Balotelli, Eto'o e il razzismo: se chi deve intervenire non sente...
Mario Balotelli, l'antipatico, il presuntuoso, l'asociale, il maleducato e chi più epiteti ha più ne aggiunga. Anche perché ormai la sua immagine, a 19 anni, sembra già irrimediabilmente compromessa. Viene da chiedersi come mai un ragazo alla sua seconda stagione 'seria' ad alti livelli, attaccante dell'under 21 e uno dei migliori prospetti del calcio italiano debba essere preso di mira in questo modo e diventare oggetto di sberleffi se non addirittura di insulti. Facile sparare addosso a lui, che alla sua età non ha la forza di rispondere se non in modo plateale a certe provocazioni e fuori luogo. E il riferimento non va solo a quelle che gli riservano gli avversari in campo, consapevoli del fatto che il gesto di reazione è dietro l'angolo. Anche le tifoserie avversarie lo hanno ormai eletto bersaglio comune, un fatto incredibile considerando che l'astio nei sui riguardi ha unito frange di tifosi generalmente 'nemiche'. Un fattore sociale, insomma, Mario Balotelli. Neanche il colore della sua pelle aiuta più di tanto, dal momento che l'antipatia nei suoi riguardi spesso sfocia in offese e fischi di stampo razzista, considerato che il passaggio è quasi naturale. E ancora oggi sono tutti a discutere sul comportamento incivile dei tifosi, che sfogano su questo ragazzo dal carattere complicato le loro frustrazioni, come se offendendolo e gridandogli all'orecchio l'ormai tradizionale 'buuu' esorcizzassero il suo talento e salvassero la porta del proprio estremo difensore.
Dopo qualche avvisaglia di cui si è tenuto conto relativamente, il vero impatto con il problema razzismo è arrivato durante Inter-Roma, quando la tifoseria giallorossa si accorse del colore di Balotelli una volta che questi si guadagnò astutamente un rigore, consentendo all'Inter di rimontare lo svantaggio di 1-3 a San Siro. Ovviamente, il diretto interessato non reagì in modo 'karmico', sotolineando la propria bravura nel trasformare il rigore sotto la curva che lo fischiava. Da quel giorno e dal polverone che si è alzato, molti altri episodi simili hanno riguardato Balotelli (uno su tutti, la trasferta di Torino contro la Juventus, serata in cui l'attaccante mise a segno il momentaneo vantaggio interista), fino a quello di Cagliari, un terreno su cui mai in precedenza si era registrato un episodio simile, a conferma del fatto che i sentimenti nei confronti di SuperMario riecono a trasformare negativamente persino le tifoserie più corrette. E nessuno dica che i fischi non ci sono mai stati (a Miami è difficile sentirli, Cellino ha ragione...), perché sarebbe una falsità.
A Balotelli è bastato entrare nella ripresa per diventare nuovamente oggetto di insulti razzisti, con una forte componente di dissidenza indirizzata al personaggio in sé. Allo stesso Eto'o è stato riservato il medesimo trattamento, e nessuno affermi che il camerunense sia antipatico. Il primo impatto è infatti con il colore della sua pelle. Inutile fare del falso moralismo, l'episodio c'è stato e va stigmatizzato, ma bisogna prendere seri provvedimenti. Sospendere la partita sarebbe stato un gesto esemplare, emblematico di una presa di posizione anti-razzista da parte del nostro calcio. Ma ciò non è avvenuto e la Figc si è giustificata appellandosi al regolamento: "l'eventuale sospensione di una partita per cori razzisti puo' essere decisa solo su disposizione del responsabile dell'ordine pubblico. La decisione deve poi essere comunicata all'arbitro attraverso il quarto uomo o un assistente". Tutto giusto, le rgole sono queste. Ma dov'era domenica pomeriggio il responsabile dell'ordine pubblico? Aveva l'auricolare nelle orecchie e non poteva sentire la pioggia di fischi che accompagnava Balotelli ed Eto'o? Ormai si rischia di cadere nella banalità quando si sottolinea che bisogna prendere dei provvedimenti, che è un atteggiamento inaccettabile, che solo uanparte dei tifosi si comporta così ecc. Intanto però, per l'ennesima volta, la frittata è fatta e non si torna più indietro.
Un altro pomeriggio di frustrazione per Balotelli (bravissimo, finalmente, a rimanere freddo di fronte e certe esternazioni nei suoi riguardi) e un benvenuto particolare riservato a Eto'o, uno dei più aspri combattenti contro il razzismo. Quello che lascia perplessi, però, è, come sottolineato da Alessandra Mussolini, che il Giudice Sportivo ha preso provvedimenti contro Mourinho per un episodio alquanto opinabile, ma ha sorvolato sul comportamento di parte del pubblico sardo. Il Cagliari, che come società non ha alcuna responsabilità, poteva rimediare un turno di squalifica, un gesto simbolico che avrebbe forse lasciato il segno, ma ciò non è avvenuto. Neanche una multa, tanto per intendersi. Un messaggio chiaro da parte delle autorità: i tifosi si comportino come credono e sperino che chi di dovere sia duro d'orecchie...