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Chiamatelo leader: Mauro Icardi si veste da uomo-Champions

di Andrea Pontone

Onorare la maglia, prendersi carico della squadra ed indossare i panni da leader per guidare i propri compagni. Nella prova di Mauro Icardi contro il Psv Eindhoven c'è tutto questo: due gol in due partite per il capitano interista, emblema di una squadra - quella nerazzurra - sino ad ora a punteggio pieno nella ribalta luccicante della Champions League, così tanto sudata nella scorsa stagione e adesso finalmente onorata. Due vittorie scaturite anche e soprattutto grazie ai gol dell'argentino, con la nota positiva che la sua prova - se approfondita nello specifico - lascia intendere un netto passo in avanti rispetto alla prestazione contro il Tottenham.

RABBIA E ORGOGLIO - Con gli Spurs 84' di corsa, grinta e voglia di spaccare il mondo: ma pochi spunti. Poi il gol della settimana, cha ha dato la svolta al match e indirizzato la gara nel verso giusto. Al Philips Stadion, invece, in mezzo al campo la potenza si è manifestata in atto. Lo spirito è sempre quello: guidare l'Inter verso il successo. Anche in terra olandese il classe '93 ci è riuscito, ma stavolta aiutando di più i compagni e contribuendo maggiormente alle sortite offensive della squadra di Luciano Spalletti, fra trame di gioco disegnate ad hoc per mandare in cortocircuito la difesa avversaria e continui tentativi verso la porta difesa da Jeroen Zoet. Battendosi come un dannato e riversando sul terreno di gioco la grinta di quel leone che ha perfino tatuato sul petto.

I NUMERI - Ben 9 le occasioni da rete create dal centravanti della Beneamata, con quattro tiri indirizzati verso lo specchio avversario. Uno dei quali ha visto il pallone stellato terminare in rete, siglando il gol del definitivo 2-1 con un'azione caparbia e catalizzata con la più lucida calma olimpica. Decisivo il leader nerazzurro anche in fase difensiva: soprattutto nel finale, momento in cui sono sopraggiunte una spazzata ed un'intercettazione del pallone (dati Whoscored). Molta mobilità, versatilità e spirito di sacrificio, un'intesa con Radja Nainggolan da migliorare ma tante buone premesse. Nell'argentino c'è la voglia di rendersi protagonista, di andare incontro alla palla per accarezzarla e smistarla verso il compagno più propenso alla giocata offensiva, di finalizzare il gioco non più soltanto con le conclusioni, ma anche attraverso l'arma del penultimo tocco.

QUESTIONE DI TESTA - Restano ancora alcuni dettagli da limare in fase di non possesso, quando l'ex Samp tende a lasciare scoperta qualche linea di passaggio di troppo, ma il carattere e la personalità ci sono eccome. E questa è la cosa che conta. Icardi ha cambiato il proprio modo di approcciarsi alla realtà nerazzurra: con il Biscione fuori dall'Europa che conta, sei forte in quanto attaccante se segni una carrellata di gol. Giocando ora su tre fronti (ed il terzo non è l'Europa League, vistosamente snobbata negli ultimi anni) la propria forza la dimostri se timbri il cartellino nelle gare che contano. Diego Milito, per intenderci, nella stagione del Triplete in campionato segnò 22 reti, in Champions una ogni due partite. E al momento il numero nove dei meneghini non sta disonorando i suoi predecessori.

Insomma: se ogni squadra ha un leader che con il suo atteggiamento, la sua padronanza del corpo ed i suoi movimenti guida i compagni indicando loro la retta via, vuol dire che questo condottiero, l'Inter, ce l'ha senz'ombra di dubbio. E finalmente può gridarlo all'Europa intera.

VIDEO - NINJA-ICARDI, TRAMONTANA NON STA PIÙ... NELLA POSTAZIONE!


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