Champions? Ad oggi, porte Klose. Tra mercato e rammarico
Esprimeva fiducia in una possibile crescita nei prossimi mesi, Walter Mazzarri, domenica in conferenza stampa, allorché gli è stato chiesto se fosse possibile pensare ad andare oltre quelli che sono stati fissati come gli obiettivi stagionali. Purtroppo, stando a quanto si è visto ieri nella partita con la Lazio, questi segnali di crescita non solo non si sono visti al momento, ma addirittura la prestazione poco convinta e determinata dà la sensazione che si è fatto addirittura qualche passo indietro. All’interno di una partita che di certo non ha esaltato i puristi dell’estetica, alla formazione di Edy Reja è bastato mostrare un po’ di grinta in più e soprattutto una maggiore convinzione dei propri mezzi per prevalere. Insomma, la morale è: nel giorno della Befana, per Mazzarri e i suoi c’è solo tanto carbone, e tanto da riflettere. Anche perché lì davanti hanno vinto tutte, compreso lo stupefacente Hellas Verona, e la situazione di classifica ora è maledettamente complicata.
DIGESTIVO CERCASI – E’ stata una partita che ha condensato diversi spunti statistici, tutti praticamente negativi guardandola dal fronte dell’Inter. Andando a braccio: Edoardo Reja lasciò la Lazio battendo l’Inter e torna battendo l’Inter; Miroslav Klose torna a punire i nerazzurri nell’ultimo spicchio di gara, ancora una volta al minuto 81 di una partita non bellissima come quella del 2012; e ancora una volta l’Inter inaugura l’anno nuovo con una sconfitta, quasi una maledizione del post-Capodanno, un cenone ancora non digerito non in fondo. E visto l’andamento della partita, forse i residui delle feste si sono fatti sentire eccome. Ma se c’è da recriminare su qualcosa, non è tanto sulla disposizione tattica della squadra, perché in fin dei conti il lavoro dell’allenatore su quel piano è stato più che sufficiente. Forse non c’erano da aspettarsi vere scintille da una gara così, il copione era perlomeno prevedibile. Anche se l’atteggiamento troppo prudente e stantio mostrato dai nerazzurri ha consentito alla Lazio di prendere fiducia cammin facendo. E il buon inizio ripresa è stato forse illusorio, perché alla fine anche lì è mancato il colpo finale che invece è arrivato dal micidiale tedesco. Il problema emerso maggiormente, specie in alcuni elementi, è stato un problema mentale, di approccio alla gara errato da parte della maggior parte degli interpreti in campo.
IL MARTELLO E LA TELA – Tanti devono recitare il mea culpa, a questo giro: è mancato il fosforo di un irriconoscibile Ricardo Alvarez, sono mancati i rifornimenti a Rodrigo Palacio al quale del derby è rimasto soltanto il ricordo, per tornare triste e solitario lì in avanti, con Diego Milito che nei 15 minuti concessi dal tecnico gli ha forse servito il pallone più interessante dell’intero incontro. A pagare pesantemente dazio, però, è stato Andrea Ranocchia: partita senza infamia e senza lode, la sua, tra qualche intervento di testa e qualche imprecisione, fino a quel famigerato numero 81, quando Klose rispolvera un movimento da attaccante vero fulminandolo con quella girata volante pesante come una martellata sui denti. Una foto ad alta risoluzione per il malcapitato difensore umbro, colpevole di una dormita pagata a carissimo prezzo. Come poteva pagare salate certe sue disattenzioni anche il brasiliano Juan Jesus, che però, almeno, ha sempre provveduto a mettere una pezza con alcune chiusure importanti, soprattutto su Candreva. Che guarda caso, non appena era fuori dai suoi radar ha potuto servire l’assist vincente a Klose. Tra gaffes e grandi interventi, Juan ha recitato il ruolo della novella Penelope, ma perlomeno ha salvato il salvabile.
PRINCIPE, PENSACI TU. O NO? – Il suo riscaldamento prima, e il suo ingresso in campo poi, sono stati accolti da un’autentica ovazione: il ritorno di Diego Milito ha rappresentato indubbiamente l’unica buona notizia di questa serata un po’ contorta. Poco meno di venti minuti per il Principe, sufficienti comunque, come detto, a servire l’unico pallone interessante del match a Rodrigo Palacio. Su Diego Milito Mazzarri ha fatto capire più volte di fare affidamento, perché con lui a pieno regime sicuramente non avrebbe lasciato così tante volte da solo a sacrificarsi il buon Trenza, perché è un elemento dalla classe innata e via così. Però, con tutto il bene che si può volere al caro Diego, effettivamente caricarlo di tante responsabilità dopo il rientro potrebbe risultare controproducente, perché l’età è quella che è e anche la condizione fisica non è quella dei giorni migliori, e quindi non è certo che il rendimento possa essere quello auspicato. Per aiutare Palacio, e di riflesso lo stesso Milito, serve anche una crescita complessiva del resto del reparto offensivo, e in modo particolare di Mauro Icardi che i mezzi per non essere un investimento non solo futuro ma anche presente ce li ha eccome, e magari completare il tutto con l’innesto richiesto dal tecnico per l’attacco. Va bene il Principe, ma anche i suoi scudieri devono essere all’altezza.
IL MERCATO (NON) LOGORA – La sostanza delle cose comunque è innegabile: sesto posto, dietro anche all’Hellas, con il terzo posto distante otto punti. Situazione che rispecchia fedelmente l’espressione dei valori in campo? Stando a ieri forse sì, magari facendo un po’ l’excursus della stagione sin qui forse prevalgono più i rammarichi per quei punti persi per strada, frutto forse di disattenzioni gravi che di potenziali handicap rispetto alle avversarie. Ma la realtà al momento è questa e va affrontata per quella che è. Magari cercando di approfittare al meglio di questa finestra di mercato nella quale cercare di dare al tecnico quei giocatori… Va beh, il resto della musica è facile che la sappiate. Mazzarri dice che non ci vorrebbe, che pesa anche sulla mente dei giocatori, però è innegabile che da questo mese passerà molto del destino e dei desideri dell’Inter. Destino da cambiare se si vuole ambire a qualcosa di importante, pur con tutti i limiti imposti dalla politica di autofinanziamento; perché ad oggi, per demeriti nerazzurri e meriti delle altre che stanno prendendo il largo, le porte della Champions League appaiono chiuse…