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Ali, minor possesso e più pericolosità: i cambiamenti tattici da De Boer a Pioli

di Matteo Serra

I primi quattro mesi della stagione dell'Inter sono stati segnati dal cambio di guida tecnica, passando da De Boer a Pioli. Cambiare l'allenatore non è mai un buon segnale, perché vuol dire che un progetto fallisce e che quindi sono stati commessi degli errori. Che De Boer non fosse l'uomo giusto al momento giusto per sostituire Mancini, è già stato detto chiaramente. La realtà dice che l'allenatore olandese non è riuscito, per mancanze sue e non solo, ad entrare in sintonia con il mondo Inter e l'addio è stato quasi inevitabile. Pioli in poco più di un mese ha ridato un briciolo di speranza ad un ambiente che sembrava già essersi rassegnato ad una stagione di insuccessi. Proviamo a vedere cosa è cambiato e come nel passaggio dall'allenatore della terra dei tulipani a quello del prosciutto crudo. 

COSA È CAMBIATO - La più grande rivoluzione di Pioli è stata la modifica del raggio d'azione delle ali offensive, Perisic e Candreva. Il progetto di gioco di De Boer consisteva in una veloce circolazione del pallone da destra a sinistra, con l'intento di liberare nell'1 contro 1 l'esterno, in modo tale da poter permettergli di crossare al centro dell'area, cercando di allargare il campo il più possibile per mettere in difficoltà gli avversari. L'occupazione dell'area era riservata quasi unicamente al solo Icardi, che aveva il compito di sfruttare il giro palla dei compagni per rubare il tempo all'avversario e farsi trovare pronto a ricevere il passaggio decisivo. Un sistema offensivo che non ha mai, se non in alcuni casi, portato risultati concreti, producendo solo un altissimo numero di cross, soprattutto da parte di Candreva, quasi tutti però caduti nel vuoto di una non buona occupazione degli spazi. Pioli, appena arrivato, ha invertito questo aspetto, chiedendo alle ali di entrare nel campo, per ricevere palla in una posizione più centrale e più vicina ad Icardi, avendo quindi la possibiltà di scegliere tra il cross o la conclusione personale. Se Perisic tutto sommato ha continuato a giocare di testa sua, dato che è un calciatore molto incostante e istintivo all'interno della partita, è stato Candreva a palesare i più grandi cambiamenti. Da quando è arrivato Pioli, il laterale italiano è andato in rete già 3 volte, contro il solo gol realizzato sotto la gestione De Boer. Oltre al dato delle realizzazioni, sono molto importanti diverse situazioni di gioco in cui il solo movimento ad accentrarsi di Candreva ha creato spazio per i compagni, come nell'occasione del primo gol di Icardi contro la Lazio: il numero 87 si accentra, D'Ambrosio ha quindi spazio di avanzare e crossare per la testa vincente del capitano. Questa modifica di gioco è stata semplice ed essenziale allo stesso tempo, dando alla manovra offensiva maggiore imprevedibilità e un aumento del numero di giocatori che possono fare male agli avversari. Icardi nella gestione De Boer aveva segnato 10 dei 16 gol totali della squadra (Perisic, Eder, Joao Mario e Banega gli altri marcatori). Sotto Pioli si sono aggiunti anche Brozovic e Candreva, confermando la maggiore pericolosità offensiva. Altre sostanziali cambiamenti riguardano l'atteggiamento in campo: con De Boer la squadra aveva un'altissima percentuale di possesso palla, una tra le più alte del campionato, ma spesso sterile e non finalizzata al gol. Pioli ha chiesto ai suoi meno possesso ma più concretezza, verticalizzando con maggiore frequenza, anche con palle in profondità, quasi inesistenti nel gioco orizzontale dell'allenatore olandese; questo lo dimostra anche il dato relativo al vantaggio territoriale, la presenza cioè nella metà campo avversaria, salito dal 53.9% al 56.5% (fonte Opta). L'Inter quindi occupa meglio il campo ed è più compatta, con una distanza dei reparti passata da circa 40 metri a poco più di 36. A livello di sistema di gioco, Pioli ha abbandonato il centrocampo a tre, troppo offensivo, per passare ad un 4-2-3-1 dopo alcuni esperiementi, con Brozovic affiancato da un centrocampista più difensivo (Melo, Kondogbia, il mercato ne porterà un altro), alzando definitivamente Joao Mario dietro le punte. 

COSA ANCORA NON VA - La nota negativa sono ancora i gol subiti, troppi ed eccessivamente simili tra loro. Il numero totale dice 21 in 18 partite, cosi distribuiti: 14 in 11 partite per De Boer, 7 in 6 partite per Pioli. Gol che spesso avvengono per errori di impostazione, che fanno trovare la squadra totalmente impreparata e messa male in campo, fattore comune ad entrambe le gestioni. Questo è dovuto sia ad una poca attenzione degli interpreti (Murillo su tutti) sia ad una poca predisposizione della squadra a correre all'indietro, rendendo difficile andare a chiudere gli spazi dietro la linea difensiva. Infine, bisogna considerare Handanovic, che è fenomenale tra i pali ma non rientra nella categoria dei portieri "moderni", quelli alla Neuer per intenderci, capaci di agire da libero e permettere quindi alla linea difensiva di essere più alta senza per questo essere vulnerabile. Pioli ha provato a porre rimedio chiedendo alla squadra un pressing molto alto, andando ad infastidire gli avversari già nelle prime fasi dell'azione (vedi il dato sulla distanza tra i reparti), e questo ha portato anche a dei gol (Candreva vs Sassuolo, Banega vs Lazio), ma è un'arma a doppio taglio, perché se non attuata con tempistiche quasi perfette mette la squadra in balia degli avversari, come successo nel primo quarto d'ora infernale di Napoli, quando gli uomini di Sarri sembravano giocare contro una squadra di giovanissimi. Il recupero palla in avanti è proprio anche della scuola olandese e quindi De Boer, ma con lui questi meccanismi non sono mai statai ben oliati, esponendo sempre la squadra ad un fin troppo facile contropiede avversario, e dando sensazioni più simili all'improvvisazione che alla recitazione di un copione ben scritto. Forse per mancanza di tempo, ma l'Inter era troppo vulnerabile. Con Pioli i gol subito continuano ad arrivare, ma vanno comunque contestualizzati: col Milan ne ha presi 2, ma ne ha fatti altrettanti. Idem con la Fiorentina, quando ne ha fatti però ben quattro. La nota più negativa resta Napoli, quando la squadra non è mai scesa in campo. Inoltre non si possono ignorare le ultime tre partite a rete inviolata, anche se più per errori degli avversari o salvataggi dell'ultimo minuto che per una reale padronanza offensiva. Insomma Pioli sa che la difesa ancora "balla" troppo e la rotta deve essere invertita per rendere ancora più evidente il distacco tra lui e De Boer. 


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Domenica 15 dicembre