Ceferin lancia l'allarme: "Tempi stretti, non è sicuro che i campionati possano chiudersi entro il 30 giugno"
Il numero uno dell'Uefa Aleksander Ceferin, nel corso di un'intervista rilasciata all'Associated Press da Lubiana, è tornato a parlare dell'emergenza Coronavirus e dei risvolti pesanti che sta subendo il mondo del calcio: "È la più grande crisi che il calcio ha affrontato nella sua storia. Sappiamo tutti che questo terribile virus è presente in tutta Europa e ha reso il calcio e tutta la vita in Europa abbastanza impossibili. Sapevamo che dovevamo interrompere le competizioni. La situazione economica in Europa e nel mondo è grave e danneggerà anche noi. Non si tratta solo delle perdite che avremo direttamente con il rinvio dell'Europeo del 2020, ma influenzerà l'intera economia. Oggi è tempo di unità e di decisione. Da domani dobbiamo pensare di iniziare a valutare i possibili danni. Ma sono ancora sicuro che tutti insieme supereremo questo momento e ne usciremo più forti che mai".
Al tempo stesso, però, Ceferin lancia un allarme piuttosto serio in merito al futuro dei campionati nazionali, specie dal punto di vista economico: "Siamo tutti nella stessa situazione e dobbiamo aiutarci a vicenda. Quando vedremo di che tipo di impatto finanziario stiamo parlando, vedremo come aiutare. Ma temo che alcuni club e alcuni campionati avranno seri problemi. Non bisogna dimenticare le federazioni nazionali perché l'unica fonte di entrate delle federazioni nazionali è principalmente la Uefa. Quindi i prossimi mesi o anni saranno un po' difficili, ma faremo un passo insieme. E come ho detto, sono molto ottimista e risolveremo la situazione". Ieri è stato deciso il rinvio al 2021 dell'Europeo: "Abbiamo pensato che questa fosse l'unica possibilità per dare la possibilità ai campionati nazionali e a tutte le competizioni per club di essere portate a termine, ma anche questo non è sicuro per ora. La cosa migliore ovviamente sarebbe chiudere i campionati, ma sarà possibile considerando i tempi stretti dei calendari? Difficile dirlo". E a proposito del format di Euro 2021, l'avvocato sloveno ha concluso non escludendo una riduzione delle località ospitanti: "Il piano è mantenere lo stesso numero di città e di stadi, ma se le cose fossero complicate potremmo anche giocare in 11, 10, nove città. Ma l'idea è quella di mantenere intatto il programma".