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Carattere, talento e fortuna: le chiavi di lettura della vittoria sul Siena

di Fabio Costantino
Walter Samuel, match winner di ieri

Carattere, talento e fortuna. Queste le chiavi di lettura della vittoria di ieri dell'Inter contro il Siena, al termine di una delle prestazioni peggiori dei campioni d'Italia da molto tempo a questa parte, ma allo stesso tempo un esempio della forza di volontà che i nerazzurri confermano di avere fino all'ultimo secondo di gioco. Inutile nascondersi dietro questi tre punti, lo stesso Mourinho lo ha ammesso candidamente: la sua squadra ieri meritava di perdere, per suo demerito ma soprattutto per merito di un Siena in grado di infierire sui limiti tecnici e tattici dei padroni di casa, grazie all'ottima organizzazione messa in atto da Malesani. Poi, nel calcio come nella vita il coraggio non basta, ci vuole tanta fortuna. E nel finale contro il Siena l'Inter è stata baciata in fronte dalla dea bendata, quando ormai anche un pareggio sembrava tutto grasso che cola.

Chiaramente non si può ignorare la moria di vacche nella rosa nerazzurra: bastava guardare la panchina per rendersi conto delle numerose assenze in casa della capolista. Tutti baby, di bellissime speranze ma non ancora pronti al grande salto. Se a questo poi si aggiungono l'infortunio di Stankovic (il migliore dei suoi in mediana fino a quel momento) e le pessime condizioni fisiche di Thiago Motta (male l'italo-brasiliano), la frittata è ancora più evidente. Sin troppo facile, per i tosani, sguazzare nel pantano interista, che nella ripresa proponeva undici giocatori senza un'idea tattica precisa. L'uscita di Motta ha 'costretto' Mou a riproporre Zanetti a metà campo, affidando a Samuel il ruolo di terzino sinistro. Il capitano è stato uno dei pochi a tirare la carretta fino all'ultimo, ha portato lui avanti il pallone quando intorno a sé non regnava che imprecisione e imbarazzo. Neanche Sneijder è riuscito a dare l'apporto necessario alla manovra, troppo avanzato per ricevere palloni giocabili. Poi, per fortuna, l'olandese ha un piede fatato (era dai tempi di Mihajlovic che l'Inter non vantava un cecchino da calcio piazzato come l'ex Real Madrid) e ha risolto lui buona parte dei problemi offensivi nerazzurri.

Il terzo gol del Siena è nato da un'impostazione tattica suicida da parte dell'Inter: centrocampo assente, squadra divisa in due tronconi con difesa abbandonata a sé stessa (Cordoba sempre anticipato da Maccarone) e attacco composto da quattro giocatori (Milito, Sneijder, Arnautovic e Pandev), ma troppo distante dal gioco. Con un centrocampo così scoperto, per tutti sarebbe stato semplice fare man bassa, ma i bianconeri hanno dimostrato di saper leggere bene le situazioni createsi in campo, sfruttandole a dovere. L'ingresso disperato di Stevanovic, che da esterno sinistro è andato nel finale a fare il terzino (lui che nasce trequartista, ndr), ha consentito a Mourinho di giocarsi l'ultima carta tattica: spedire Samuel in attacco a fare la torre, come già in passato chiesto a Materazzi (anche lui infortunato, in base alla Legge di Murphy). Una scelta che alla fine ha pagato, perché The Wall ha sfruttato l'unica palla buona capitatagli in area e da centravanti di sfondamento ha mandato l'Inter in visibilio, nel momento di maggior confusione in campo. Bravo Samuel, in versione trasformista.

Fortnata ma anche coraggiosa, dunque, la squadra nerazzurra, che ha ancora una volta dimostrato alle antagoniste quanto sarà dura recuperare il distacco in classifica. Se una squadra non lascia sul tavolo i 3 punti in una serata come quella di ieri, c'è poco da sperare anche nella sorte. Sono queste le partite che fanno vincere uno scudetto, quelle in cui una squadra riesce a girare a proprio favore un risultato già scritto. E nessuno dica che si tratta solo di fortuna, perché quest'anno (per non parlare delle stagioni precedenti) l'Inter ha dimostrato di poter compiere certi miracoli: è successo a Kiev, quando nei minuti conclusivi una sconfitta per 1-0 (con conseguente eliminazione dalla Champions) è diventata una vittoria per 2-1. Guarda caso, sempre nel segno di Milito e, soprattutto, di Sneijder. Malesani e i suoi giocatori fanno male a lamentarsi con l'arbitro per quella punizione assegnata nel finale e sfruttata da Sneijder per il 3-3. Un fischio così non è assurdo, e poco importa se in Inghilterra, come il tecnico senese ha detto a fine gara, un arbitro non avrebbe mai fischiato. Siamo in Italia e bisogna accettare le regole locali. Poi, non si trattava di un rigore contestato, ma di un calcio piazzato da oltre 25 metri. Mourinho, durante Juve-Inter, si fece espellere contestando una punizione assegnata ai padroni di casa, da cui è sortito il momntaneo 1-0. Allora il portoghese fu criticato per le sue lamentele, quindi se c'è una logica ditro questo sport sarebbe meglio mantenere lo stesso metro di giudizio e accettare i verdetti del campo. In questo modo il Siena si godrebb di più una splendida prestazione che lascia ben sperare per il prosieguo del suo campionato.


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