Chivu: "All'Inter troppe etichette, la realtà del campo è diversa. La nostra sin qui è una grande stagione"
Alla vigilia della trasferta di Marassi, campo dove l'Inter non riesce da un po' a fare bottino pieno contro i rossoblu, Cristian Chivu si presenta nella sala conferenze di Appiano Gentile per presentare la gara di domani sera contro il Genoa di Daniele De Rossi. FcInterNews.it riporta le parole del tecnico romeno.
De Rossi ha detto che contro l'Inter serve la partita perfetta, che gara dovrà fare l'Inter?
"Perfetta anche dal nostro punto di vista. Da quello che sarà l'atteggiamento, il nostro approccio contro una squadra che sta benem ha ritrovato entusiasmo e punti con il nuovo allenatore. A Genova per l'Inter non è mai stata semplice, servirà fare una gara con tutto quello che si ha".
Come avete vissuto il post-Liverpool?
"Con la stessa serenità che ha contraddistinto il cammino da inizio stagione. Poi la realtà del campo è diversa da ciò che viene raccontato. Siamo consapevoli di dover mettere in campo il meglio che si ha in quel giorno, aggiungendo qualcosina dal punto di vista dell'attenzione, della responsabilità, della passione e del divertimento. Nonostante quello che si diceva, dal mio punto di vista stiamo facendo una grande stagione. Con alti e bassi, vogliamo togliere quei bassi ma siamo fiduciosi perché stiamo lavorando tanto e in campo si vede, per le prestazioni e non solo per i risultati".
Cosa portate a livello di comunicazione e tattico voi tecnici nuovi come lei e De Rossi?
"A livello di comunicazione dovete dirlo voi, noi possiamo avere l'umiltà di dover imparare da quelli più bravi di noi, perché è sempre così; loro hanno esperienza, hanno più partite e sanno gestire meglio determinate cose. Abbiamo cercato di rubare qualcosa da ognuno di loro, in Italia come all'estero".
Come vive la sfida con il suo ex compagno De Rossi?
"Ho vissuto quattro anni meravigliosi con lui a Roma, era più giovane di me però si è integrato subito nella realtà. Era capitano anche senza fascia essendoci ancora Totti, ma si è subito messo a disposizione. Di lui ho sempre ammirato l'intelligenza emotiva, calcistica, fuori dal comune anche dal punto di vista umano. Posso parlare bene di lui perché mi fa piacere; è vero e leale, onesto, lo stimo molto".
Come ha lavorato sui ragazzi per ricaricarli dopo le sconfitte?
"Dobbiamo continuare a fare le stesse cose con fiducia e determinazione, migliorando negli errori fatti. Ma non dobbiamo perdere la consapevolezza che stiamo facendo una grande stagione. Sono 21 partite sotto la mia gestione, escludendo il Mondiale per Club, dove abbiamo sbagliato due tempi ma non le partite. Questa cosa mi dà fiducia. Questo gruppo sa stare, vuol essere dominante e continuare ad avvicinarci ai nostri obiettivi. La realtà del campo è diversa da quello che qualcuno vuole raccontare".
Cosa chiede alla squadra per fare l'ultimo step verso una mentalità davvero vincente?
"Chiedo tante cose, poi è la loro percezione e voglia ad essere più importante di quello che voglio o quello che si dice. Siamo partiti sotto la lente d'ingrandimento, ci dicevano che eravamo falliti o finiti ma siamo ancora lì, con la determinazione di un gruppo che non dico si sta costruendo perché c'è sempre stato ma ha sempre messo la faccia dal punto di vista della prestazione, dell'orgoglio e della personalità. Sono cose importanti, non era scontato visto quello che si diceva in estate. Abbiamo margine di miglioramento ma non abbiamo mai voluto perdere l'identità, la fame del gruppo; la voglia di essere dominanti in Serie A e in Europa. Siamo sulla strada giusta e possiamo ancora migliorare e questa è la cosa importante".
Si è dato una spiegazione per le mancate rimonte?
"Ci sono gli episodi di una partita. Abbiamo sbagliato due tempi, con l'Udinese e col Napoli. Per il resto abbiamo vinto e perso ma abbiamo sempre provato a essere dominanti, propositivi, mettendo in mostra i nostri principi senza speculare. Questa è la cosa più importante di questa squadra. Poi magari qualcuno mi dirà che speculare vuol dire portare a casa qualcosa, ma io non voglio perdere la nostra identità; mi prendo quello che siamo. Imparando dai nostri errori".
Col Como è stata una partita dispendiosa, ripetere due gare di questo livello è possibile visto che nella ripresa col Liverpool si sono viste le fatiche della gara prima?
"Dal punto di vista dell'impegno e dell'intensità col Liverpool abbiamo aggiunto qualcosa rispetto al Como. Poi l'avversario è diverso, ha qualcosa di più rispetto al Como dal punto di vista individuale; ma sono felice di quello che abbiamo portato in campo perché non abbiamo abbassato il livello. Poi in Champions League è diverso, con tutto il rispetto per il Como che è una realtà sana, loro non sono il Liverpool e non hanno speso 150 milioni per un giocatore o 120 per un altro. Ma dal punto di vista del gioco non siamo stati inferiori al Liverpool e abbiamo aggiunto qualcosina. Poi col Como riesci a vincere e col Liverpool no, ma mi tengo quanto di buono abbiamo fatto in queste due gare. Andiamo avanti così".
Senti pressioni eccessive su quello che vuoi portare e ciò ti dà ulteriori stimoli?
"Non ho sassolini da togliermi ma dobbiamo parlare della realtà. Poi se vogliamo parlare del perché non si vince uno scontro diretto, come della percezione estiva su di noi. Sono qui da 20 anni, le aspettative per questa squadre sono diverse dalla realtà; le pressioni sono alte, si deve vincere sempre ed è giusto che sia così. Ma io guardo quello che stiamo facendo ultimamente, non valuto solo una vittoria o una sconfitta per il processo di crescita. Non mi piacciono le etichette e all'Inter se ne mettono troppe secondo me".
Come stanno i giocatori?
"Acerbi non è disponibile, come Darmian, Dumfries, Palacios e Di Gennaro; Calhanoglu non ha ripreso ad allenarsi".