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Banega, 2017 finora annus horribilis. Ma a Cagliari avrà una nuova chance

di Antonello Mastronardi

Di questi tempi, si sa, il mercato stuzzica il tifoso quanto e più del campo, e in ossequio a questa regola le prestazioni maiuscole sfoggiate da Ever Banega nella scorsa edizione di Europa League avevano soppiantato negli occhi dei tifosi nerazzurri il finale di stagione senza pretese della squadra di Mancini. Quale interista non si era dichiarato un po' sevillano dopo la vittoriosa finale col Liverpool? Nella marcia trionfale degli andalusi, le geometrie del Tanguito avevano fatto da partitura, dando lustro alle notti europee di Emery e aprendo varchi insperati per le galoppate di Gameiro. Banega, com'era ormai noto, aveva già concluso il proprio accordo con l'Inter, pronta ad abbracciare finalmente quel faro che illuminasse una mediana sempre un po' a corto di idee da quando si è conclusa l'epoca di Thiago Motta e Cambiasso. Poco meno di un anno dopo, l'entusiasmo verso il Tanguito è colato a picco, come in un instabile elettrocardiogramma utile anche a descrivere la sua carriera irregolare, strana e inconclusa, che ha trovato in questi mesi nerazzurri la sua tappa più deludente.

ANNUS HORRIBILIS - Adorato da De Boer, nei primi mesi in Italia Banega non era comunque riuscito a imporsi con decisione, nonostante l'olandese lo adoperasse con straordinaria continuità, relegandolo in panchina soltanto in occasione della sfortunata trasferta di Bergamo risalente al 23 ottobre scorso. Con l'arrivo di Pioli, per l'argentino la musica è radicalmente cambiata: la ricollocazione di Joao Mario in una posizione più avanzata, unita al recupero di Brozovic e Kondogbia, ha drasticamente ristretto le maglie al centrocampo, e il ritmo timido e compassato di Banega non gli è ovviamente bastato per farsi largo in questo groviglio. Nell'ultima gara del 2016, a San Siro con la Lazio, la sua gara sembrava scivolare via senza sussulti, un po' come i suoi primi mesi in nerazzurro, quando il suo tiro dalla distanza ha sbloccato il match e, per la verità, sembrava aver dato la definitiva impennata alle quotazioni del Tanguito in nerazzurro; chi l'avrebbe mai detto, invece, che quel capolavoro avrebbe invece finito per assomigliare piuttosto al proverbiale canto del cigno. Il 2017, infatti, è finora l'annus horribilis di Banega. Impiegato da titolare soltanto a Udine e Palermo, il fantasista è sempre stato individuato come una delle cause principali di una manovra lenta, stentata e priva di particolare dinamismo; impietoso, poi, si è rivelato lo scarto di ritmo con Joao Mario che, subentrando nella staffetta come successo al Barbera, riusciva sempre a dimostrare maggior incisività del compagno di reparto. Dopo Palermo, Banega infatti finisce nel dimenticatoio per due gare, salvo essere riscoperto come alternativa a gara in corso nelle prove successive: il talento è ancora sotto una luce opaca, ma ogni tanto l'argentino riesce a regalare numeri dalla panchina, che in qualche caso - vedansi l'assist di Bologna per il tap in di Gabigol - significano punti.

CINA LONTANA - Ora, all'antivigilia della trasferta di Cagliari, la parabola del Banega nerazzurro ha forse l'ultima occasione per svoltare. Il numero 19, infatti, calcherà con ogni probabilità dall'inizio il prato del Sant'Elia, ed è inoltre fresco di convocazione in Nazionale, dove il ct Bauza sembra non voler rinunciare a nessun costo ai suoi colpi da maestro. La sua permanenza milanese è stata in dubbio fino alla fine di febbraio, col mercato cinese ancora aperto che poteva produrre praticamente in ogni istante un'offerta monstre per l'Inter e per il ragazzo. Niente, Banega è rimasto all'Inter e, adesso più che mai, è chiamato a dimostrare che può restarci ancora qualche anno. Perché poi, si sa, le vie del pallone sono infinite, e magari el Tanguito può sperare che Pioli, con cui evidentemente il feeling tecnico non è alle stelle, lasci il posto a qualcuno più affine alla sua lingua calcistica e non: chi può escludere, ad esempio, che un eventuale arrivo di Simeone non possa ricollocare il Tanguito in una posizione più protetta, a lui maggiormente congeniale e dunque simile a quella che gli aveva ritagliato Emery? Sognare, per Banega, non costa nulla, anzi è forse un dovere. Perché la sua parentesi nerazzurra non sia solo una parentesi, e l'elettrocardiogramma dei suoi ultimi anni di carriera non finisca, tristemente, per assomigliare a una linea retta.


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