Caduta libera: la Tim Cup ultima carta per evitare l'annus horribilis
Beato Andrea Stramaccioni che fino alla vigilia ha detto di voler credere ancora al terzo posto. Anche nonostante l’ecatombe continua di giocatori che ha costretto il tecnico a presentarsi in quel di Trieste per la sfida contro il Cagliari con una formazione davvero raffazzonata, con un attacco inedito con Rocchi supportato da Alvarez, Kovacic e Guarin. Purtroppo, però, le sue buone intenzioni sono andate ad infrangersi contro un’amara realtà: l’Inter esce con l’ennesima sconfitta sul groppone dal Nereo Rocco di Trieste, la quarta in cinque partite, per mano di un Cagliari che accoglie come manna dal cielo questi tre punti che equivalgono al raggiungimento pressoché ufficiale della salvezza. Questo nonostante una stagione contraddistinta dal tormento per la vicenda stadio, che ha privato il club rossoblu di una propria casa, una faccenda non da poco.
IL TUFFO DI SVOLTA – Inevitabile, però, non parlare dell’ennesima decisione arbitrale scellerata che ancora una volta ha danneggiato l’Inter. Protagonista questa volta l’arbitro Domenico Celi, il quale, dopo aver sorvolato su un dubbio contatto Kuzmanovic-Ibarbo in area nerazzurra, come preso da un rimorso di coscienza decide di abboccare al carpiato di Mauricio Pinilla che si getta in area cercando un contatto con Matias Silvestre, che dopo quello con l’Atalanta diventa suo malgrado protagonista in negativo di una situazione sfavorevole ai nerazzurri, rimediando oltretutto la beffa dell’ammonizione. Il rigore trasformato dal cileno manda al tappeto un’Inter che, considerata anche la tara dell’emergenza continua, sino a quel momento non meritava di andare sotto nel punteggio, anzi aveva costruito le occasioni più grosse, a partire dal clamoroso palo di Esteban Cambiasso a tu per tu con Agazzi nel primo tempo. Ma quella rete, così come quell’altra arrivata ancora su rigore inesistente, ha effetti deleteri sul gruppo, che si squaglia come neve al sole e impotente assiste all’incursione ancora di Pinilla che vale il 2-0 per i sardi. Un episodio che ha girato la gara, ancora una volta a danno dell’Inter, che francamente visti gli uomini in campo forse meglio non poteva fare.
LA VIA CRUCIS CONTINUA – Si poteva ipotizzare che l’Inter quest’oggi, più che badare al risultato, pensasse a schivare il bacio della malasorte fin qui troppo innamorata dei nerazzurri. Ma nemmeno questo obiettivo è stato centrato, anzi: l’accoglienza dell’Intermeria ha registrato anzi l’ingresso di altri due nomi, quello di Walter Gargano e, incredibile rientro dopo pochi giorni dall’uscita, di Yuto Nagatomo. Questo è, ancora più del risultato e dell’ennesima ingiustizia arbitrale, il maggior rammarico di questo tiepido pomeriggio triestino, almeno a detta di Andrea Stramaccioni nel dopo partita. Con il ko del Mota la squadra perde un altro pezzo importante almeno per corsa e quantità, mentre quanto successo al giapponese ha veramente del clamoroso: tornato disponibile dopo diverse settimane di cautela, dopo otto minuti dal suo ingresso in campo Nagatomo ha dovuto alzare bandiera bianca ancora una volta. A prescindere dal tipo di infortunio, però, è legittimo chiedersi se dopo giorni di preparazione, si può ricadere nuovamente in fallo dopo nemmeno dieci minuti. Perplessità sulla gestione degli infortuni che non fanno altro che acuirsi, un fattore che ormai sta diventando una pesantissima tassa nel computo stagionale nerazzurro.
COPERTA? NO, FAZZOLETTO – La conseguenza di tutto ciò è stata l’impiego di Walter Samuel come attaccante esterno nei minuti finali di gara. Questa posizione inedita è ormai l’emblema del momento dell’Inter, alle prese con una rosa dei disponibili ridotta ormai al lumicino. Con poche prospettive di recuperi nel breve termine. Per l’ultimo spicchio di questa maledetta stagione, quindi, Stramaccioni dovrà davvero fare i conti della serva: non si tratta più di avere una coperta corta, ma, parafrasando le sue parole nel dopo-gara, un vero e proprio fazzoletto. E anche qui, purtroppo, le eco delle scelte degli ultimi mesi continuano a rimbombare assordanti intorno a Corso Vittorio Emanuele. Alea iacta est, col senno di poi è forse facile parlare ed era difficile pronosticare un andamento così accidentato, però purtroppo il dazio pagato è troppo sproporzionato.
L’ULTIMA CARTUCCIA – La classifica, prima dei due posticipi, vede la Roma scavalcare l’Inter e l’Udinese mettere i nerazzurri nel mirino. Ad oggi, la squadra nerazzurra sarebbe tristemente fuori da ogni palcoscenico europeo. Davvero una prospettiva inquietante, per chi era partito con l’obiettivo di riabbracciare la Champions League, anche per il discorso economico. All’Inter non rimane che una cartuccia a disposizione per chiudere questa stagione con dignità: la finale di Coppa Italia, da raggiungersi mercoledì quando, a San Siro, bisognerà rimontare il 2-1 subito all’andata. Non impossibile, certamente, ma vista la continua emergenza, comunque difficile contro una Roma lanciata. Ma bisognerà raschiare il fondo delle energie, per evitare che questo finale di stagione diventi un lungo melodramma. E anche per guadagnarsi un posticino per l’Europa League da questa porta di servizio: i discorsi sulla convenienza di partecipare a questa manifestazione, si possono fare in un secondo momento…