato forte nelle distanze lunghe, io nelle corte. Per fortuna ora i preparatori sono molto più individuali, cercan odi migliorare le singole caratteristiche dei giocatori".

Hai parlato dei diversi luoghi in cui hai giocato e dovunque sei sempre stato il più amato di tutti. Come hai fatto?
"Sicuramente è stata la passione che ho messo nel gioco, ma credo sia stato anche comportarmi da persona normale. Alla gente piace vedere che sono come tutti, sbaglio, commetto degli errori, cado e mi rialzo. Le persone si identificano".

Soprattutto a Milano, hai unito due tifoserie…
"È sempre bellissima l’accoglienza qui, devo ringraziare tutti i tifosi”.

Hai parlato delle volte in cui sei caduto. Cosa ti ha aiutato a rialzarti?
"L’amore per il calcio. Non ho altre parole per descrivere la forza che ho trovato per riprendere a giocare. La prima volta che il mio ginocchio ha ceduto non c’era neanche uno storico di questa lesione. Sono riuscito a tornare solo perché volevo farlo".


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