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4-2-3-1 in difficoltà, torna di moda il rombo? E 4-3-3 da non scartare: i motivi

di Alessandro Cavasinni

Le ultime uscite non sono state esaltanti. Nonostante la difesa d'ufficio, Roberto Mancini sa che qualcosa non va e, non a caso, nella ripresa contro il Sassuolo si è vista un'Inter quasi dal recente passato, con difesa a tre e centrocampo a cinque. Difficilmente il Mancio riproporrà ancora questo schieramento, se non in situazioni particolari a gara in corso, ma il cambiamento è dietro l'angolo.

CONVINZIONI SGRETOLATE - Nella sua seconda edizione nerazzurra, Mancini era partito con circospezione. Atteggiamento prudente, reparti stretti e verticalizzazioni rapide. 4-3-1-2, 4-4-1-1, 4-5-1: poco spazio ai fronzoli, si bada al concreto. Il primo tempo contro l'Udinese aveva illuso, poi il ritorno alla cruda realtà nella ripresa. Ma quella traccia di Inter pareva destinata a rinverdire, soprattutto dopo un sontuoso mercato invernale (checché ne dicano i detrattori). E invece prima il Torino, poi il Sassuolo hanno sgretolato più di una convinzione.

Il PRIMO ALERT - In verità, già con la Samp in Tim Cup si erano avute le prime avvisaglie: nonostante l'uomo in più per oltre 80 minuti, i nerazzurri avevano stentato non poco a sfondare il muro blucerchiato. Possesso palla a senso unico, ma spesso sterile: un alert che era distinguibile a un occhio attento. Il ko interno col Toro non è stato altro che la logica conseguenza: fatica nel fare gol e nel trovare le giuste combinazioni offensive unito a una fragilità preoccupante in difesa. Difetti palesati con maggior clamore nella debacle di Reggio Emilia.

SI CAMBIA? - Ed è anche per questo che Mancini starebbe pensando a un cambio tattico. Non di atteggiamento, visto che il tecnico nerazzurro ha apprezzato in ogni caso la volontà di fare la partita e di palleggiare. Ma è evidente la difficoltà di sostenere quattro elementi prettamente offensivi, specie se questi – tra forma che scarseggia e scarso feeling nel ruolo – non rendono al massimo. In questo frullatore possono tornare buoni vecchi e nuovi elementi. Il pensiero corre a Hernanes, accantonato nelle ultime partite, oppure a Brozovic, eclettico centrocampista arrivato dalla Dinamo Zagabria. Importante sarà il recupero degli infortunati (D'Ambrosio su tutti) e il ritorno di Santon (qualora si rimetta in sesto a livello fisico). Il passaggio alle due punte, poi, potrebbe giovare sia a Icardi, meno solo nel lavoro sporco, e a chi gli sarà vicino. Palacio e Podolski non dovrebbero più sfiancarsi nel rincorrere gli avversari per decine di metri, magari risultando maggiormente lucidi sottoporta. Senza dimenticare la possibilità di riportare Guarin al suo ruolo naturale di interno e quella di lanciare definitivamente Shaqiri, libero di inventare e sfogare la sua classe.

I NUMERI - In tal senso si valutano le varianti. Fermo restando che il progetto per l'Inter futura resta quello di impostare la squadra sul 4-2-3-1, al momento potrebbe tornare più che utile il rombo di centrocampo. L'alternativa è il 4-3-3, con Medel di nuovo mediano come ai tempi di Mazzarri, affiancato da due tra Brozovic, Guarin, Hernanes, Kovacic e Kuzmanovic. Il centrocampo più folto e due terzini che spingono consentirebbero alle ali (Palacio, Podolski, Shaqiri o Bonazzoli) di accentrarsi per concludere e dedicarsi più a colpire che a rinculare. Idee, numeri, lavagne e pennarello: la prima tappa è il San Paolo e qui Mancini si aspetta già passi avanti. 


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