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Sneijder: "Credo ancora nel Pallone d'Oro"

di Guglielmo Cannavale
Fonte: As.com

Wesley Sneijder è stato intervistato da As, riguardo soprattutto ad un argomento molto discusso in Spagna, il Pallone d'Oro. Sneijder prova a rafforzare la sua candidatura anche se dalle notizie che trapelano sembrano poche le sue possibilità di vincere il premio: "Penso di meritarlo perché l'anno scorso ho vinto il triplete e sono arrivato in finale del Mondiale, segnando 5 gol. La scorsa stagione nessuno l'ha fatto. Sarebbe bello vincere il premio proprio nell'anno in cui la FIFa si è unita al Pallone d'Oro. La gente, a Milano, a Madrid, in Olanda, mi dice: "Te lo meriti, te lo meriti". Gli avversari più quotati sono certamente Xavi e Iniesta: "Sono due grandi giocatori. Cosa posso dire? Non hanno molta qualità nei piedi -scherza l'olandese. Se non fossi un candidato lo darei al mio connazionale Robben".

Finito l'argomento Pallone d'Oro, si parla del suo arrivo in Serie A: "Il successo è stato mentale. Il mio primo anno a Madrid è stato molto buono, il secondo non tanto per motivi privati. Mi è dispiaciuto per i tifosi, la stampa e i compagni. Quando sono arrivato all'Inter ho pensato: "E' stato un anno orribile, non voglio ripeterlo. Voglio dimostrare a tutto il mondo di cosa sono capace. Ma non è solo una questione di mentalità, anche Mourinho mi ha dato fiducia. Sono arrivato giovedì e sabato ho giocato il derby da titolare vincendo 4 a 0. Mourinho è speciale per un fatto psicologico. Lui sa come si sente un giocatore. Quando gli parlavo lui sapeva cosa pensavo. Il dialogo era molto diretto. A volte mi ha detto: "Hai bisogno di tre giorni di pausa, stai a casa".

Poi ricorda il suo addio a Madrid: "Il momento più difficile è stato quando mi obbligarono ad allenarmi in un campo separato. Mi sono sentito come se fossi in prigione. Però l'ho accettato e me ne sono andato, con dolore. Ora però non ho più dolore, l'Inter me lo ha fatto dimenticare. Il problema non era Pellegrini, ma erano Valdano e Florentino Perez, soprattutto Valdano. Ma questa è la vita. Se lo incontro lo saluto senza problemi, la vita è così, le cose vanno e vengono. Anche se il modo in cui è successo tutto…". E i motivi della sua ultima deludente stagione al Real sono questi: "Per prima cosa sono stato infortunato per tre mesi. Poi ho avuto problemi con la mia ex moglie. Non mi faceva vedere mio figlio, era tutto molto complicato. Nessuno del club mi ha dato una mano". Le voci che dicevano che usciva troppo di sera non lo disturbavano, "perché era la verità -ammette Wesley. Era quasi sempre festa. Quando sei a casa da solo e hai molte cose brutte a cui pensare, ti serve una via di fuga. Ma una mattina mi sono svegliato e mi sono detto: "Wesley, cosa stai facendo? Hai qualità, sei nella migliore squadra del mondo, cosa stai facendo?". Poi mi ha aiutato quella che ora è mia moglie, abbiamo parlato molto. Per sposarmi con lei mi sono anche battezzato. Non sono mai stato molto religioso, ma ho pensato: "C'è qualcosa che mi può aiutare". Mi ha convinto mia moglie. Quando Mourinho è andato a Madrid non ho mai pensato di raggiungerlo".

Sneijder ripercorre la sua infanzia, in una famiglia pazza per il calcio: "Mio fratello Jeffrey giocava nelle giovanili dell'Ajax. E questo era il mio sogno. E quando ho un sogno faccio di tutto per ottenerlo. Ho visto molti ragazzi, che avevano più qualità di me, che si sono persi per strada. Uscivano di sera e con le ragazze, cose a cui io ho rinunciato. Mio padre ogni giorno faceva 35 km, da Utrecht, per portarmi all'allenamento. A nove anni avevo già imparato a calciare con due piedi. Come sono diventato così? Ho sempre giocato con ragazzi più grandi. Poi sono un ragazzo di strada, questo mi ha reso più forte". 

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