Da Facchetti a Scirea, il ricordo è anche questione di numeri (di maglia)
Oggi, come già ricordato, è il terzo anniversario della scomparsa di Giacinto Facchetti, l'indimenticabile "Cipe". Una triste ricorrenza, per gli interisti di tutto il mondo, che hanno perso per via di un male incurabile il loro capitano storico, la bandiera della Grande Inter. Ieri, invece, sono passati 20 anni dalla morte tragica di un altro grandissimo del nostro calcio, il mai troppo compianto Gaetano Scirea, scomparso in un incidente stradale in Polonia. un grande campione che con la maglia della Juventus e della Nazionale ha vinto tutto quello che c'era da vincere, ma soprattutto un grandissimo esempio di sportività in campo e fuori. Triste coincidenza, quella che accomuna le tifoserie bianconera e nerazzurra, quella di aver pianto la dipartita di due simboli della loro squadra nei primi giorni di settembre, anche se a 17 anni di distanza.
In questi giorni, però, è successa una cosa che perlomeno ci fa riflettere. La Juventus, nell'ultimo giorno di campionato, ha ingaggiato Fabio Grosso, terzino sinistro ex Inter, proveniente dal Lione. Al quale la società bianconera, su approvazione di Mariella Scirea, vedova di Gaetano, ha appena consegnato la maglia numero 6, ovvero la maglia che in passato fu quella per antonomasia proprio di Scirea. Il giocatore, ovviamente, ha espresso tutto il suo orgoglio nell'avere questo numero così importante, però a noi sorge spontanea una domanda: perché la Juve non ha mai ritirato quel numero? Perché non ha mai fatto quel gesto altamente simbolico, che vale più di ogni qualsivoglia dimostrazione di ricordo e di affetto, quello di dire "questa maglia è sua e non sarà mai più di nessun altro?". Lo stesso Bearzot, come si evince dall'intervista apparsa sulla "Gazzetta dello Sport" di ieri, propose qualche anno fa di ritirare la numero sei. A domanda specifica sull'argomento, l'ex ct della Nazionale risponde così: "Allora qualcuno non la prese bene. E riparlarne dopo vent'anni mi sembra ridicolo".
No, caro Bearzot, con tutto l'enorme rispetto che nutriamo per lei, questa questione non ci sembra ridicola, tutt'altro: perché altre società questo gesto lo hanno fatto, e subito. Lo fece l'Inter quando morì Facchetti, anzi in quell'occasione fu Nicolas Burdisso, all'epoca detentore della maglia numero 3, a dire subito: "Questa è la maglia di Facchetti, io non la voglio più". Ma anche altre società nel corso degli anni hanno ritirato i numeri di maglia di alcuni giocatori simbolo, siano essi deceduti (il Genoa ha tolto il 6 di Gianluca Signorini, l'Atalanta il 14 di Federico Pisani, il Bologna il 27 che fu di Niccolò Galli, e altri esempi si potrebbero fare ancora) o ancora vivi (il 6 di Baresi e il 3 di Maldini non apparterranno più ad alcun giocatore del Milan, così come il 10 di Maradona al Napoli o di Baggio nel Brescia). Non è nostra intenzione rimproverare alla Juventus una mancanza di classe, di rispetto o altro: la Juve ha dedicato una curva del proprio stadio a Scirea, scelta giustissima e degna di ogni merito. Pensiamo però che il gesto del ritiro della maglia sarebbe forse ancora più degno di lode perché il più legittimo per stampare a memoria eterna il nome di un giocatore nella storia di un club. Per cui, caro Grosso, noi ti conosciamo e ti stimiamo, però, fossimo stati in te, quel numero 6 lo avremmo lasciato stare...