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Cuper: "Sono un perdente delle finali. Non ho le capacità di Mourinho, lui è uno che vince tutto"

di Mattia Zangari

L'etichetta di 'eterno secondo', Hector Cuper, non se la toglierà mai di dosso, nemmeno dopo il ritiro dalla scene calcistiche. Il suo curriculum lunghissimo di finali perse parla chiaro, a tal punto che l'hombre vertical ha ammesso candidamente di essere un perdente di lusso: "Alla fine hanno detto che sono un perdente e io ho risposto che hanno ragione - ha spiegato ai microfoni de La Nacion -. Sì, sono un perdente di finali! Potrei dire che all'inesperto Valencia in Champions League toccò sfidare il Bayern in finale; poi il Real Madrid, quello che ha vinto più Coppe. E quando allenavo il Maiorca abbiamo giocato contro la Lazio di Vieri e Nedved (Coppa delle Coppe 1998-'99, ndr). Sì, sì, ma alla fine sono un perdente. E cos'altro posso dire? Potrà piacere o no, ma Mourinho ha una capacità impressionante: vince tutto. E io non ho questa capacità. Una cosa è raggiungere la finale, un'altra è vincerla".

Un'impresa, comunque, Cuper l'ha già compiuta portando l'Egitto ai Mondiali. D'altronde per lui non esiste la parola impossibile: "Di impossibile non c'è niente - ha dichiarato l'ex tecnico interista -. Sfidare l'Argentina in finale? Se arrivo a un'altra finale, vado al cinema. No, no, forse la Federazione mi direbbe "vieni, vieni". Allora, di impossibile non c'è niente. Se devo giocare con l'Argentina, sono convinto di poterla battere. E farò tutto il possibile per batterla. Perché è impossibile convincere, se non si è convinti".

 


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