Jovetic al presidente del Marsiglia: "Sono il vero JoJo. E svelo perché Spalletti mi ha mandato via dall'Inter"
"E così tu saresti Jovetic, Stevan Jovetic... Non farmi ridere, il vero Jovetic sta venendo da noi". Il presidente dell'Olympique Marsiglia non riusciva ancora a credere alle affermazioni del passeggero seduto nel posto di fianco a lui.
"Ora sì che ti riconosco: tu sei Ibrahimovic! Stai andando a firmare con il Monaco! Eh, ma quest'anno per voi la vedo dura... Con Raul Garcia in panchina vinceremo tutti gli scontri diretti. E pure la Ligue 1!".
Il passeggero guardò in alto sconfortato, poi continuando a masticare il suo chewing gum provò di nuovo a convincere Eyraud: "Macché Ibra! Sono io Jovetic, come glielo devo dire? E poi mi spiace ma devo informarla che ieri il Monaco ha battuto 6-1 l'OM. E non c'ero in campo io...".
Il volto del presidente si fece stralunato. "Cosa? In effetti ora che ci penso siamo già arrivati a fine agosto. Però nessuno mi aveva detto che è iniziato il campionato".
A sorridere adesso era Jovetic, in procinto ad accasarsi al Monaco, mentre Eyraud si rinchiuse per un attimo nei suoi pensieri.
"Eh già", ribattè divertito JoJo, "quante sorprese oggi...".
"In ogni caso non ti credo", tornò alla carica il presidente dell'OM, "con Rolando in difesa è già tanto se finiremo la stagione con dieci gol al passivo! E il fatto che tu sia il vero Jovetic è ancora tutto da dimostrare".
"Innanzitutto se fossi Ibra", obiettò l'attaccante montenegrino, "non firmerei mai e poi mai per il Monaco dopo aver giocato per quattro anni al PSG. E poi mi risulta che a Montecarlo non sia stata messa in piedi ancora nessuna statua al posto del Palazzo dei Principi...".
"Va bene. Diciamo pure che non sei Ibrahimovic", disse Eyraud intenzionato a vederci più chiaro, "però dimostrami che sei Jovetic. Quello che stiamo praticamente per chiudere ma che come dici tu starebbe invece per firmare con quei buzzurri del Monaco", e fece un sogghigno.
In quel momento il comandante segnalò l'inizio della discesa verso l'aeroporto di Nizza: "La temperatura a terra è di circa 26 gradi centigradi. Ne approfitto per salutare due ospiti graditi a bordo che abbiamo riconosciuto, il presidente del Marsiglia Jacques-Henri Eyraud e la stella del calcio montenegrino Mirko Vucinic".
Tutti i passeggeri si girarono ad applaudirli, mentre Jovetic scosse la testa sconsolato, poi quando calò il silenzio si rianimò: "Ci sono! Posso mostrarle il mio passaporto!".
"Nulla vieta che tu sia un ladro e che l'abbia rubato", ribattè Eyraud. "Raccontami invece un aneddoto dell'Inter. Qualcosa mai letta sui giornali e di cui solo il vero Jovetic può esserne a conoscenza".
"D'accordo", annuì sereno JoJo, "posso raccontarle il motivo per cui Spalletti mi ha mandato via. Ricorda quell'esultanza dopo che feci gol al Chelsea? Dicevo: "Io resto qui", ovviamente intendevo a Singapore. Pensavo che per aver segnato ai Blues e prima ancora al Lione mi fossi meritato almeno un paio di settimane di vacanze extra. Spalletti capì tutt'altro, mi fece rientrare in Italia con la squadra e giocare nel secondo tempo contro il Villarreal. Segnai un gran gol pure agli spagnoli, ma stavolta in campo non mandai nessun messaggio. A fine partita andai direttamente da Spalletti e gli chiesi se finalmente mi avrebbe concesso le tre settimane di vacanze che mi sarebbero spettate di diritto. Lui sembrò sorpreso e non volle saperne. Mi fece un discorso sugli occhi, la grinta e il cuore, mettendoci dentro i tifosi e la passione del mondo per il calcio. Quando mi chiese che cosa ne pensassi risposi che non ci avevo capito nulla. Allora lui si sentì offeso, mi disse che ero io a essere limitato e che non c'era posto per me nella sua storia con l'Inter che lui si immagina tanto tanto bella. Prima di mettermi ufficialmente in vendita, Sabatini e Ausilio fecero un ultimo tentativo per convincere Spalletti: gli suggerirono che magari con qualche allenamento sulla tattica sarei potuto diventare un ottimo centrale di difesa".