Branca: "Non puoi trattare Ibra e un giovane allo stesso modo. Aiutai Eto'o"
Torna a parlare Marco Branca. L'ex direttore tecnico dell'Inter si concede ai microfoni del quotidiano francese L'Equipe, al quale racconta i segreti per un'ideale gestione delle stelle di una squadra di calcio, come ad esempio Lionel Messi, al momento in difficoltà col Barcellona: "Ognuno ha il suo metodo. La cosa più importante è capire il momento che il giocatore sta vivendo e come lo sta vivendo. Ci sono mille situazioni differenti: tensioni con la squadra, l'agente, l'allenatore, la famiglia, la donna. Bisogna capire da dove deriva il nervosismo o il malessere del giocatore, e poi parlargli, cercando di essere sinceri, diretti e intelligenti". Ma se il campione decide che un allenatore non va bene, cosa si fa? "Sono stato all'Inter per dodici anni, quindi so come funziona. Il lavoro di un dirigente è quello di prevenire. Quando vedevo che succedeva qualcosa, chiamavo prima l'allenatore poi il giocatore per conoscere le loro versioni. Bisogna parlare, perché la tensione non arrivi a livelli troppo alti. E' una questione di equilibrismi".
Ma è complicato gestire giocatori che vogliono giocare sempre: "Tutti vogliono giocare, da Messi ai ragazzi, come Rabiot al Paris Saint-Germain per esempio. E' un bene che un giocatore voglia giocare, vuol dire che ama il suo mestiere. Ma ci sono delle scelte tecniche inevitabili. E queste scelte devono essere coerenti. Quando un ragazzo comincia ad arrivare a livelli più alti gioca. Quando un grande giocatore ha delle difficoltà, è normale che ci voglia più pazienza perché ha mostrato il suo valore, ma può anche riposare per qualche incontro".
Branca non sostiene l'idea che i giocatori vanno trattati tutti allo stesso modo: "E' falso, non si può trattare un campione come Zlatan Ibrahimovic come un giovane, ogni giocatore ha bisogno di un trattamento personalizzato. Bisogna comunque tenere conto delle esigenze di tutti, e quindi occorre attenzione, sensibilità; l'obiettivo è costruire un equilibrio di squadra dove ognuno si sente importante". Ma come si fa a far capire ai campioni che la squadra è più importante? "La squadra è più importante, ma la storia dei club più importanti è scritta dai grandi giocatori. C'è un equilibrio da trovare. Bisogna soprattutto vedere se il giocatore che hai davanti è motivato per giocare nel tuo club. Se è il caso, bisogna comprendere il momento che vive. Il primo a parlare al giocatore dev'essere l'allenatore, e il club deve sostenere le decisioni del tecnico".
A questo proposito, Branca porta un esempio empirico: quello dell'Inter del Triplete di José Mourinho. Citando un giocatore in particolare: "Samuel Eto'o. I primi cinque-sei mesi aveva delle difficoltà, e ciò ha creato dei problemi. Ho parlato molto con lui e con l'allenatore. Poi abbiamo avuto una riunione decisva, alla vigilia di un incontro a gennaio. A partire da quel momento, Eto'o ha giocato un'ottima stagione. Bisognava ascoltarlo, comprendere i suoi sentimenti, e parlargli chiaro".