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Boninsegna svela: "Mi voleva anche il Milan. Inter? Per alcune cose ci son rimasto male, Moratti mi diede buca"

di Stefano Bertocchi

Nella lunga intervista concessa da Roberto Boninsegna al Corriere della Sera c'è spazio anche per raccontare qualche retroscena legato alla sua carriera. Compreso il discusso trasferimento dall'Inter alla Juventus, ma non solo. 

Uno scudetto, due titoli di capocannoniere, 175 gol poi l’Inter la cede alla Juve. Mazzola giura di non avere colpe.
"L’anno prima della mia cessione alla Juventus vedo Sandro all’aeroporto di Olbia che parlotta con Anastasi. Conoscendolo penso: vuoi vedere che mi vuole scambiare con Pietruzzu? Abbiamo fatto anni bellissimi insieme ma a Sandro non credo".

Lei è stato vendicativo però. Alla Juve abbatte l’Inter con una doppietta e le segna anche il suo ultimo gol bianconero.
"E ho esultato sempre a braccia alzate, ma per la rabbia. Devo ringraziare Fraizzoli però: ho vinto più scudetti e coppe in tre anni con la Juventus che in 7 anni con l’Inter".

Lei è ancora arrabbiato con l’Inter?
"Su alcune cose ci sono rimasto male. Alla finale di Champions a Madrid di 13 anni fa mi invitarono al Bernabeu e poi mi lasciarono a casa. Poi Moratti mi offrì il posto di team manager, ma mentre sto andando a Milano mi telefonano: il dottore non può più, la richiamerà. Seppi dai giornali che aveva preso Cordoba".

Oggi si vede più in Lautaro o in Thuram?
"Lautaro è più Mazzola, io sono più Thuram".

La sua Inter che impressione le fa?
"È matura, lunga e cattiva. Si gioca lo scudetto con la Juve".

È vero che stava anche per andare al Milan?
"Il Milan, vinta la stella, mi aveva chiesto al Verona nel mercato di novembre. Dipendeva tutto dalla partita di Coppa Campioni con il Porto, ma una papera di Albertosi li eliminò. Avevo 36 anni potevo diventare l’Ibra del Milan quarant’anni prima".

Se le demoliscono San Siro che fa?
"Ignazio La Russa, che è un mio carissimo amico interista, dice che è come abbattere la Tour Eiffel e io sono d’accordo. Solo su questo, però, eh, perché in politica siamo in squadre diverse...".

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