Correa: "Io all'Inter, Veron mi ha detto che ho fatto la scelta giusta. Inzaghi? Con lui sono me stesso"
"Da piccolo non so se ero il più bravo a giocare a calcio, ma sicuramente era quello a cui piaceva di più". Comincia così l'intervista di Joaquin Correa, protagonista del format di Inter TV 'Careers', dove i giocatori nerazzurri rivivono il loro percorso calcistico.
Da dove nasce il soprannome Tucu?
"E' il mio soprannome sin da piccolo, mi piace. Chiamano così tutti quelli che partono da Tucuman e vanno a Buenos Aires, ci sono abituato".
In che ruolo giocavi da bambino?
"Sempre trequartista, ho iniziato lì. Poi cambi, vai di qua e di là, ma è sempre stato quello il mio ruolo".
Condividere il campo con Veron.
"E' stato un giorno bellissimo perché era la mia seconda partita all'Estudiantes, l'ultima di Sebastian nel suo stadio. E' stata una festa bellissima, a due minuti dalla fine sono entrato io, la foto di quel momento la tengo a casa. Per me è stato più di un grande giocatore, mi ha insegnato tanto in campo e fuori. E' stato importantissimo, quando sono venuto all'Inter mi ha fatto i complimenti dicendomi che avevo scelto bene. Ero felicissimo, l'ho ringraziato per quello che ha fatto per me".
La prima esperienza in Italia.
"E' stato un anno bellissimo alla Samp, ho imparato tantissimo. Ho avuto qualche infortunio, qualche cambiamento nelle modalità di allenamento. Ma ho ricordi belli, compagni come Eto'o che mi hanno aiutato tanto".
Eri già pronto?
"Non sai quando sei pronto, io volevo venire a tutti i costi in Europa e poi, piano piano, sono cresciuto e diventato sempre più giocatore. Per me ogni passo è stato importante".
Giocare con Eto'o cosa vuol dire?
"E' bellissimo, è stato un giocatore pazzesco anche a fine carriera. Mi dava tanti consigli".
Il gol che sbagliasti a porta vuota contro l'Inter: hai fatto apposta?
"No, no... Fu una giornata bruttissima, ero da solo a Genova. Queste sono le cose che ti fanno imparare, poi sono cose che capitano nel calcio".
La foto di Siviglia-Real.
"La mia prima partita contro il Madrid, è stato bello perché facevamo un bel calcio. Abbiamo lottato per la Liga fino all'ultimo mese".
Come è cambiato il tuo calcio in Spagna?
"Magari giocavo in un'altra posizione, più da esterno: mi trovavo bene anche lì. In Spagna il calcio è diverso, meno tattico rispetto all'Italia".
Di quello che fai in campo, quanto è istinto e quanto preparazione?
"Tanta preparazione, devi mettere tutto quello che hai. Un giocatore diventa tale quando inizia, quando gioca in strada".
La Supercoppa vinta con la Lazio di Inzaghi
"Vincemmo in Arabia, è stata una giornata bellissima. Avevamo vinto la Coppa Italia e lottavamo per lo scudetto prima del lockdown, sono ricordi bellissimi. Battemmo la Juve con personalità".
Il consiglio che ti dà Inzaghi e la cosa che lo fa arrabbiare di più.
"Mi lascia fare il mio calcio, ma mi dice di stare sul pezzo in fase difensiva. Mi dici di puntare i difensori, fare quello che so fare: mi lascia essere me stesso".
Vivere a Roma come è stato?
"Mi hanno trattato benissimo, sono stati tre anni che porterò sempre nel cuore. La gente mi ha fatto sentire a casa".
La vittoria della Copa America.
"E' stato bellissimo, una grandissima cosa perché l'Argentina non vinceva da tanto tempo. Poi vincere in Brasile è stato ancora più bello, siamo stati un gruppo di giocatori forte che ha lottato per un intero Paese. Per noi è stata una delle gioie più grandi, è stato troppo importante".
Giocare con Lautaro cosa vuol dire?
"Abbiamo un bellissimo rapporto, l'importante è stare bene insieme: giocare anche con l'Argentina ci aiuterà. Tutti e due vogliamo vincere, andrà tutto bene".
La prima visita ad Appiano Gentile e la foto con Zanetti.
"Ero un ragazzino emozionato quando sono venuto, poi con tanti sforzi, dopo qualche anno, sono arrivato per restarci. Ora sono un uomo con un'esperienza nel calcio, ma questa foto mi fa tenere i piedi per terra perché all'epoca sognavo. Ora che sono qua davvero e lo apprezzo ancora di più".
Hai chiuso un cerchio?
"No, io penso che si possono scrivere tante cose. E' stato un punto di partenza, un sogno, è bello guardarsi indietro ma sempre pensando al futuro".