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Arbitri in confusione: c'è bisogno di coerenza e tranquillità

di Alberto Casavecchia

Non si grida certo al complotto anti Inter, ma di certo i nerazzurri sono penalizzati dalla classe arbitrale quasi domenicalmente; ieri ne è stata la riprova. Il signor Rosetti, stimato arbitro internazionale che rappresenterà le terne arbitrali italiane in Sudafrica, non vede un rigore nel primo tempo (e forse pure un altro nel secondo tempo su Milito) per fallo di mano di Aronica su cross di Maicon; il difensore siciliano dirà che è stato un tocco involontario, mentre le immagini della moviola fugheranno ogni dubbio: si tratta di calcio di rigore, un rigore più o meno simile a quello che il fischietto torinese concesse a Bari contro i nerazzurri, per fallo di mano di Samuel, entrato in scivolata a bloccare un tentativo di tiro di Meggiorini. Evitando ora di riprendere il discorso arbitrale dell’ultimo derby, per il quale si sono spese innumerevoli parole, nei tifosi interisti sorge un dubbio: ma per caso l’Inter sta ancora pagando l’episodio Quaresma a Chievo, quando ai clivensi non venne concesso un calcio di rigore all’ultimo minuto? A questo punto sembra proprio di sì; non si sta parlando di un complotto, teso alla riapertura di un campionato saldamente nelle mani dell’Inter, ma di coerenza, quella che ieri sera è mancata al signor Rosetti. Se nel giro delle ultime due settimane abbiamo visto fischiare alla Juventus due rigori (usando un eufemismo) inesistenti, non si capisce perché all’Inter non vengano concessi rigore netti, tra l’altro fischiati a sfavore in occasioni precedenti.

Il problema degli arbitri, e questo lo abbiamo già rimarcato in passato, è la mancanza di tranquillità; pensiamo solo a cosa sarebbe successo ieri sera, in un S. Paolo agguerrito contro l’intera classe arbitrale (vedi la panolada con le maschere di Pierluigi Collina), se Rosetti avesse fischiato un calcio di rigore all’Inter. Rivolta? Fermento popolare? La tranquillità, quella che ai nostri fischietti viene a mancare inesorabilmente quando si entra nei cosiddetti ‘campi caldi’, in cui ogni decisione arbitrale viene apostrofata con insulti e turpiloquio, è alla base di ogni buon arbitraggio e come possono, in questi casi, uomini (perchè si tratta pur sempre di uomini, non di macchine) giudicare in tutta serenità e prendere decisioni che potrebbero influenzare intere stagioni? In questi casi massima solidarietà ai nostri fischietti.


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