Rotondo il risultato, convincente la prestazione. È questa la fotografia del 3-2 del
Milan all'
Atalanta che permette ai rossoneri di issarsi a -2 dal Napoli capolista a punteggio pieno eguagliando la miglior partenza dopo sette turni nell'era dei tre punti (19, come nel 2003/2004, vinse il titolo). Lo start è per cuori forti: la miccia s'accende con immediatezza, visto che dopo soli 28'' Calabria s'incunea cogliendo la verticale di Hernandez e sfruttando nel migliore dei modi l'evidente indecisione di Musso per stappare l'incontro. I ritmi s'impennano senza soluzione di continuità e c'è da entrambi i lati la voglia e l'ambizione di giocarsela a viso aperto, senza la paura di sbilanciarsi per lasciare varchi aperti da poter sfruttare con energiche ripartenze. L'Atalanta perde per infortunio Pessina (uscito al 25' in barella) e colleziona diversi angoli per tentare l'assalto aereo, ma i rossoneri si difendono mantenendo ordine e posizione, trovando la fiammata sul viale del tramonto con Tonali, bravo ad intercettare l'ingenuità in impostazione di Freuler, che scopre una palla sanguinosa stendendo il tappeto rosso al regista classe 2000 che si mostra freddo a tu per tu con Musso. La ripresa ha le impronte della gestione e della voglia di riacciuffarla, così Gasperini tenta i jolly dalla panchina inserendo l'inventiva di Ilicic e il dinamismo di Muriel, ma l'occasione propizia la sfrutta il Milan per scavare il solco: ricicla Kessie in mediana, il tacco illuminante di Leao incendia la sgasata spaccatutto di Theo Hernandez eccelso nel tagliare in due l'uscita in pressione della Dea, poi l'esecuzione del portoghese (che chiude l'azione dopo averla aperta) è di pregevole fattura nella scoccata sotto la traversa per sigillare un successo timidamente riaperto dal rigore potente di Zapata (fallo di mano di Messias) e dal guizzo di Pasalic nel recupero che assume validità solo per le statistiche.