Cuchu: "Duncan il futuro. Facchetti, Madrid, le falsità, gli arbitri, Ricky..."
Fonte: Inter.it
Il regalo di Natale di Inter Channel a tutti i tifosi nerazzurri è una lunga chiacchierata con Esteban Cambiasso, ospite dalle ore 21 di "Prima Serata", in onda sul canale 232. "Non mi considero tale, magari i nostri amici di Inter Channel vorrebbero qualcosa di più...", replica il Cuchu con un sorriso all'idea di essere considerato un regalo, prima di rispondere alle domande che Roberto Scarpini riporta con fedeltà. La prima riguarda la stretta attualità e il cammino fatto dalla squadra nei primi mesi della stagione. "Non mi sorprende vedere l'Inter al secondo posto, sicuramente mi fa stare tranquillo. Mi aspettavo una situazione così per il fatto di avere fiducia in quello che si stava creando. Non sai mai come può andare, ma è una situazione che senza vedere il percorso - ad esempio la vittoria contro la Juventus -, ha magari ingannato in qualche momento, ma la realtà è che siamo in lotta per tutte e tre le competizioni e dobbiamo vincere sabato per trascorrere un Natale in tranquillità".
Si continua partendo da lontano, da quando qualcuno parò al Cuchu dell'interessamento dell'Inter, dopo aver lasciato il Real Madrid: "Ho pensato si trattasse di una delle sfide più affascinanti che possono capitare a un calciatore. Arrivare in una squadra che non vinceva e cercare di farlo era uno stimolo fortissimo. La prima volta alla Pinetina era tutto nuovo, ho cercato soprattutto di capire tutto in modo veloce, l'ambientamento per un giocatore nuovo si sente anche dalle primissime cose, ho cercato subito di infarinarmi per essere pronto. Al Meazza ci ero stato con il Real Madrid, giocai contro il Milan, ma giocarci con i propri tifosi è sicuramente diverso".
Il racconto di Esteban Cambiasso durante la "Prima Serata" di Inter Channel prosegue parlando di campo e di un possibile calo di concentrazione alla base di alcune sconfitte dell'Inter contro le piccole: "Non credo sia questione di concentrazione, piuttosto di propensione tattica della squadra - spiega il Cuchu - ma ci sarebbe da analizzare partita per partita. È stato un po' un nostro limite, sicuramente c'è da migliorare, ma non parlerei di cali di concentrazione perchè altrimenti dovremmo parlare anche di altri non legati al campionato, mentre l'attenzione c'è sempre stata anche in Coppa Italia o nei preliminari di Europa League".
Una clip sulla prima gara ufficiale con l'Inter, riporta alla memoria di Cambiasso il match tra Basilea e Inter (11 agosto 2004): "Una partita che contava tanto, sappiamo tutti che cosa voglia dire un preliminare di Champions per l'andamento di una stagione, e giocare subito partite così è tosto"
Dall'Inter alla Juventus: Ciro chiede al Cuchu una propria chiave di lettura sui motivi che hanno permesso ai bianconeri tornata a vincere: "Non dimenticherei che la Juventus l'anno scorso non era per nessuno la squadra che avrebbe vinto il campionato. Da ottobre fino a dicembre, si parlava del Milan. Pian piano i bianconeri hanno creduto nel proprio lavoro, si sono trovati anche con delle situazioni favorevoli che li hanno permesso di vincere. Un vantaggio il non giocare le Coppe e allenarsi un'intera settimana per una sola partita? Hanno lavorato bene, quanti giorni, di più o di meno, non credo sia così determinante. Credo fossero in una fase più di formazione di squadra e giocare una volta alla settimana per loro è stato buono. Per una squadra come l'Inter, invece, dico che la nostra è una squadra abituata a quei ritmi: noi siamo più abituati a giocare che ad allenarci, magari per noi non sarebbe un beneficio".
Alzare la Champions League al cielo indossando la maglia numero 3 di Giacinto Facchetti è un momento che nessuno può dimenticare e che, in un'immagine, viene evocato durante la "Prima Serata" con Esteban Cambiasso: "È stata una serata molto speciale, non amo parlare del passato perchè provo emozione - spiega il Cuchu -. Con Giacinto abbiamo avuto un grande rapporto e ho un rapporto tuttora con la sua famiglia, persone che sono più che perbene e in questo mondo trovare persone così non accade tutti i giorni. Arrabbiato per alcune cose che sono state scritte? Viviamo in una società nella quale una bugia detta molte volte passa come una verità, se uno non ha la convinzione di fermarle si rischia che passi nella società come una verità e, pur sapendo che il peso delle mie parole non è uguale a quello di altre persone, mi sembrava doveroso farlo".
Capire sempre prima degli altri dove andrà il pallone è una delle più importanti capacità di Cambiasso, che lui stesso prova a spiegare da dove arrivi: "Credo che il vedere quello che può accadere mi ha permesso di giocare in più ruoli. È un dono, magari allenato dal vedere tante partite, dal fare attenzione ai movimenti di compagni e avversari, si hanno più probabilità di azzeccare la giusta situazione".
Un Cuchu 19enne insieme a un bimbo di nome Ricky Alvarez, questa l'immagine che viene mostrata a Cambiasso: "Lui ha iniziato nella squadretta del quartiere dove ho iniziato io e dove tornavo ogni tanto. Ai tempi di questa foto, io ero nell'Independiente e lui era uno di quei bambini che iniziava a giocare nelle giovanili sognando di fare il calciatore. Se mi sono sentito vecchio? No perchè li ero io il giovane per giocare a quei livelli".
Sull'ipotesi di cambiare ruolo e diventare difensore centrale, posizione che in realtà l'argentino già occupa: "Mi piace, l'avevo fatto quando ero piccolo, ho iniziato come centrale sinistro di una difesa a quattro poi probabilmente per un discorso di uscire palla al piede mi hanno detto che rischiavo troppo e così è iniziata la mia posizione di centrocampista. In una squadra servirebbero tre Cambiasso? Ma no, tanta gente si è già stancata con uno solo...".
A chi gli chiede se il suo erede possa essere Duncan, il Cuchu risponde che "Alfred è sicuramente un grande progetto di giocatore che purtroppo penso sia stato penalizzato dal discorso della lista Uefa, perchè magari avrebbe potuto giocare qualche partita in più. Mi piace, al di là del ruolo, io cerco sempre di aiutare i ragazzi perchè quando uno ha vissuto certe cose non le può dimenticare e quello che noi abbiamo vissuto con altri lo trasmettiamo a loro. Penso che i grandi campioni hanno sempre la capacità di aiutare poi c'è chi lo fa con una parola, chi con i fatti, questo dipende dalla personalità di ognuno, ma io ho sempre trovato dei campioni che mi hanno aiutato".
Il centrocampista nerazzurro parla poi degli arbitri: "Penso sia un mestiere difficile. Devono decidere tante volte in fretta cose che possono cambiare una partita, a volte una stagione e questo è delicato. Poi è normale che quando ti capita un momento in particolare nel quale ti va tutto, ma proprio tutto contro, te la prendi anche con loro. Io di solito ho un buon rapporto, cerco di capirli, ma quando avverto la sensazione che non ci sia un regolamemento, ma proprio uno sbaglio voluto allora credo che in quel momento dovrebbe essere responsabilità non dell'arbitro non farlo, ma del giocatore stesso cercare ad esempio di evitare una seconda ammonizione. Nel momento nel quale un cartellino giallo come quello di Lichtsteiner durante Juventus-Inter non c'è, allora lì si rovescia tutto il regolamento. Una giocata può essere vista o non vista, ma quando si cambia il regolamento ci si arrabbia un po' di più".
Due immagini, una accanto all'altra, vengono poi mostrate al Cuchu sullo schermo: quella di Paracio, come è stato soprannominato il Palacio con i guantoni e quella del fratello di Cambiasso, Nicolas, che il portiere lo fa di professione: "Non ho sentito mio fratello dopo la partita contro l'Hellas Verona, ma se dovessi sentirlo mi dirà sicuramente che Rodrigo non ha fatto nessun errore e questo è già tanto. Credo lo faccia un po' meglio mio fratello, ma solo perchè è il suo mestiere, ma se Palacio si allenasse tra i pali...(ndr, sorride). Nicolas è più grande di me, ha avuto un percorso strano come portiere perchè è un ruolo molto difficile dove se non giochi, non giochi. Per fortuna quattro anni, quando quasi voleva smettere, è andato a giocare nella squadra del nostro quartiere di serie C e si è ritrovato a essere il capitano di quella squadra, ma in serie A. Lui ha conquistato questa promozione due anni fa, il 23 maggio 2010. Immaginate che mese è potuto essere quello li per la mia famiglia...".
Momenti difficili e perdita di fiducia, Cambiasso spiega poi se anche lui ne ha avuti e come li ha affrontati: "Sicuramente ci sono stati e ci sono tuttora, non solo nella carriera, ma anche in una singola partita. Per risolverli, credo che nel momento in cui senti più fatica bisogna fare le cose più facili, cioè aggrapparsi alle sicurezze che si hanno e avere la sensazione di aver preso le misure".
Se domani dovesse finire il mondo, Estaban Cambiasso sarebbe il giocatore argentino che, nella storia, ha vinto più di tutti: "Non è proprio un traguardo che mi compensa il fatto di non vivere più, ma sicuramente è una soddisfazione, poi è sicuro che Lionel (ndr, Messi) li passerà tutti, ma essere superato da lui è un motivo d'orgoglio".
Si pensa al domani, ma non solo e si va anche oltre, ipotizzando un futuro da allenatore per il centrocampista nerazzurro: "Non lo so, non so nemmeno quali siano le qualità che servono in realtà perchè quando si pensa a quel mestiere si pensa a qualcuno che ne sappia di tattica, ma in realtà, l'allenatore, è anche una persona che deve convivere e gestire 25 teste diverse, io questo non lo sottovaluto. Un allenatore lo è tutti i giorni e devi avere a che fare con queste".
"Sto recuperando, lavorando con lo staff medico per stare bene", chiarisce Cambiasso a proposito delle proprie condizioni fisiche dopo Lazio-Inter prima di ritornare a parlare di Ricky Alvarez: "Sono convinto possa diventare un grande giocatore, ma penso che lui e gli altri ragazzi siano arrivati all'Inter in un anno, quello passato, che è stato molto difficile per tutti, a partire da noi che eravamo qui da anni e non siamo riusciti neanche a dare loro una mano nei momenti di difficoltà. Purtroppo non abbiamo potuto agevolare il loro arrivo. Quest'anno, per Ricky, è iniziato con l'intervento al ginocchio, ma non mi preoccupo se lui sbaglia la giocata, mi stupirei se non la prova perché è un giocatore che vuole sempre la palla e per me un tipo così ha sempre grandi meriti".
Si torna ancora all'esperienza vissuta al Real Madrid, squadra che non ha valutato bene le qualità di Esteban Cambiasso: "A questo punto li ringrazio, mi ha fatto prendere la decisione più bella della mia vita, parlando di calcio. Non sono uno che rimane con il male dentro, a pensarci. Il destino esiste, loro non i volevamo così tanto, è arrivata l'Inter che invece mi voleva fin da subito, per fortuna i nostri destini si sono incrociati e siamo qui".
Scaramanzia targata Cambiasso, un piccolo saltino prima di entrate in campo, anzi no, "in realtà sono tre, ma non parliamone". Parliamo invece di quello di cui in tanti parlano, dell'arrivo all'Inter di un vice-Milito: "Posso dire che non esiste perché uno come Diego non esiste. Possiamo pensare che serva un altro attaccante, ma pensare a un vice-Milito è già un'utopia". Lo è anche parlare di un altro triplete? "Prometterlo è facile, l'hanno fatto in tanti, farlo di meno", risponde sicuro Cambiasso.
Le immagini della rete siglata dal Cuchu sull'1-1 in Inter-Chelsea (Champions League, 24 febbraio 2010) porta a raccontare che significato abbia per lui il gol: "Il punto massimo di una partita, quello che sognano tutti quanti. A chi non piace farne? Un conto è che uno abbia il pensiero fisso, ma fare gol piace a tutti, a me come a tutti i miei compagni. Nelle immagini non si vede, perchè le telecamere restano sul marcatore, ma io gioisco anche quando segnano i miei compagni. Se esiste il gol alla Cambiasso? Si, sicuramente è più brutto di questo....Probabilmente esiste, direi che è sulle respinte, ma voi continuate a far vedere quello contro il Chelsea nelle clip che è più bello...(ndr, sorride)".
Infine, Cambiasso conclude pensando al prossimo avversario, ultimo del 2012, dell'Inter al "Meazza": "Il Genoa scenderà in campo per non perdere? Io non me la prendo mai con l'attegiamento calcistico delle altre squadre, se uno non è capace di vincere è un problema di ognuno, se noi non vinciamo non dobbiamo prendercela con nessuno. Chi deve avere la bravura di vincere deve essere l'Inter. L'anno scorso abbiamo detto che non avremmo potuto sbagliare un'altra stagione e i risultati ad oggi dicono che la squadra, e quando parlo di squadra parlo di tutti non solo di 25 giocatori, hanno le idee chiare e credo si stia vivendo una ripartenza. Auguro un buon Natale a tutti gli interisti, che sicuramente riceveranno tanti regali...alcuni speriamo di essere proprio noi a darglieli".