Zanetti: "Moratti, Prisco e Facchetti: in 19 anni..."
Fonte: Gazzetta dello Sport Milano
Una lettera a cuore aperto quella che Javeir Zanetti, tramite l'edizione milanese della Gazzetta dello Sport, ha voluto inviare a tutti i lettori. Un invito coraggioso, una richiesta di aiuto per i più bisognosi: i bambini. Appello nobile, che non manca di ricordare il principio di tutto, ovvero l'arrivo e la maturazione nella Milano nerazzurro.
“Ora lo posso dire... sono maggiorenne. Diciannove anni in Italia, a Milano, praticamente la metà della mia vita. Milioni di ricordi, di regali nerazzurri e di abitudini che rendono questa città ormai come la mia casa, questo Natale una notte piena di buoni propositi. Qui sono nati i miei tre figli Sol, Ignacio e Tomas: loro sono milanesi autentici, a me sinceramente manca soltanto la certificazione nei documenti. Milanese lo sono, lo sento, grazie anche a persone magiche che fin da subito mi hanno accolto come un figlio e accompagnato in questa mia nuova strada.
Il presidente – Massimo Moratti che ancora adesso è per noi un punto di riferimento assolto e costante e che ha dimostrato di essere pronto veramente a tutto per il bene dell'Inter... Anzi, Internazionale per davvero, adesso. E' un Natale speciale anche per questo, perché l'Inter guarda ancora più lontano, al Mondo. Lo fa non dimenticando nessuno, io non ci riesco ancora.
Persone come Giacinto Facchetti, che fin dall'inizio della mia nuova avventura mi è stato vicino: mi sono sentito scelto, da lui. E questo conta più di ogni vittoria raggiunta con la maglia nerazzurra. Giacinto mi ha donato i valori giusti per poter meritare la fascia di capitano e indossare questa maglia sempre con orgoglio proprio come lui: lealtà, correttezza, onestà e rispetto totale verso tifosi e avversari. E poi ancora Peppino Prisco, indimenticabile, inimitabile e sorridente guida che mi ripeteva sempre: “Javier, tu sei il mio uomo, mi fido di te...”.
Maestri – Loro mi hanno insegnato tutto di Milano, con le parole e con l'esempio: loro hanno creato in realtà quella che adesso è la mia Milano. E proprio per questo io so bene quanto questa città sappia essere semplicemente generosa e accogliente, oltre ogni apparenza e oltre ogni luogo comune.
Un regalo – Perciò, in questo mio diciottesimo Natale da milanese, vi chiedo un piccolo sforzo che sono sicuro vi porterà un sorriso... Da anni con Paula proviamo a regalare un grande sorriso a chi non può averlo, a chi vive nella mia Argentina, in quella povera, senza regali. Ci provo, ci proviamo senza dimenticare mai l'Italia e i suoi tanti problemi. La Fondazione Pupi ci prova. E in tempo di crisi come quello che stiamo vivendo, noi cerchiamo invece di aprire il cuore alla gente, per realizzare con tanto sacrificio progetti per gli altri, per i meno fortunati. Abbiamo bisogno di tutti. Delle singole persone per rendere questo periodo di feste, un momento di unità, di solidarietà.
Vi scrivo di mio pugno, in questo momento critico, per chiedevi un aiuto, che si serva dell'istruzione e dello sport come strumenti in grado di agire direttamente sul ambino per ricreare quei legami. Non si deve scordare che la personalità e la coscienza dell'individuo si formano proprio nei primi anni di vita del bambino”.