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D'Ambrosio, il capitano silenzioso: il terzino spicca per personalità

di Redazione FcInterNews.it

Lo scorso 20 maggio all'Olimpico l'Inter e i suoi tifosi vissero una delle serate più intense ed esaltanti degli ultimi, tribolati anni. Il 3-2 in rimonta alla Lazio, in una sorta di finale con un solo risultato a disposizione, è valso il ritorno in Champions League dopo 6 anni di attesa, al termine di una partita intensa, piena di ribaltoni e decisa da Matias Vecino a una decina di minuti dal fischio finale. Un colpo di testa entrato ormai nella letteratura nerazzurra e rinfrescato otto giorni fa contro il Tottenham. Ma lo scorso 20 maggio il suo contributo alla vittoria sui biancocelesti lo diede anche Danilo D'Ambrosio, segnando il momentaneo 1-1 e dimostrando che l'Inter, contro quella Lazio, la via del gol poteva trovarla. Una rete di carattere, da terra e in acrobazia che però, tra le emozioni di quella serata, in molti hanno sottovalutato.

Ieri sera, contro la Fiorentina, il classe '88 ha segnato una rete da 3 punti in una partita complicata. Gli era successo di questi tempi un anno fa contro il Genoa, a pochi minuti dalla fine. E nel complesso, in 145 presenze nerazzurre, sono 11 i gol con altrettanti assist. Non male per un terzino che non ha mai nascosto, con grande modestia, di non essere un top nel ruolo ma che negli anni, con ferrea volontà, ha mostrato come si possa migliorare fino a diventare un punto di riferimento per la propria squadra. Walter Mazzarri, Roberto Mancini, Stefano Pioli e Luciano Spalletti hanno puntato ciecamente su di lui. Solo Frank de Boer gli ha preferito Davide Santon. Ma l'olandese, in così poco tempo, non ha avuto modo di comprendere appieno il materiale a propria disposizione. E con l'ex granata non si è creato il giusto feeling. Non può essere una coincidenza se tanti tecnici di medio-alto profilo, al di là dei limiti tecnici attribuitigli dall'esterno, abbiano dato al terzino una maglia da titolare nell'Inter.

D'Ambrosio è cresciuto come calciatore dal punto di vista tecnico, ma è tatticamente che diventa un elemento fondamentale. In grado di giocare sia a destra sia a sinistra (la scorsa stagione, con l'esplosione di Joao Cancelo, Spalletti pur di non privarsene lo ha cambiato di fascia), ha la capacità di muoversi anche da centrale in una difesa a due o, meglio ancora, a tre. Un modulo possibile solo con lui in campo, nonostante la disponibilità in rosa di tre centrali di primissimo livello. La sua duttilità è preziosa anche a gara in corso, soprattutto per un tecnico come Spalletti che ama variare assetto per costringere l'avversario ad adeguarsi e perdere i propri riferimenti.

Ma la qualità più importante dell'ex giocatore del Torino è la personalità, la stessa che lo porta a dire, senza giri di parole, che la squadra ha mollato una volta perso l'obiettivo o che lo spinge a correre da Keita Baldé, in mezzo al campo dopo il fischio finale di ieri sera e con gli occhi lucidi dopo un rimbrotto da parte del suo allenatore. D'Ambrosio non ha perso un attimo per andare ad abbracciare il compagno di squadra e tranquillizzarlo in un momento emotivamente difficile. Un gesto da uomo spogliatoio, etichetta che il classe '88 di Caivano si è guadagnato nei 5 anni di militanza nerazzurra. Ma anche un gesto da capitano. Perché, anche se non ufficialmente, DD indossa una sorta di fascia ideale perché incarna, nei gesti, la figura del capitano. Ha esperienza, conosce l'ambiente Inter, non va mai sopra le righe (anche fuori dal campo) e forza di volontà e personalità non gli mancano di certo. Inoltre, ha sempre messo la faccia anche nei momenti difficili, suoi e/o della squadra. Oggi quella fascia è saldamente sul braccio di Mauro Icardi, ma non è necessario indossarla per comportarsi da leader, da punto di riferimento nello spogliatoio. D'Ambrosio, negli anni, ha dimostrato di esserlo. E se sa essere anche determinante sul rettangolo di gioco, tanto meglio.

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