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Celi e Motta, l'oro di Napoli. Milito furioso. Ricky, dov'è la cattiveria?

di Fabio Costantino

Il primo stop arriva alla nona. Dopo 8 successi consecutivi tra campionato e Tim Cup, la marcia dell’Inter si ferma in quel di Napoli, avversario a dir poco antipatico considerato anche il precedente in stagione. E come nell’indimenticabile 0-3 di San Siro, a contribuire al successo partenopeo è anche il direttore di gara, meno altisonante del collega Rocchi ma altrettanto determinante. Ma ovviamente il 2-0 del San Paolo offre altri spunti da valutare.

REGOLAMENTO INCONCEPIBILE - Innanzitutto, dopo sei anni di protagonismo assoluto nella competizione, l’Inter saluta la Coppa Italia, da detentrice, già ai quarti di finale. Colpa di un sistema fastidioso che avvantaggia, previo sorteggio, una delle due contendenti nello scontro diretto. A certi livelli, è inconcepibile che due big si affrontino in gara secca sul terreno amico di una di loro. È chiaro che il punteggio rischia pesantemente di essere condizionato dal dodicesimo uomo in campo, e parlando del Napoli non si tratta di un concetto aleatorio. Tant’è, quello che non è accaduto un anno fa (i nerazzurri si imposero ai rigori sempre al San Paolo) è successo ieri, con buona pace di Ranieri che teneva molto al trofeo. Rispetto al precedente, però, l’Inter se l’è giocata con maggiore convinzione e un supplementare lo avrebbe anche guadagnato. Pazienza, la squadra è comunque in forma.

MOTTA, LA TESTA E’ ALTROVE - Turn over? Per nulla, considerati i 22 in campo, testimonianza tangibile della volontà dei due allenatori di non sottovalutare l’impegno. Non fossero stati sorpresi dall’influenza, anche Pazzini e Lucio avrebbero potuto giocare. A parte Castellazzi e Obi, i nerazzurri erano con la miglior formazione ipotizzabile per la trasferta campana, compreso Thiago Motta dato ormai per partente. E forse questa situazione anarchica lo ha condizionato a tal punto da commettere una doppia sciocchezza, non certo da lui: palla persa al limite della propria area e fallo su Cavani per il rigore dell’1-0. Errori macroscopici, uno figlio dell’altro, che hanno condizionato in modo evidente la partita dei suoi compagni. Evidentemente, con la testa l’italobrasiliano non era sul terreno del San Paolo, altrimenti non si spiegherebbe questo improvviso calo di tensione elettrica al cervello.

LA SERATA INTENSA DI SNEIJDER - Anche l’apparato nervoso di Sneijder è stato messo a dura prova per tutto il primo tempo, ovviamente per motivi diversi da Motta. L’olandese è stato fin dall’inizio preso d’assalto da una smania di essere decisivo, di tornare a fare la differenza, ma l’atteggiamento della squadra, troppo bassa, gliel’ha impedito. Inoltre, con il solo Milito al suo fianco c’era ben poco da costruire contro i tre difensori di Mazzarri. Se a questo si aggiunge l’entrataccia su Gargano ‘graziata’ da Celi, l’ammonizione troppo severa per una conclusione a tempo scaduto e un paio di fischi reclamati e non ottenuti, si capisce meglio il suo stato d’animo. Bravo Ranieri a parlargli e rilanciarlo nella ripresa, durante la quale ha offerto il meglio di sé. Merito anche della squadra, più offensiva che mai.

RICKY, E LA CATTIVERIA? - Offensiva anche grazie all’inserimento di Alvarez, che con Sneijder ha formato la coppia di trequartisti alle spalle di Milito, un inedito albero di Natale che in molti consigliano per preservare il talento dei due trequartisti. Peccato però che Ricky abbia solo un centesimo dell’aggressività di Sneijder e si faccia inghiottire dalla tensione del match. Così è stato più di una volta, quando invece di mettere il piede ha preferito toglierlo (una manna per i partenopei, assai più in trance agonistica), ma soprattutto in occasione dell’errore sotto porta su pressing di Zuniga, una palla d’oro che avrebbe portato al pareggio e che tanto ha ricordato lo spreco nel primo tempo del derby. Senza la giusta cattiveria, in Italia il talento non basta. Se non si tratta di un limite innato, Ranieri continuerà a lavorarci su, perché la classe dell’argentino è palese.

SULLE TRACCE DI ROCCHI - Dulcis in fundo, torniamo a Celi di Campobasso. Al di là del mancato intervento in occasione dello scontro Gargano-Sneijder, che poteva costare il rosso all’olandese, il direttore di gara ha assegnato un sacrosanto rigore a Cavani, negandone uno altrettanto evidente a Milito poco dopo. Topica ‘alla Rocchi’ che ha fatto infuriare il Principe (e ce ne vuole per vederlo così infervorato) e gli è costata anche un cartellino giallo per proteste. Non solo: l’attaccante ha poi rivolto una frase eloquente a Mazzarri (“Ora non ti lamenti più?”), reo di aver messo continuamente sotto pressione la terna arbitrale come è solito fare, molto teatralmente. Sintomo, anche questo episodio, di un nervosismo non certo da Tim Cup, che Ranieri dovrà incanalare in una strada positiva già domenica a Lecce.


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