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Come Jovetic cambia l'Inter: aspetti positivi e negativi del gioco di Jojo

di Marco Lo Prato

Stevan Jovetic ha conquistato l’Inter al novantatreesimo minuto della prima partita ufficiale in nerazzurro. Contro l’Atalanta, alla prima partita della stagione, entra al posto di Icardi dopo quindici giri d’orologio e neanche il tempo di prendere le misure a San Siro che riceve palla da Miranda, guarda l’angolino ed è con le braccia al cielo per festeggiare il gol della vittoria. L’inserimento graduale pensato da Mancini per Jojo è già da ritenersi una pratica archiviata perché - con Icardi ai box - il montenegrino monopolizza l’attacco nerazzurro e ne aumenta i giri del motore, portando altri tre punti contro il Carpi grazie ad una doppietta d’opportunista, con un tap-in e un calcio di rigore trasformato. L’Inter arriva alla prima sosta e sfrutta al meglio le incertezze delle rivali per l’Europa. L’Inter è solida difensivamente perché può permettersi una mediana granitica, visto che a sbloccare la manovra ci pensa l’ex Manchester City. Alla lunga questo non potrà bastare, ma per le prime cinque partite un’invenzione di Jojo ogni 90’ - a parte il match da subentrante contro il Verona - regala tre punti. Questo ci dà modo di analizzare positivamente il gioco del montenegrino, un accentratore di gioco che sa adattarsi a diverse situazioni e rendersi prolifico nonostante sia il go-to-guy della squadra e quindi l’uomo su cui c’è la massima attenzione da parte delle difese avversarie.

SENZA JOJO - I problemi paventati da molti nelle prime cinque partite sono parzialmente venuti a galla quando Jovetic si è infortunato, nel prepartita del match contro la Fiorentina. Sfortuna ha voluto che proprio contro i Viola l’Inter tracollasse, aprendo una serie di dibattiti e processi infiniti. Ma l’assenza del numero 10 non ha nulla a che vedere con le falle difensive mostrate in quella partita, anche se l’assenza della sua incisività in attacco si è fatta sentire. A livello numerico, nessuno dribbla come lui in squadra, visto che Kondogbia - l’unico che nelle prime partite è riuscito a smarcarsi palla al piede meglio del montenegrino, con 2.5 dribbling effettuati contro gli 1.8 del compagno - nelle ultime partite è andato calando, fino alla panchina contro la Juventus. E questa farraginosità della manovra è dovuta anche al fatto che la squadra non gira con dei movimenti ben definiti: spesso Felipe Melo - l’uomo da cui partiva l’azione - si è trovato solo a dover gestire il pallone, con Guarin e Kondogbia che scappano troppo presto verso la trequarti, Perisic e Icardi che puntano entrambi la profondità senza il contro - movimento a dettare il passaggio e i terzini che spingono con scarsa costanza (Santon è stato spesso rimbrottato da Mancini per la sua assenza nella fase offensiva). Tutto questo poteva essere rivitalizzato dalla scossa adrenalinica di una serpentina di Jojo, ma senza di lui ci si è dovuti rassegnare ad un gol su calcio da fermo e ad una magia di Icardi, per il primo sigillo di Perisic in Italia. 

CON GLI ALTRI -  Jovetic è tornato e contro la Juventus ha giocato la sua miglior partita in nerazzurro. Ha guadagnato otto falli e fatto ammonire tre giocatori avversari. E’ semplicemente devastante quando punta l’uomo e lo salta, anche perché non si sa mai come potrebbe colpire. E’ il giocatore interista che tira di più, da ogni posizione. Ora pare che Mancini stia solo aspettando che uno tra Biabiany e Ljajic batta  un colpo per variare sul 4-2-3-1, dove l’Inter avrebbe a disposizione tutto l’arsenale offensivo, con Perisic che tornerebbe nella sua posizione preferita, ovvero l’esterno di sinistra, senza però l’obbligo di dover fare tutta la fascia come contro la Juventus, quando la squadra era molto bassa e si aprivano delle falle per Cuadrado che il 44 doveva provare a rattoppare. In questo momento infatti i nerazzurri dipendono dalle sue prestazioni, ma non si può essere totalmente devoti ad un giocatore se in squadra si hanno le potenzialità per diventare uno dei migliori attacchi del campionato. Per la propensione del montenegrino ad offendere il modulo si potrebbe trasformare in una sorta di 4-2-4 molto elastico, proprio grazie alla tendenza del nostro di muoversi a piacimento in verticale. Se Jovetic è integro, per l’Inter è un fattore decisivo. Ma al di là dei moduli, come direbbe Mancini, è l’atteggiamento a fare la differenza: se Jojo e Icardi sapranno ‘’accettarsi’’ a vicenda, dividersi lo spazio e i palloni giocabili, ecco che allora l’Inter - oltre ad avere una delle migliori difese del campionato - potrà incominciare ad ingranare le marce alte anche nell’altra metà campo, dove per ora si è dimostrata solo il tredicesimo attacco della Serie A. 


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