Abete e il "no" a Thiago Motta: quando c'è oriundo e oriundo...
Una persona può mandar giù, ma a fatica, la chiusura di Lippi ad un Thiago Motta in Nazionale. Quando però a farlo è il Presidente delle Federcalcio, la cosa assume contorni a dir poco inquietanti anche perchè, nello sbattere le porte della Nazionale in faccia all'oriundo nerazzurro, le ha al contempo spalancate ad Amauri. Andiamo con ordine: il giocatore della Juve è stato a pietire fino all'ultimo un posto nella Nazionale di Dunga dove, se non fosse stato per un ritardo del fax di convocazione, avrebbe già giocato lo scorso anno. Adesso, resosi conto che ormai le possibilità di indossare la maglia verdeoro sono svanite, manda messaggi d'amore alla nazionale italiana verso la quale, la scorsa stagione, aveva rilasciato dichiarazioni quantomeno contrastanti con l'intento di non precludersi definitivamente la Seleçao.
Thiago Motta, a differenza di Amauri, ha espresso sin dal primo momento una volontà priva di ambiguità verso i coloro azzurri. Peraltro da un punto di vista prettamente tecnico, servirebbe molto più dello juventino stante l'assoluta mancanza di qualità del gioco della nazionale che è stata evidenziata in maniera imbarazzante nella Confederation Cup e confermata ieri contro un avversario non più che volenteroso come la Georgia. "Lo juventino sarà un'eccezione, ma per il resto concordo con Lippi. gli oriundi devono essere un minimo nella nostra Nazionale, siamo d'accordo da tempo con il Ct su questo, dobbiamo valorizzare i nostri vivai". L'incoerenza della dichiarazione è in re ipsa, ma la cosa che lascia francamente basiti è che a renderla sia stato il Presidente delle Figc. Gli oriundi, quindi, non vanno ad inficiare la crescita dei nostri vivai, solo se indossano una determinata maglia. A questo punto mi corre l'obbligo di fare una domanda ad Abete: un Felipe Melo oriundo e convocabile in nazionale, sarebbe rientrato nel suddetto numero minimo?
La cosa è sotto gli occhi di tutti. La nazionale deve essere degli italiani ma, ormai, è diventato un feudo per pochi intimi. Dopo l'immotivata chiusura ad un talento come Antonio Cassano, il cui desiderio di azzurro è genuino, si spalancano le porte ad un giocatore la cui italianità si è appalesata in maniera discutibile solo una volta che si sono chiuse definitivamente le porte della nazionale brasiliana. Nella nazionale, inoltre, gioca anche Camoranesi, un giocatore che sta trovando, a differenza di Thiago Motta, un impiego soltanto marginale nella squadra di club. Queste sperequazioni, finiscono inevitabilmente per far nascere il sospetto che, in fondo, lo status di oriundo assume una valenza diversa in base alla maglia che indossi. La cosa che lascia più amareggiati, però, è l'atteggiamento degli organi di informazione che non possono non aver colto quello che sta accadendo ma, ciononostante, sul punto regna il più assordante dei silenzi.