Volpi: "Zanetti una rarità, l'infortunio di Ronaldo doloroso anche per noi". Poi ricorda il problema al cuore di Kanu
"I tre grandi simboli: il Duomo, la Scala e San Siro. Ma sono favorevole al progetto del nuovo stadio. Le cose belle possono vivere nel ricordo. Si va avanti". Parte da un elenco dei tre luoghi magici di Milano l'intervista concessa da Piero Volpi all'edizione milanese de La Repubblica. Il medico dell'Inter si racconta ripercorrendo la sua carriera fin dai tempi del Varese.
Nelle giovanili del Varese ha conosciuto un giovane Beppe Marotta, oggi presidente dell'Inter.
"Era il factotum. A 15 anni era già d'aiuto per i magazzinieri, per il fisioterapista, per il segretario. Sapeva fare tutto, anche piantare i tacchetti nelle scarpe con martello e chiodi".
Il suo più bel ricordo da calciatore?
"Ho sfidato l'Inter a San Siro con la maglia del Como. Con quella della Reggiana, il Milan in Serie B".
Chi era il suo idolo in campo?
"Luisito Suarez. Un campione di tecnica, corsa e stile. Da bambino cercavo di copiarlo. Quando sostituì Hodgson in panchina, lavoravo all'Inter. Vicino a lui mantenevo la meraviglia dell’infanzia".
Quale suo compagno di squadra avrebbe visto bene come medico?
"Aldo Serena. È una persona eccezionale, lo avrei voluto con me in Ortopedia, ma per sensibilità ed empatia sarebbe stato anche un bravissimo pediatra".
È vero che Javier Zanetti fisicamente era indistruttibile?
"Quelli come lui sono una rarità. Lo paragono a Vierchowod. Un mix di genetica, professionalità e conoscenza del proprio corpo per prevenire gli infortuni".
Oggi si gioca molto. Per voi medici è una sfida in più?
"Certo. Dobbiamo adeguare il nostro modo di lavorare, visto che indietro non si torna. Bisogna ottimizzare i dati, usare la tecnologia. Con tutte queste partite, i calciatori si allenano poco".
Che esperienza fu gestire il ginocchio di Ronaldo?
"Fu doloroso anche per noi. Le tecniche diagnostiche e chirurgiche non erano quelle attuali. Campioni come lui o Van Basten avrebbero avuto carriere più lunghe".
Cosa l'ha colpita della vicenda clinica di Nwankwo Kanu?
"Arrivò dall'Ajax senza che il suo cuore fosse mai stato testato. Aveva un'alterazione importante. Lo tenemmo con noi, lo facemmo curare, e fini la carriera in Premier League. Una soddisfazione enorme. Tutto grazie alla bontà di Moratti".
Siete ancora legati?
"Certo. Ha fatto la storia dell'Inter e del calcio. Per i giocatori era come un padre, il club era una famiglia. E aveva bene in mente che nel calcio i tifosi ripongono molti dei loro sogni".