Buio a San Siro: l'Inter stacca la spina europea. Handanovic partigiano, Esposito strappa un amaro sorriso
Tanti, troppi rimpianti. E un pizzico di rabbia, per una prestazione infingarda sotto ogni punto di vista: l’1-0 inflitto dall’Eintracht Francoforte ai danni dell’Inter di Luciano Spalletti (passivo anche generoso, viste le 5/6 nitide occasioni da rete collezionate dai tedeschi) condanna i nerazzurri all’eliminazione dall’Europa League. Una manifestazione che la Beneamata abbandona nel modo peggiore, con una prova che fotografa la situazione attuale dei meneghini. A 72 ore dal derby, la situazione è preoccupante sotto ogni punto di vista: oramai alla squadriglia interista è rimasto soltanto il campionato, là dove - qualora andasse male contro il Milan - tutto si metterebbe per il verso sbagliato anche in ottica quarto posto.
LE INGENUITÀ SI PAGANO - Sulla gara in sé, c’è davvero poco da dire: l’Inter si rivela pazza, come d’abitudine, ma stavolta nel senso errato. Un atteggiamento indolente e svogliato fa da cornice a 90’ deficitari con i briosi ospiti che prendono in mano il risultato fin dall’inizio e non traballano neanche nel finale. Inutile condannare il pur insufficiente De Vrij (autore della svista che porta al gol di Jovic), dato che l’Eintracht sfrutta in ottica realizzativa soltanto una delle cinque o sei nettissime palle-gol a sua disposizione. Sugli scudi Handanovic: l’unico a salvarsi nel grigiore generale, degno partigiano nella resistenza all'invasione tedesca. Paradossale il fatto che i nerazzurri abbiano salutato prima la Champions e poi l’Europa League in stagione per due errori commessi da giocatori esperti (Asamoah e De Vrij, rispettivamente contro Psv e Francoforte), prelevati entrambi nell’ultima sessione estiva anche e soprattutto affinché garantissero un soddisfacente apporto in ambito europeo.
SOSTITUZIONI CONFUSE - Nonostante le molte assenze, Luciano Spalletti potrebbe gestire meglio le carte a propria disposizione. Se è vero che da una parte il tecnico certaldese viene tradito da alcuni singoli (abulici Perisic, Keita Baldé e Candreva), i cambi effettuati lasciano molto a desiderare: perché sostituire Cedric Soares - potenzialmente un buon crossatore - per far entrare Ranocchia e collocarlo in difesa? Gli ingressi di Esposito e Merola, poi, sono quasi obbligati: forse uno dei due arrivato addirittura troppo tardi.
MANCANZA DI QUALITÀ - Quanto all’aspetto mentale, i nerazzurri partono con il piede sbagliato, con la testa altrove, concedendo spazi a dismisura alla compagine avversaria. Quel che desta ancor più incredulità è, inoltre, la reazione mancata dopo il gol subìto: manovra lenta, nessun movimento smarcante, zero verticalizzazioni o palle-gol costruite e non dovute all’iniziativa di un singolo. Nulla, insomma, che sia un frutto raccolto dalla gestione Spalletti: questa squadra sembra giocare da sola, ed è per giunta - nella serata di San Siro - formata da più di qualche giocatore rivelatosi inadeguato al palcoscenico di un ottavo di Europa League.
LA NUDA REALTÀ - L’annata dei meneghini, di questo passo, rischia di tramutarsi soltanto in un’accozzaglia di illusioni non tramutatesi in realtà: grandi potenzialità, significativi investimenti sul mercato, ma alla prova dei fatti zero titoli (per l’ennesima stagione consecutiva) e persino il rischio di non chiudere il campionato in zona Champions. Viene quasi da sorridere a guardare Esposito (il più giovane debuttante della storia interista in Europa) tentare invano di raccogliere un pallone giocabile per sorprendere Trapp. Mirando quella stessa porta che ha assistito, solamente quattro mesi or sono, all’1-1 contro il Barcellona firmato Mauro Icardi. A pensarvi ora, non ci si crede.
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