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Alvarez: "All'Inter mi aiutano tutti, vivo un sogno. Questo calcio..."

di Fabrizio Romano

Ricardo Alvarez è un fiume di felicità. Da talento in rampa di lancio del Vélez è passato, in poco più di un mese, a nuovo elemento base per l'Inter campione del Mondo di Gian Piero Gasperini e ora è anche una pedina della nuova Argentina di Alejandro Sabella, proiettata al Mondiale che verrà. Sogni che diventano realtà per Ricky, che proprio a una radio argentina ha rilasciato una lunga intervista che FcInterNews.it ha ascoltato e tradotto integralmente, e che vi riporta in anteprima assoluta: "Non appena mi rendo conto che mi è capitata una cosa magnifica me ne capita un'altra, tutte cose fantastiche che mi stanno accadendo a ripetizione. Prima sono diventato campione d'Argentina con il Vélez, poi sono passato a un club della grandezza dell'Inter, ora mi ha chiamato la Selecciòn. Sono cose che una persona sogna sempre, però poi quando accadono sul serio non sai bene come reagire. Posso dirlo, sto vivendo un sogno", dice Ricky.

Piovono domande sull'Argentina: "Ora sono molto tranquillo, so di star facendo le cose al meglio. Con il c.t. Sabella non ho potuto parlare del ruolo e del progetto calcistico che ha in mente, ha solo avuto il tempo di presentarsi con tutti e ha parlato con noi cinque argentini che siamo all'Inter, si è presentato e ci ha fatto capire la fiducia che ha in noi. Nulla di più. Sono sicuramente molto contento per la mia prima convocazione, i campioni dell'Inter che giocano da anni nell'Argentina mi hanno parlato, mi hanno rilasciato molti consigli. Cosa mi hanno detto? Che devo sfruttare al meglio questa occasione, perché stare nella Selecciòn è la cosa più bella che c'è e non bisogna lasciarsela sfuggire. Dovrò sfruttare l'opportunità al massimo". Un altro quesito in ambito albiceleste: "Se tieni presente l'Estudiantes di Sabella come giocava, dove ti vedi nella nuova Argentina?". Ricardo è disponibile: "Credo che dovremo vedere come sarà lo schema e poi i giocatori, ma io devo pensare solo ed esclusivamente ad allenarmi bene e dare tutto, poi vedremo come mi vorrà mettere in campo il mister. Ora devo sfruttare il momento e non devo bruciare questa occasione".

Si passa poi alle domande sul calcio italiano: Ricardo si è già adattato? "Non mi sento ancora pronto, servirà ancora un po' di tempo, mi sto calando nello spirito del club e nel calcio italiano, i ragazzi argentini mi stanno aprendo la porta e dando tanti consigli. Devo ancora imparare tanto, il calcio è differente da quello argentino, è più rapido e c'è meno tempo per pensare, però con la forza e con il sacrificio come dico sempre mi adatterò al calcio italiano". C'è tempo anche per sorridere: "Ricky, è stato recentemente il compleanno prima di Zanetti e poi di Cambiasso. Chi ti sta trattando meglio?", gli chiedono ridendo. "Tutti e due, sono persone fantastiche, tutti gli argentini, davvero - dice Alvarez ridendo -. Devo sottolineare la gentilezza di Walter Samuel, che è stato il primo ad incontrarmi in quanto gli altri erano in Copa America, è stato squisito durante la preseason, ma anche lo stesso Diego Milito quando è arrivato. Questi quattro ragazzi sono davvero persone fantastiche".

Dal radiocronista argentino, poi, una domanda particolare: "Al Vélez eri in uno dei top team argentini e non ti mancava nulla, ma cosa ti ha sorpreso del mondo Inter?". Ricardo replica: "L'Inter è un club enorme, in Italia è davvero grandissimo, ci allenavamo tutti i giorni in fase pre-stagionale con 3.000 o 4.000 persone - dice con stupore -, questo credo che in Argentina non esiste. La gente è fantastica e segue la squadra, questo club è un'istituzione, non mi manca mai nulla, lo stadio San Siro è incredibile, questo è un mondo a parte e devo sfruttarlo al massimo e non posso rilassarmi un attimo perché voglio fare molto bene e sarà fantastico per me poter sfondare qui".

Proseguono le domande sul calcio italiano: "Credo che qui si gioca più velocemente, si pensa più velocemente, io ho uno stile di gioco che mi porta a tenere palla e mi piace il contatto con quest'ultima, però qui si gioca rapidamente e devi vedere subito i compagni liberi per servirli con sveltezza. Non ci si può permettere più di uno o due tocchi in linea di massima, questo è l'importante". Si conclude sorridendo: "Ma le botte che ti rifilano sono dure, lì in Italia?". Ricardo ride: "Ma sì, sono toste però in Argentina ci ho fatto l'abitudine alle patadas (i calcioni, ndr), però sicuramente il gioco qui è molto duro". E allora buona fortuna Ricky, noi avremo la pazienza di aspettarti. D'altronde, la classe non è acqua...

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