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Stevanovic racconta: "Mi stavo buttando via, ora..."

di Christian Liotta

Alen Stevanovic si racconta a cuore aperto. Dalle pagine di Tuttosport, l'esterno offensivo serbo di proprietà dell'Inter, oggi al Torino dove sta recitando un ruolo da protagonista, racconta tutto di sé, a partire dalla sua infanzia segnata da molte traversie: "Oggi io mi chiamo Alen Stevanovic, ma quando sono nato il mio cognome era Golos. I miei genitori si sono separati subito dopo la mia nascita e io posso dire di non aver mai conosciuto il mio padre naturale. E anche mia mamma posso dire di averla vista pochissimo. Subito dopo la separazione, assieme a mio nonno, dal quale presi il cognome Stevanovic, è andata a cercare fortuna in Svizzera, mentre io, mia nonna e mio zio siamo scappati dalla Bosnia in Serbia. Non potevo raggiungere mia mamma a Zurigo in quanto non mi hanno concesso il visto e la vedevo solo una volta all’anno. Mio nonno è mancato presto, a soli 58 anni, ha lavorato tanto in Svizzera e quando è tornato a casa, a Belgrado, è mancato un anno dopo. Fino a 6 o 7 anni fa ero incazzato con la vita e per questo ho avuto intemperanze che si sono rivelate deleterie all’inizio della mia carriera da giocatore".

Stevanovic ribadisce anche di essere a tutti gli effetti nazionale serbo: "Non ho doppio passaporto, la Svizzera mi ha solo offerto di giocare con la sua Nazionale, ma per ottenere il passaporto avrei dovuto giocare per 5 o 6 anni nel loro campionato e così ho rinunciato". Poi ricorda i tanti sacrifici per inseguire il suo sogno di diventare calciatore: "Per fare questo mestiere ho smesso di andare a scuola a 15 anni e ho fatto provini ovunque: Roma, Panathinaikos, Sparta Praga, anche al Torino a 16 anni. L'anno scorso, poi, stavo per buttare via la mia carriera. Mi ero isolato, vivevo male, mangiavo tanto e bevevo, stavo ingrassando e in campo i risultati si vedevano. Andare in Canada però è stata una grande fortuna, l’allenatore Winter mi ha aiutato tantissimo, l’ho chiamato anche da poco per ringraziarlo. Non so se è stata la mia svolta definitiva, ma so che è stata una delle tante".

E Alen cita la svolta legata all'Inter, arrivata proprio in extremis: "All'Inter dovevo rimanere soltanto 2 o 3 giorni e poi sarei finalmente tornato da mia mamma in Svizzera. Ero stufo e stanco di girare il mondo da solo in cerca di provini. L’ultimo giorno di mercato però, Piero Ausilio decise di cedere Obinna all’estero e si liberò un posto da extracomunitario per me. Da lì in poi giocai nella Primavera neorazzurrra, arrivò l’esordio in Serie A con Mourinho e la mia cessione al Toro. Ora voglio vincere con questa maglia e con questo tecnico, Ventura, che mi stanno aiutando a diventare grande”.

 


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