Barella: "Con la Juve alla pari, il ko col Barça importante per il futuro. Conte? Per lui mi farei ammazzare"
Fonte: Gazzetta dello Sport
Lunga intervista a Nicolò Barella da parte della Gazzetta dello Sport alla vigilia di Inter-Juventus, l'attesissimo Derby d'Italia di domani sera al Meazza. "Barcellona ci è rimasta dentro - dice il numero 23 nerazzurro -. Perdere non ci è andato giù. Ma più del risultato, più dell’arbitraggio, quella partita ha fatto vedere chi siamo. Per 65-70 minuti abbiamo messo sotto il Barcellona, la squadra top al mondo. Certo, la vittoria avrebbe amplificato tutto. Però abbiamo dimostrato personalità, sarà importante per il nostro futuro".
Non è che mollate la Champions per il campionato?
"Macché. È un girone difficile, ma siamo l’Inter: non so dove, ma andremo a prenderci i punti necessari per passare".
Ora la Juve. È una partita alla pari?
"Sì. La Juve ha in più solo l’esperienza, il fatto di conoscersi da più tempo come gruppo. Ma il mister ci ha chiesto da subito cose ben delineate e noi le stiamo mettendo in pratica, ecco perché dico che siamo alla pari. La Juve ha vinto il campionato con 21 punti di vantaggio lo scorso anno: vogliamo colmare il gap, vedremo alla fine se ci saremo riusciti".
Iuliano-Ronaldo, lei aveva solo un anno. Gliel’hanno raccontato, quell’episodio?
"Eh, diciamo che è stato un caso strano. Non aggiungo altro".
Quante telefonate le ha fatto Conte?
"Guardi, il mister sa essere convincente subito: non più di una...".
Dove deve migliorare di più l’Inter?
"Creiamo tanto, concretizziamo meno. È il prossimo step".
In cosa è davvero differente Conte?
"Ha un’attitudine diversa, un modo di parlarti che ti trasmette qualcosa di nuovo. Per lui mi farei ammazzare, vale per tutti i suoi calciatori. E questo fa la differenza. Ha visto come corrono le squadre di Conte? Eh, non è solo perché sono preparate bene. È frutto di quel che ti mette in testa lui".
Stankovic è il suo modello. In cosa si riconosce nel serbo?
"Siamo simili nell’atteggiamento, come lui non mi tiro mai indietro. Lui però aveva un tiro e una capacità di far gol che gli invidio".
Mancini e Conte: differenze e punti di contatto.
"Sono diversi nei metodi di allenamento e nel modo di mettere in campo la squadra. Simili nella fiducia che trasmettono ai calciatori e nell’attenzione agli avversari durante la preparazione del match: con entrambi, quando vai in campo sai già cosa fare".
Cosa le dà fastidio del calcio?
"Le falsità. Poi il fantacalcio: non il gioco in sé, ma c’è gente che mi insulta perché mi dice di aver perso la partita per colpa mia...come se io fossi contento di una mia brutta prestazione. Ecco, vorrei tanto mandarli a quel paese. E poi non sopporto le etichette. Come il fatto di essere un cattivo".
Calcio e razzismo: perché non se ne riesce a fare a meno?
"È triste, ho dei compagni che soffrono per questo. Credo che campagne come quella dell’Inter o lo striscione dell’Everton (no al razzismo con la faccia di Kean, ndr) siano molto importanti. Poi bisogna anche vedere i contesti: non è detto che se una curva fa buu a un calciatore sia perché sono tutti razzisti".
In Italia si fa abbastanza?
"È arrivato il momento di fare di più".
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