.

Genoa-Inter - Moses e Lukaku verticalizzano il buon palleggio. Borja e Sanchez lo rendono più imprevedibile

di Christopher Nasso

Sul campo di un Genoa ancora in lotta per la salvezza, l’Inter prova il sorpasso sull’Atalanta, valido il secondo posto in classifica. Antonio Conte, con De Vrij recuperato per la panchina, sceglie il terzetto difensivo Skriniar-Ranocchia-Godin. Cambiano gli esterni, con Moses e Biraghi dal 1’, mentre in attacco si ricompone la coppia Lukaku-Lautaro. Assente Barella, giocano Brozovic e Gagliardini in mezzo al campo. Sponda rossoblù, Nicola si affida al 3-5-2: Rovella, all’esordio dal 1’, in cabina di regia, Ankersen e Criscito i ‘quinti’, Favilli e Pinamonti davanti. In difesa spazio a Goldaniga, Romero e Zapata.

PRIMO TEMPO - Come contro la Fiorentina, e non solo, il confronto tra lo schieramento nerazzurro e il 3-5-2 avversario apre alla nascita di molti duelli, per un gioco ‘spezzettato’, all’interno di un match - quando affrontato a ritmi bassi - molto equilibrato. L’Inter, costruendo sempre dal basso e ruotando i tre uomini in mezzo al campo, acquisisce il dominio nel palleggio, arrivando con continuità ad appoggiarsi sui due attaccanti. L’aggressività dei difensori rossoblù, unita a difetti di precisione nei filtranti a ridosso dell’area di rigore, limita le conclusioni ospiti verso la porta difesa da Perin. Coinvolgendo Handanovic, la retroguardia schierata da Conte raggiunge agevolmente la linea mediana, eludendo la pressione di Favilli e Pinamonti. Uno tra Gagliardini, Eriksen e Brozovic, a fasi alterne, si posiziona nel ruolo di regista, con gli altri due larghi alle spalle degli esterni, proponendosi come soluzioni in appoggio. Muovendo la sfera con giocate dentro-fuori e provando a muovere il centrocampo avversario, prima di dedicarsi alle verticalizzazioni per Lukaku e Lautaro, ‘chiamati’ a venire incontro. Il numero 9, sul centro-destra in zona Zapata, è il più cercato, e l'uomo decisivo, in diverse occasioni, per portare l’azione nella metà campo offensiva. Premiando la corsa di Moses, pungente e vincente nel duello con Criscito. I movimenti tra le linee, in zona palla, di un Eriksen inizialmente propositivo, vengono ‘assorbiti’ dalla marcatura stretta di Rovella. E, al netto di una superiorità territoriale, i nerazzurri mancano di imprevedibilità e cambi di passo nella trequarti d’attacco, impattando contro Romero, molto aggressivo su Lautaro, e compagni. Nella fase di non possesso, l’Inter alza un mediano (quasi sempre Brozovic sul centro-sinistra) al fianco delle due punte, per portare pressione alla difesa a tre schierata da Nicola, con Godin a scalare su Behrami (o Skriniar su Jagiello quando esce Gagliardini). I padroni di casa si affidano alla giocata diretta per uno dei due attaccanti, il più delle volte Favilli - decentrato sulla corsia mancina -, con Pinamonti in zona centrale dalle parti di Ranocchia. Gli ospiti contrastano con successo la fisicità degli avanti rossoblù, ritornano agevolmente in possesso della sfera e trovano la via del gol al 34’. Coinvolgendo più volte anche la parte sinistra dello schieramento, con Biraghi bravo a rientrare sul destro e a trovare la deviazione vincente di Lukaku sul secondo palo. L’Inter controlla i primi 45’, e alzando a tratti i ritmi raggiunge l’intervallo meritatamente in vantaggio.

SECONDO TEMPO - Al rientro delle due squadre dagli spogliatoi, il match vive un’altra fase a bassa intensità, caratterizzata dal paziente palleggio nerazzurro nella prima costruzione e da un Genoa molto attendista. Pinamonti e Favilli ‘osservano’ il giro palla di Skriniar, Ranocchia e Godin (più Handanovic), mentre continuano i duelli in mezzo al campo, privi però - nella fase di non possesso rossoblù - di grande aggressività. Ad abbassarsi in cabina di regia è quasi sempre Eriksen (seguito da Rovella), con Gagliardini e Brozovic a ricevere ‘aperti’ in appoggio. I movimenti sono funzionali, lo sviluppo un po’ lento, i padroni di casa compatti all’interno della propria metà campo, e l’iniziale manovra ospite non trova tempi e spazi per guadagnarsi un finale positivo, vincente. Un Lautaro ‘disordinato’ nel dialogo con Lukaku limita il peso offensivo, mentre Eriksen fatica nel farsi trovare tra le linee e nell’assistere i due attaccanti. In ampiezza, più equilibrio nei duelli Biraghi-Ankersen e Moses-Criscito. Gli uomini di Nicola alzano il baricentro una volta arretrato il palleggio nerazzurro, e aggrediscono in avanti con i tre difensori centrali, provando a ribaltare velocemente l’azione una volta riconquistata la sfera, sempre appoggiandosi in profondità sulle due punte. Ranocchia trascina una difesa fisica, determinata e concentrata. Nel Genoa dentro Schone per Behrami (Rovella diventa mezzala), mentre Conte - qualche minuto dopo - inserisce Borja Valero, Sanchez e D’Ambrosio al posto di Eriksen, Lautaro e Skriniar. Se la costruzione dal basso ospite rimane positivamente invariata, cresce invece in fluidità e imprevedibilità lo sviluppo di trame offensive, grazie alla mobilità di Borja e alla destrezza nello stretto di Alexis. E, con i padroni di casa più sbilanciati minuto dopo minuto, aumentano gli spazi a disposizione. Pandev per Favilli prima, e poi Ghiglione e Destro per Ankersen e Rovella (3-4-1-2 con il macedone trequartista), alimentano il tentativo di forcing rossoblù. Ma aprono, soprattutto, all’ultima fase del match, dove l’Inter ritrova la superiorità di Moses nell’1vs1 su Criscito. E trova maggior ‘cattiveria’ e concretezza negli ultimi 11 metri. Il nigeriano serve Sanchez per il facile 2-0, prima di lasciare posto, insieme a Biraghi, a Candreva e Young. Il finale regala campo aperto a Lukaku e compagni, e il 9 belga regala la prodezza valida il definitivo 3-0. Che riporta la Beneamata al secondo posto in classifica. Forse con qualche rimpianto, ma con un finale di stagione ancora tutto da scrivere. 

VIDEO - TANTI AUGURI AL "COLOSSO" MAICON, UN FUORICLASSE DA TRIPLETE


Altre notizie