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Branca: "Ingaggi crollati di 40 mln. Che feeling col Porto! E Paulinho..."

di Fabrizio Romano
Fonte: Inter.it

A tre giorni dalla chiusura della sessione estiva del calciomercato 2012, il direttore dell'area tecnica di FC Internazionale, Marco Branca ha rilasciato un'intervista esclusiva ai microfoni di Andrea Paventi per Sky Sport 24.

Che analisi fa Marco Branca della sconfitta subita ieri dall'Inter nella partita contro la Roma? È legata a una mancanza di personalità?

"Io non direi proprio a una mancanza di personalità, anzi devo dire che mi è piaciuta molto la reazione al primo gol della Roma dopo 15 minuti. Devo dire che alla fine del primo tempo ero molto soddisfatto del carattere e della reazione della squadra, la stessa che già aveva dimostrato tre giorni prima nella partita di Coppa, in considerazione di molti fattori: di un grande cambiamento, di un centrocampo nuovo, di qualche difensore nuovo - perchè io considero nuovo anche Ranocchia, che si era leggermente riposato lo scorso anno e quest'anno abbiamo visto di che pasta è fatto -, con un attacco nuovo e tutti mi hanno dato la sensazione di una grande potenzialità. Questa grande potenzialità me l'hanno data dal punto di vista fisico, dal punto di vista della personalità, tecnico e anche della mobilità. Nel secondo tempo siamo partiti così così, poi abbiamo preso un gol che era evidentemente evitabile per le nostre capacità tattiche, tecniche e fisiche; dal punto di vista psicologico ci siamo ritrovati con meno energie nervose da spendere, visto che già le avevamo spese tre giorni prima, però in considerazione di tutti questi fattori, di tutte queste novità e delle idee chiare che ha l'allenatore e tutta la società, c'è solo bisogno di quell'attimo di pazienza per trovare l'equilibrio della squadra, che è sempre quello che fa la differenza. Direi che i tre punti sono quelli che pesano di più nella testa fino alle quattro del mattino, poi però da questa mattina si può pensare in modo positivo proprio perchè ci sono dei grandi segnali".

Parla di pazienza: è proprio questo l'atteggiamento che la società avrà nei confronti del lavoro dell'allenatore, anche in considerazione di partite che possono creare degli alti e bassi? È facile quando ci si affida ad un allenatore giovane pensare che, se dopo poco, le cose non vanno benissimo tutto debba essere rimesso in discussione.

"Credo che sia facile da parte del sistema, cioè di quello che sta fuori, e questo è comprensibile. Noi in questo sappiamo che ci sono delle regole, queste regole devono andarci bene sia quando le cose vanno bene sia quando non vanno bene. Bisogna essere forti, non a caso ci chiamano professionisti perchè dobbiamo essere forti proprio per quello. L'atteggiamento non sarà solo di pazienza, ma parte dalla fiducia, dalla grande fiducia dimostrata all'allenatore già nel finale dello scorso anno e che prosegue quest'anno. Noi lo sappiamo perfettamente, chi fa questo mestiere ha delle tempistiche diverse: come nel primo anno di Mancini, se voi ricordate anche in quel momento ci è voluta pazienza, ma anche in quel caso c'era grande fiducia. Poi dopo, piano piano - perchè le cose non si possono costruire vincenti in un solo giorno - siamo migliorati, abbiamo raggiunto dei grandi risultati partendo da un piccolo risultato, che era la vittoria della Coppa Italia. Quest'anno siamo nella stessa situazione perchè abbiamo rinnovato, ci sono dei giocatori con grande motivazione, c'è da lavorare, mantenere la fiducia e portare pazienza".

Quello appena concluso dall'Inter è stato il mercato più ricco dal dopo Mourinho, dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Perchè secondo Marco Branca lo si è potuto fare quest'anno? È legato molto alla fiducia che la società ripone nell'allenatore?

"Scusate se vi contraddico, ma non è proprio cosi perché nel primo anno di Mourinho noi spendemmo più di 60 milioni di euro alla voce delle uscite. Nel secondo anno - in considerazione del fatto che facemmo un affare che al tempo non tutti videro positivamente perchè la partenza di Ibrahimovic, come sempre divise - abbiamo potuto spendere proprio perchè avevamo. Quest'anno abbiamo fatto un mercato ricco di cambi, ma molto diverso perchè se quel mercato ci aveva portato degli ingaggi maggiori, quest'anno siamo riusciti ad abbassare il nostro monte ingaggi di circa 40 milioni di euro e questa è una cosa che bisogna fare anche se non ci piace. Questo tipo di discorso al tifoso, quando parte il campionato, interessa fino a un certo punto e quando parte il campionato anche per noi non è una voce fondamentale però bisogna essere dei seri professionisti per cui l'abbiamo fatto e lo abbiamo fatto al massimo delle possibilità possibili, degli incastri possibili e, a mio parere, siamo riusciti a portare all'Inter dei giocatori con grandi motivazioni e con grande potenziale".


Perchè è stata giusta fare adesso un'operazione come quella di Cassano, che già all'epoca di Mancini poteva interessare?

"Perche ci sono delle tempistiche, delle opportunità, dei momenti e dei progetti che sono diversi perchè probabilmente sei, sette, otto anni fa c'erano dei progetti per altre tipologie di giocatori e può anche darsi che oggi Cassano sia completamente diverso da come era otto anni fa. Ci sono delle cose nel mercato che funzionano sempre dal punto di vista della tempistica: non si può mai stabilire al 100%, ma neanche al 75%, quello che sarà il mercato quando inizia il 1° luglio perchè le opportunità cambiano per tutti, cambiano giorno dopo giorno e devi essere bravo e capace nel cogliere quegli attimi che poi si possono verificare. Io credo che, da quel punto di vista, noi lo abbiamo fatto al massimo delle possibilità che questo mercato ci poteva proporre e siamo soddisfatti del potenziale che abbiamo. Ora dobbiamo lavorare su questo potenziale".

Andrea Ranocchia sembra il difensore più positivo in questo inizio di stagione: quest'estate era un giocatore che poteva finire sul mercato?

"Ci sono due modi per rispondere a questa domanda: dire subito no oppure spiegarla meglio. Non c'è mai stato nulla e Andrea per primo ha sempre detto che, lo scorso anno, non ha reso come avrebbe dovuto. Non c'è mai stata nessuna volontà da parte nostra di metterlo sul mercato perchè quando si fanno delle scelte bisogna essere sicuri del valore di questo giocatore e poi dopo, se c'è qualcosa che non va per cui questo giocatore non rende, bisogna avere l'umiltà di capire il perchè. Noi questa umiltà ce l'abbiamo da sempre, fortunatamente ce l'ha avuta anche lui e quindi collaborando stiamo ri-raggiungendo quello che è il livello di Andrea".


Parliamo di due operazioni che non sono andate in porto: perchè Lavezzi e Lucas oggi non sono giocatori dell'Inter?

"Per un motivo molto semplice: perchè con le nostre capacità siamo partiti prima degli altri, nettamente prima degli altri, nel corso d'opera - proprio parlando di attimi - dico che questi devono incastrarsi necessariamente in certi tempi di mercato perchè la prima cosa che mi permetto di dire a chi commenta questo sport, che ci piace parecchio, è che in sede di commento non ci si può dimenticare della situazione economica generale a seconda del momento. Quindi, noi siamo partiti prima degli altri, ma sempre prima degli altri ci siamo resi conto che non si incastravano certi cambiamenti perchè io non le chiamo vendite, la nostra società ha venduto della gente come Maicon e Julio Cesar che hanno fatto parte della nostra storia perchè entrambi li ho presi e venduti io tecnicamente. Sono cose che non fanno piacere, ma sono cose che a un certo punto della storia del club e anche del calciatore, per certi stimoli che devono essere sempre rinverditi, bisogna fare. Detto questo, gli attimi non consentivano in quel momento di prendere delle decisioni senza un certo tipo di copertura economica e li abbiamo lasciati stare, anche perchè nessuno in Italia può essere in competizione con certi prezzi che possono essere decisi da quattro o cinque club nel mondo".


Secondo Marco Branca sono passate un po' troppo in silenzio, o comunque poco valorizzate, operazioni come quelle fatte con Fredy Guarin e l'acquisto di Alvaro Pereira? Sull'uruguaiano, forse, si può raccontare anche qualche particolare in più perchè prima della chiusura della trattativa, ci sono stati due giorni nei quali Branca è stato praticamente in casa del presidente del Porto...

"Durante la mia permanenza c'erano tre squadre, due dall'Inghilterra e una dalla Germania, che pagavano praticamente più di noi. La chiave dell'operazione? Il mio club mi piace perchè ha una certa filosofia, che non è quella del ricordare i titoli o altre cose perchè non mi sentirete mai dire che io sono quello più vincente di tutti i dirigenti della storia dell'Inter o non mi sentirete mai dire che noi abbiamo vinto questo, quello e quall'altro. C'è una filosofia che pensa al bene della squadra in assoluta onestà intellettuale e anche pratica. Sono state delle operazioni ben fatte, al massimo del risparmio possibile e siamo tutti convinti di giocatori che possono difendere i nostri colori bene, per come le ho fatte sono cose mie, devo però anche ringraziare veramente - per l'atmosfera, non tanto per come è finita più o meno a vantaggio di uno o dell'altro - il presidente del Porto perchè già nella prima trattativa abbiamo risparmiato ulteriormente, ma perchè probabilmente sono quelle situazioni nelle quali s'instaura un feeling particolare con un riconoscimento fra due club che anche nella conduzioni della storia sono in sintonia".


Per quello che è il mercato attuale, oggi fossero dell'Inter, Mattia Destro e Mario Balotelli partirebbero mai?

"Anche li sono momenti perchè, per esempio, Mario è partito dopo la vittoria del triplete e già li avremmo dovuto iniziare un certo tipo di discorso economico, che non è che iniziato da un anno o due anni, ma probabilmente anche da prima, solo che prima per l'amore, la passione e per l'affetto sono state fatte delle spese che non sono mai state coperte, come è per la maggior parte dei nostri club. Quindi, dal punto di vista della programmazione, ci puoi pensare, ma se poi dopo, il mercato in quel determinato momento ti offre solo quella possibilità di poter monetizzare qualcosa, devi fare sempre dei piccoli sacrifici. La stessa cosa per Destro, che noi abbiamo dovuto cedere in una situazione di emergenza difensiva perchè Samuel si era fatto male e avevamo la necessità di fare un investimento su un giovane italiano, forte, anche per il nostro futuro e quindi per abbassare certi costi, per prendere Andrea Ranocchia, abbiamo dovuto sacrificare Destro che era nella nostra Primavera. Sono cose molto semplici".

Come ha interpretato Marco Branca la frase detta ieri dal presidente Moratti a proposito della tripletta realizzata alla prima uscita con il Milan, da Giampaolo Pazzini ("Certo noi non è che ci siamo fatti una bella pubblicità").

"Io credo di aver detto qualcosa di simile senza pensare per noi perchè io sono dell'idea che quando si prendono delle decisioni si possono commentare per un giorno, cioè per il giorno dopo, ma poi bisogna essere convinti di quello che si fa. Una volta che ho detto che è stata una scelta tecnica da parte dell'Inter e da parte del Milan, credo debba finire lì".

Gennaio sarà il mese di Paulinho?

"Non abbiamo deciso niente, non abbiamo preso nessun tipo di accordo. Abbiamo pensato a fare il meglio per questa sessione, ora abbiamo tante partite da giocare, dobbiamo trarne tutti delle indicazioni per il proseguio sia del campionato che della coppa. Dopo di che, sempre tornando al fatto degli attimi, vedermo che attimi ci saranno da gennaio".

Ma è un giocatore che marcate a zona o a uomo per gennaio?

"No, a zona ormai, ci piace il gioco moderno".

Quest'Inter, per come è stata costruita, dove può arrivare? In fondo a tutte le competizioni?

"Quando si è nell'Inter si ha una piacevole condanna: tentare di essere sempre nelle prime posizioni, per essere in linea generale. L'intento è avere la mentalità di combattere per essere primi. Questo è l'intento, poi dopo c'è chiaramente il verdetto del campo, che deve dire la sua".


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