Attacco a secco: niente gol né tiri in porta. E ora le statistiche non mentono
Partiamo da un dato: anche ieri, pochi tiri in porta anche contro l'ultima in classifica. Il dato delle conclusioni dell'Inter contro il Catania nella partita di ieri è di quelli davvero disarmanti: soltanto quattro conclusioni nello specchio della porta dell'estremo difensore etneo, peraltro nessuno a segno. Peggio di così era andata solo in due circostanze: in occasione della partita interna contro la Sampdoria, anche qui, guarda caso, sotto gli occhi di Erick Thohir, con due tiri di cui uno a segno; e contro la Lazio all'Olimpico, dove si toccò il punto più basso, con Etrit Berisha impegnato, o spaventato, soltanto in una circostanza. Oltretutto, protagonista ne fu Yuto Nagatomo, autore dell'unico gol realizzato dall'Inter in questo avvio di 2014, quello contro il Chievo. E sempre Nagatomo aveva segnato il secondo, annullato ingiustamente dai direttori di gara. Sempre Nagatomo, sempre un esterno difensivo, sempre uno di quelli che non dovrebbe avere il gol come mestiere, in teoria.
Ma se Nagatomo mette a segno l'ultimo dei suoi cinque gol in stagione dopodiché la produzione offensiva si arresta, è sicuramente un vanto per il nipponico, anche lui però apparso ultimamente in calo; ma soprattutto, è un segnale inequivocabile di un'emergenza che risuona fortissimo, uno dei tanti che purtroppo stanno ormai rendendo sordo l'intero ambiente interista: l'attacco non segna, l'attacco non gira più, l'attacco non ha più ossigeno. Insomma, il reparto offensivo dell'Inter chiede aiuto. E sembra davvero incredibile parlare così di quel reparto che nelle prime battute viaggiava a gonfie vele, risultando il migliore dell'intera Serie A. Oggi, invece, il piatto piange una miseria incredibile: non si trova la rete, soprattutto non si trova nemmeno il modo per pensare di fare un gol.
E' una questione che i numeri inizialmente mascheravano, ma che ora sta venendo fuori in tutta la sua crudezza: Rodrigo Palacio, del resto, ha cantato e portato la croce per diverso tempo, navigando spesso in perfetta solitudine tra le linee difensive avversarie ma riuscendo comunque a trovare spesso e volentieri la via del gol. Ma dopo il tacco risolutivo nel derby, il Trenza pare essersi smarrito. Ma il problema non è nemmeno di presenza quantitativa di terminali offensivi, anzi da quando Walter Mazzarri ha avuto modo di poter giovare delle tanto anelate due punte i problemi sono accentuati, perché Diego Milito ci mette tutta la volontà di questo mondo ma ormai il Principe meraviglioso del lontano 2010 appare solo uno sbiadito ricordo. E le alternative non hanno sin qui rappresentato le soluzioni sperate; Mauro Icardi è stato tormentato da troppi problemi, Ishak Belfodil non ha mai goduto di vero spazio e ormai ha le valigie in mano. In quanto a Ruben Botta, bisognerà aspettare ancora un po' per capire quale possa essere il suo contributo alla causa.
Il problema è semplice: manca qualità, nell'attacco come del resto in tutti gli altri reparti. Manca l'elemento di peso e che contemporaneamente possa innalzare il livello qualitativo dell'intero reparto. Il nome di Mirko Vucinic poteva (potrebbe) rappresentare un'alternativa numerica e tecnica interessante per l'allenatore nerazzurro, senza dubbio, anche se permanevano i dubbi sulla consistenza fisica. Ma il montenegrino non è senz'altro in possesso della bacchetta magica: per risollevare le sorti dell'attacco nerazzurro ci vuole anche un cambio di rotta sul piano del gioco; non è forse il momento adatto per dirlo, però la sveglia passa indubbiamente anche da una minore prevedibilità. E rassegnazione.