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Gerry 'a Cicogna: "Inter fortunata come i suoi tifosi. Emozionato dalle bombe carte, cori da condannare"

di Daniele Alfieri

Ciro mi fa segno di scendere: siamo arrivati ma al camion è proibito superare i cancelli. Ho conosciuto Ciro tre anni fa quando iniziai a fare lo scaricatore di prodotti cinesi marchiati Suning al porto di Napoli. Miliardi di copie, visto che per gli originali della famiglia Zhang il Governo di Pechino impone il blocco. Da allora con Ciro comunichiamo solo a gesti: all'inizio pensavo fosse un "codice", poi ho capito che in realtà non sa altra lingua oltre al napoletano e io faccio fatica a comprendere certe sfumature del suo parlato quotidiano.

"Iamme ia!", poi mi dice seccato perché temporeggio e almeno questo lo capisco. Lo saluto con un cenno, apro lo sportello e scendo dal camion in corsa, facendo pure una capriola per arrivare proprio di fronte all'entrata della villa (non si tratta di un espediente letterario ma del modo esatto in cui sono andate davvero le cose). Il cancello si apre e due energumeni vestiti alla Men In Black mi accompagnano lungo il percorso dal cortile all'atrio. Uno di loro mi fa da Cicerone dandomi degli accenni sulla storia della villa: "In questa vasca ci ha fatto il bagno Maradona e poi ci ha pisciato Saviano". Osservo la reliquia con stupore e passiamo oltre.

Eccoci infine al soggiorno. Gerry 'a Cicogna, capo del famigerato clan dei Cerebrolesi, sta guardando fuori dalla finestra, sente i nostri passi e si volta. Viene incontro salutandomi e mi offre il classico benvenuto della casa: senza aspettare la mia risposta ordina ai suoi due scagnozzi di portare "ddoje belle tazzulell' 'e cafè" e questi abbassando la testa gli rispondono: "Stamm' turnann'". Finalmente ci sediamo.
"Uagliò, prima di iniziare l'intervista", comincia il boss, "ci tengo a dire che io parlerò a nome di tutti i Cerebrolesi nel mondo. Noi Cerebrolesi siamo infatti un'unica grande e vera famiglia: non abbiamo né possiamo avere mai pareri discordanti, guardiamo gli stessi programmi in tv, andiamo nello stesso negozio e abbiamo un solo interesse: o' cazzegg'! Così risparmiamo la fatica che faremmo se ognuno di noi sviluppasse un pensiero autentico, critico, integrale e individuale". Faccio finta di aver capito il suo discorso mentre lui scoppia a ridere insieme agli altri due, che nel frattempo sono tornati con i caffé. Mando giù il mio di un sorso e dico di apprezzarlo come nessun altro in vita mia (guai se Gerry scopre che bevo solo americano...).

Signor Gerry, da tifoso del Napoli ha visto un'Inter fortunata come dicono alcuni oppure solida e pronta a contendere lo scudetto alla squadra di Sarri?
"Il Napoli ha avuto più del 60% del possesso palla, quindi si meritava di vincere 3-0. L'Inter è stata molto fortunata, soprattutto i suoi tifosi che possono ancora raccontarlo in giro. Ma se chista è 'a vuluntà 'e San Gennaro...".

Quale giocatore avrebbe tolto all'Inter?
"Se me lo chiedevi prima della partita ti dicevo Icardi. I giornali scrivevano che in area è 'nu killèr. Mmò ti dico Handanovic: secondo me para pure 'e pallott'".

Cosa ha apprezzato di più della partita e cosa invece non le è piaciuto?
"Mi sono emozionato e commosso nel sentire i boati delle sei bombe carte lanciate dai nostri tifosi sopra quegli altri. In campo invece ho visto pochi falli e a me piace dicchiù quando la partita diventa... maschia. Nei limiti della legalità, ovviamente".

Sarri ha anche parlato di cori razzisti da parte dei tifosi nerazzurri.
"Assolutamente incivili. Da condannare. Con regolare processo, ovviamente".

A proposito, una curiosità. Avrà sentito dell'arresto di un suo "collega" latitante, smascherato perché ha acquistato a suo nome il biglietto di Napoli-Inter. A lei il calcio ha mai creato questo tipo di problemi?
"Sì, ma con me loro sono stati più furbi. Mi presero quando andai a comprare la maglia numero 82 del Napoli. Personalizzata, con il nome stampato: "Gerry 'a Cicogna"".

E il numero 82 cosa vuol dire?
"Te lo spiego in privato. Diciamo che è un numero che ci tengo a far crescere. Dopo chillu scemo dell'altro giorno siamo a 121 (ride scambiandosi sguardi d'intesa con i due scagnozzi, ndr)". 

Dico che ho fretta perché c'è Ciro che mi aspetta, saluto con riverenza e guadagno l'uscita. Nel tragitto passo di nuovo vicino alla vasca, sono tentato. Ma forse per stavolta è meglio di no. 


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